STORIE & METALLO - 90 anni fa la "Direttissima" tra Firenze e Bologna che fu vanto d'Italia

Pubblicato: Domenica, 19 Maggio 2024 - di Marco Caroni

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ROMA (storie & metallo) - Con i suoi 97 chilometri soppiantò la vecchia "Porrettana": per inaugurarla a Bologna era presente anche re Vittorio Emanuele III. Costò la vita di 99 operai. A circa metà tracciato la "Grande galleria dell'Appennino" che ha tragicamente legato le sue sorti agli attentati dinamitardi ferroviari del 1974 e 1984

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Mentre l'Italia tutta si preparava, con grande fermento ed attesa, all'avvio della seconda edizione del Campionato del Mondo di Calcio che si sarebbe aperto appena un mese dopo e che avrebbe incoronato - giocato in 8 città, tra cui anche Trieste col piccolo stadio Littorio - l'Italia di Pozzo e Meazza, il 22 aprile 1934 veniva inaugurata, aprendosi al traffico merci e passeggeri, la "Direttissima" Firenze-Bologna.

C'era re Vittorio Emanuele III, quel giorno a Bologna per tagliare il nastro dell'attesissimo collegamento veloce con Firenze; così come, esattamente 70 anni prima, era stato suo nonno Vittorio Emanuele II ad inauguare la "linea madre" della Direttissima, la celeberrima "Porrettana" che, già nel 1864, aveva consentito alla ferrovia di scavalcare la muraglia appenninica rappresentando una tappa miliare nella storia delle ferrovie italiane.accademia calcio frascati centro estivo

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 E come nel 1864 la "Porrettana" aveva rappresentato un balzo immenso nell'unire l'Italia (dimostrandosi, quasi completamente a singolo binario, presto insufficiente alle esigenze del traffico ferroviario), così la "Direttissima" aveva definitivamente gettato le basi non solo per consentire un più rapido e capiente collegamento tra i due capoluoghi di regione ma aveva svelato al mondo la grande capacità ingegneristica italiana.

Un'opera la cui realizzazione, dai primi studi di fattibilità alla legge che aveva messo a disposizione i 150 milioni di lire necessari (costi che sarebbero poi quasi decuplicati), aveva richiesto quasi 30 anni.

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30 anni tra progettazione e lavori ma anche, purtroppo, 99 operai morti caduti nel corso delle non facili attività realizzative. Morti, che Bologna ricorda in una fontana monumentale nel piazzale della stazione, caduti quando non v'erano sostanzialmente leggi per la sicurezza sul lavoro. Ma tanti furono anche gli operai ammalati (ed alcuni morti) di silicosi, la malattia provocata dall'inalazione di silice, avvenuta in particolare durante le operazioni di scavo e trivellazione delle montagne per la realizzazione dei tunnel.

Ben 31 i tunnel, a costituire il 37% della lunghezza complessiva dei 97 chilometri del collegamento (34 in meno della Porrettana) completamente elettrificato, compreso quello della "Grande galleria dell'Appennino". Sorella maggiore della "Galleria dell'Appennino", realizzata nel percorso della Porrettana e a binario unico, la "Grande galleria" a doppio binario fu opera di grande ingegno e tutt'ora resta tra le 20 gallerie ferroviarie più lunghe del mondo con i suoi 18,507 chilometri, ad appena 328 metri sul livello del mare e dunque senza necessità di lunghe ed impegnative rampe per raggiungere i valici.

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La "Grande Galleria dell'Appennino" si apriva (a canna unica) a sud nel comune di Vernio, oggi in provincia di Prato; pochi chilometri dopo attraversava il confine tra Toscana ed Emilia Romagna ed aveva l'imbocco nord nel comune di San Benedetto Val di Sambro.

I due imbocchi avrebbero poi, con tragica cadenza delle ricorrenze decennali, legato i propri nomi ad altrettrante stragi: il 4 agosto 1974 nella strage del treno Italicus, nei pressi di San Benedetto Val di Sambro, nella quale trovarono la morte 12 persone. La matrice dell'attentato venne attribuita a fazioni neofasciste: una drammatica distonia con i due enormi fasci littori che campeggiavano (vedi foto qui sotto) ai fianchi dell'ingresso del tunnel.

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 L'altra strage, il 23 dicembre del 1984, si consumò invece sul versante opposto, nei pressi di Vernio. La "strage di Natale" costò la vita a 16 persone provocando oltre 260 feriti. L'attentato che squassò il diretto 904 Napoli-Milano verso a nord, fu attribuito a Cosa nostra.

Di notevole rilevanza, non distante da Bologna, anche la galleria di Monte Adone di circa 7 chilometri e mezzo.

 Il 22 aprile 2024 la "Direttissima" (passata nel 2001 a Rete ferroviaria italiana) ha celebrato i primi 90 anni di vita: nei suoi suggestivi tunnel e sui suoi ardimentosi viadotti hanno transitato milioni di passeggeri e milioni di tonnellate di merci. Il primato di percorrenza tra i due capoluoghi è caduto solo nel 2009 quando è stata aperta la linea ferroviaria alta velocità.

La "Direttissima" resta però collegamento moderno e vitale sia per i transiti regionali ed interregionali sia come alternativa di soccorso nel caso di indisponibilità dell'alta velocità.

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LA MEDAGLIA - Pur di dimensioni purtroppo contenute, la medaglia bronzea che celebra l'apertura della "Direttissima" è di rara bellezza e grande efficacia.

Al dritto il conio rappresenta un minatore con martello pneumatico intento a scavare uno dei tunnel della linea ferroviaria. Opus Bruno Boari, la medaglia ha dimensioni 39 millimetri per 37 grammi. A colpire, come molte altre medaglie del periodo, è lo spessore del conio.

 

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 Bello anche il rovescio sul quale campeggia la ruota ferroviaria alata (che fu simbolo delle Ferrovie dello Stato italiana anche nel dopoguerra), tra fasci e dominante gli stemmi delle due città Bologna e Firenze. In esergo "Direttissima Bologna-Firenze" su un campo molto pulito e lineare.

La medaglia, particolarmente bella ed evocatica, è stata coniata anche in argento, con dimensioni e peso similari.

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