Piscine private: un sogno per pochi, e per tutti

Pubblicato: Giovedì, 10 Maggio 2018 - redazione attualità

piscina sospesaFRASCATI (attualità) - In Italia sarebbero almeno 360mila. Un desiderio che può diventare realtà

ilmamilio.it

Lo sguardo fisso sui tetti di Roma e i piedi ammollo nell'acqua limpida: un sogno? No, se ci si può permettere una piscina a sbalzo, ovvero una struttura destinata ai piani alti di palazzi e attici con trasparenze strategiche che mostrino il vuoto sottostante. Un lusso particolare e unico nel suo genere, la possibilità di farsi una nuotata dal quinto piano osservando il mondo lì in basso, un sogno che si fa realtà per pochi, ma forse non così sparuti.

Il nuovo lusso delle piscine a sbalzo

Sul mercato capitolino pare infatti che le piscine a sbalzo si stiano imponendo come una sorta di must, parola di costruttori romani. Fuori dalla portata di molte tasche, certo, ma chi può permettersi il sogno non resiste alla tentazione di possedere un piccolo paradiso personale a metri e metri da terra, lavorato con maestria e ricercatezza, altamente personalizzabile e con materiali di prima fascia. E per chi non vive ancora ai piani alti, ecco un video di una piscina sospesa collocata su un attico romano per continuare a sognare.

Questo delle piscine a sbalzo non è divenuto un trend grazie a un gruppo di sceicchi stabilitosi da poco in città, bensì risente di un andamento a trazione nazionale. Secondo un'indagine condotta da Assopiscine, infatti, solo le piscine private in Italia sarebbero 360.000, molte di cui in Lazio, Toscana e Lombardia. Nella fattispecie quest'ultima regione è al 17% del totale degli investimenti in strutture acquatiche private dell'ultimo anno e di tutta la penisola.

Contesto pubblico

Numeri che fotografano un contesto florido per questo mercato, contrapposto a quello decisamente più sterile delle strutture pubbliche. Queste, talvolta, si presentano datate, mastodontiche ma non adeguatemente sfruttate, palesano la difficoltà delle amministrazioni nel prendersi cura e dare fasto a impianti che spesso si rivelano elefantiaci al cospetto dell'effettivo peso di mezzi e risorse. I costruttori italiani di piscine hanno fornito questo dato: 10.000 piscine private costruite nel 2016. Da parte sua il settore pubblico nemmeno si avvicina a queste stime, fatta eccezione per il Veneto che ha raddoppiato le sue strutture (8500 abitanti ogni piscina pubblica!) guadagnando di fatto il titolo di regione dei nuotatori, magari con la complicità anche dei grandi successi di Federica Pellegrini, non a caso nata e cresciuta in provincia di Venezia.

Tornando alle piscine private, non parliamo solo di strutture da sogno per attici, e proprietari, opulenti ma anche di nuove tecnologie e sostenibilità ambientale. Le piscine senza cloro sono decisamente una grande new entry in questo senso, le acque di queste strutture non sono trattate con sostanze chimiche dannose per l'uomo e l'ambiente, piaceranno molto ai più piccoli ai quali non bruceranno più gli occhi. Restando sul filone della sostenibilità, fa molti progressi anche l'iniziativa “piscina autosufficiente” di Assopiscine, una sorta di piscina del futuro che non solo non spreca ma si fa risorsa idrica.

Vuoto normativo

A questo punto pare che il mercato delle piscine private, e del numero di fortunati possessori, sia destinato ad espandersi. I fattori ci sono tutti: nuove tecnologie, finanziamenti, un pubblico avvezzo alle attività acquatiche, professionalità dei costruttori e sostenibilità ambientale. C'è però un neo, o per meglio dire un buco normativo che minaccia la crescita del settore. Grazie alla pubblicazione in lingua italiana delle norme tecniche  UNI EN 16713, che regolamentano gli impianti di trattamento dell'acqua, il quadro normativo ha fatto passi avanti.  Questo però è carente dal punto di vista degli standard da rispettare per il lavoro dei costruttori; latitano ancora precise indicazioni sulle capacità e i requisiti tecnici di cui dovrebbe fregiarsi il profilo di un professionista di piscine private, oltre alla possibilità di offrire a questi stessi costruttori una formazione adeguata per stare al passo con l'aggiornamento delle tecniche e del lavoro.