VICENDE - Umberto Bindi, l'artista da riscoprire. La musica e la carriera. Quando abitò a Rocca di Papa

Pubblicato: Giovedì, 23 Maggio 2024 - Flavia Santangeli

ROCCA DI PAPA (attualità) - È stato uno dei maggiori compositori della sua generazione tra gli esponenti della scuola genovese

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Il 23 maggio 2002 concludeva la sua vicenda umana Umberto Bindi, un grande artista che visse anche a Rocca di Papa, in via delle Barozze. È stato uno dei maggiori compositori della sua generazione tra gli esponenti della scuola genovese, ovvero il gruppo di cantanti italiani che hanno riformato con le loro canzoni la musica del Belpaese.

Bindi nacque a Bogliasco (Genova), il 12 maggio 1932. Nel 1959 uscì il suo primo singolo, uno dei tanti che l’artista ha pubblicato nel corso degli anni, compresi alcuni inediti usciti postumi. Di lui ricordiamo “Il mio mondo”, “Arrivederci”, “Il nostro concerto”, “Letti” e “Io che amo solo te.

Aveva portato in tutto il mondo la voce malinconica e vibrante della canzone d’autore genovese, interpretato le parole e la musica che riempivano le atmosfere degli anni Sessanta, quando a Genova si incontravano la poesia e le note di Luigi Tenco, Fabrizio De André, Gino Paoli e Bruno Lauzi. Purtroppo non gode della fama che merita e ai più rimane un perfetto sconosciuto, a causa della sua omosessualità.

Bindi fu sempre oggetto di discriminazione, che gli portò non pochi ostacoli nel mondo della musica. E il Festival di Sanremo del 1961 dimostrò quanto all’epoca l’Italia fosse bigotta. Nel 1961, il ventinovenne Bindi si presentò a Sanremo indossando una pelliccia di foca, foderata di visone, con diversi gioielli addosso, tra cui un anello che portava al dito mignolo.

Durante la sua esibizione, le telecamere erano pressoché ipnotizzate da questo anello, che per buona parte della sua apparizione venne sempre ripreso e trasmesso in mondovisione. Nei giorni successivi, l’attenzione era tutta per quel gioiello.

Ai giornali e ai critici non interessava sapere chi fosse, ma solo appurare se fosse gay e discutere di come si fosse presentato sul palco dell’Ariston. La sua canzone, classificatasi poi all’undicesimo posto, passò in secondo piano. Dopo quella edizione Bindi fu bandito da Sanremo, almeno fino al 1996, quando tornò assieme al gruppo i New Trolls, classificandosi al ventesimo posto.

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L’abbinamento con i New Trolls non si rivelò una mossa vincente e il disco già in lavorazione, con la casa discografica Fonopoli di Renato Zero, rimase incompiuto.

Gli anni Novanta volarono via, sommerso di debiti e con problemi di salute sempre più gravi, Bindi morì dimenticato da tutti presso l'ospedale Spallanzani di Roma, dove era ricoverato da quattro giorni per l’aggravarsi delle sue condizioni cardiache.

La camera ardente venne allestita nella sala della Protomoteca del Palazzo Senatorio al Campidoglio, mentre i funerali furono celebrati il 27 maggio nella basilica di Santa Maria in Montesanto, nota come la Chiesa degli artisti in piazza del Popolo. 

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Nel 2005 a Umberto Bindi è stato intitolato uno dei concorsi italiani più prestigiosi dedicati alla canzone d’autore, che si tiene ogni anno a Santa Margherita Ligure.

Oggi ricordiamo un grande artista che si autodefiniva “il cantautore-cicala che odiava le parole e amava la musica”, nonché la sua grazia ed estrema qualità nell’arrangiamento dei pezzi e i suoi modi unici nell’interpretare le canzoni. Umberto Bindi era un’anima fragile, umile e sensibile; il timbro della sua voce era caldo, delicato e penetrante.

A distanza di oltre vent’anni dalla sua scomparsa, le sue melodie necessitano di una riscoperta, soprattutto da parte dei giovani cantautori e non, affinché il suo modo di comporre, di cantare, di orchestrare, possa essere di insegnamento e ispirazione.

Il giorno della sua scomparsa Eugenio Montale, forse il più grande poeta italiano del Novecento, anch'egli genovese, scrisse: “Forse l'estate ha finito di vivere. Si sono fatte rare anche le cicale”.

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