"Il mio contributo alla società": la giornata mondiale della Sindrome di Down

Pubblicato: Mercoledì, 21 Marzo 2018 - Valeria Quintiliani

ITALIA (attualità) - L'Associazione Italiana Persone Down sarà in diverse piazze romane per sensibilizzare, informare e una raccolta fondi destinata alle attività volte all'autonomia.

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 E’ vivace, ha gli occhi chiari, i capelli biondi e un cromosoma alterato. L’ho conosciuta sul piazzale di una scuola mentre parlava al cellulare. Con quelle manine piccole teneva stretto il telefono all’orecchio, mentre spiegava l’orario e il luogo dell’appuntamento. Solo dopo osservando lo schermo spento ho capito che quel cellulare era senza Sim. Una sognatrice, testarda. Oggi è la giornata mondiale della Sindrome di Down ed è difficile non pensare all’entusiasmo e all’energia di quella 13enne che oggi a distanza di due anni usa lo smartphone come i suoi coetanei e vuole diventare una ballerina, una cantante, una pittrice, un’artista.

petra febbraio 2018
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Elena, Valerio, Ambra, Claudio e Francesco sono solo alcuni dei tanti, tantissimi ragazzi che oggi studiano e imparano una professione per trovare un’occupazione. Quest’anno il tema della WDSD è “Il mio contributo alla società”, scelto per dimostrare quanto le persone con sindrome di Down possono essere una risorsa importante.

 

 

 

 

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Per l’occasione l’Associazione Italiana Persone Down sarà in diverse piazze romane per sensibilizzare ed informare i cittadini offrendo, in cambio di una donazione di 5 euro, una confezione di Girasoli in lattina per sottolineare come suggerisce lo slogan “Con i girasoli giriamo soli” l’importanza delle attività volte all’autonomia delle persone con sindrome di Down.

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Non tutti sono simpatici, non tutti sono sempre allegri, non tutti hanno quelle guance tonde e morbide che vien voglia di riempirle di baci, ma è questo che li rende vicini e uguali al resto del mondo ed è questo che rende naturale l’idea che possano dare sempre e comunque il proprio contributo.

Con quella bimbetta che organizzava feste con un cellulare spento ho trascorso cinque giorni all’esterno, il terzo era senza giacchetto, l’aveva lasciato chissà dove. Nelle 48 ore successive non si è mai lamentata per il freddo e non certo perché spesso gli amici la coprivano con le loro felpe, ma perché sapeva di essersi distratta troppo. Tutta colpa dell’impennata di emozioni generata dal fatto che per la prima volta era sola con gli amici, lontano da casa. Ciascuno può dare il proprio contributo: lei mi ha insegnato che l’autonomia è ciò a cui aspirano tutti.