VICENDE - Padre Alvarez e padre Basilisco: un legame inscindibile con Frascati

Pubblicato: Sabato, 02 Marzo 2024 - redazione attualità

romani basilico ilmamilioFRASCATI (vicende) - La seconda parte alla riscoperta delle figure che hanno lasciato un profondo segno nella vittà tuscolana

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 di Valentino Marcon

     Come si è accennato nel precedente articolo, Alvarez sul giornale della Gioventù Cattolica - ‘Credere’ – riportava brevi riflessioni spirituali, ma inseriva anche alcuni episodi che avevano incrociato la sua biografia. Scriverà infatti di avere avuto una “grazia speciale: di essere stato compagno di martiri nelle diverse tappe della mia carriera sacerdotale”. Quali erano questi ‘martiri’? Anzitutto, “alcuni dei condiscepoli delle elementari divenuti membri della gloriosa Gioventù Messicana di Azione Cattolica”, ed ancora: “più della metà dei colleghi negli anni della teologia onorarono la loro Congregazione e la Patria, morendo in Barbastro” (Spagna), mentre furono uccisi “altri colleghi del liceo di Aguas Santas a Jerez de los Caballeros. Quando scoppiò il movimento liberatore della Spagna…furono fatti prigionieri nel loro stesso Collegio”, poi, ingannati da un falso lasciapassare per Madrid, “in 14 furono fatti salire su un treno ma alla prima stazione (a Fernan Caballero) furono fucilati. Era il 27 luglio del 1936” (cf. ‘La stazione del martirio’ in, Credere, n. 30 del 22 novembre 1942).

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Ma Alvarez riceveva anche qualche rara corrispondenza dal Fronte russo in cui un suo confratello tedesco, soldato semplice, “celebrava la messa con un altare portatile in un cantuccio della capanna”. Ritornerà ancora il ricordo sui martiri di Spagna, quando rammentava gli anni di Teologia a Cervera: “il 27 luglio del 1936, 40 suoi compagni furono imprigionati presso il collegio degli scolopi, requisito come carcere, e giustiziati, e giorni dopo sepolti a Barbastro”. La stessa sorte subiranno alcuni Superiori e Direttori. Alvarez si era salvato solo perché i suoi superiori, nel 1935, lo avevano trasferito in Italia.

   A Frascati, negli anni dell’occupazione germanica, si sentirà edificato dal comportamento religioso di alcuni soldati tedeschi. “Sono pochi relativamente i soldati tedeschi cattolici, - scriveva - e quei pochi però sono l’edificazione dei fedeli. Un tenente col suo Messalino seguiva ogni domenica la santa Messa nella nostra Cappella”. E tra loro, “ho trovato un giovane di Azione Cattolica, che ha cercato subito l’Associazione della parrocchia. E’ stato ricevuto con cameratesca fraterna accoglienza. Partecipa volentieri alle nostre funzioni e si diverte pure con i nostri bravi giovani”. Un altro “associato, musicista, si offre spontaneamente ad accompagnare all’armonium i cantici nelle funzioni religiose”. Così narra anche, che a Ciampino, nella parrocchia retta [già dal 1933], dai claretiani un altro soldato germanico incontrò un prete tedesco “che lo accolse benignamente”. Infine, “alle funzioni pomeridiane del triduo per la consacrazione di Frascati al Cuore immacolato di Maria, assiste un gruppetto di soldati tedeschi, ammirati dai fedeli per la loro reverenza e devozione. Mentre un altro giovane che serviva la messa a mons. Pacelli [ora Pio XII] nunzio apostolico a Berlino, auspicava di poter rivedere il papa in Vaticano”.

    La collaborazione di Alvarez a ‘Credere’ termina col luglio del 1943. Infatti, ci sarà il bombardamento su Roma il 19 luglio, il 25 la caduta del governo fascista, infine il bombardamento su Frascati, l’8 settembre, mentre il 12 settembre, la liberazione del duce dal Gran Sasso – ricordava ancora p. Alvarez – portava i tedeschi ad essere più arroganti perché cantavano la liberazione di Mussolini e intimorivano chiunque non festeggiasse un tale evento! Nel febbraio del ’44 Alvarez riferiva al Vescovo sul numero di bambini sotto i dieci anni, presenti nei ricoveri, elencandone 12 nel ricovero ‘Frascatani’, 55 in quello di Ferri, 89 nelle Grotte Spinetta e dintorni; in quello della Stazione, 90(?). I bombardamenti si succedettero più volte nei mesi successivi, e il 3 maggio 1944 - mentre Alvarez si trovava a Roma - caddero alcune bombe anche sul collegio Divin Salvatore, e lo stesso avvenne il 25. L’ultimo bombardamento fu il 2 giugno con la distruzione di uno dei fabbricati del Collegio Divin Salvatore (la ‘casa vecchia’). Il 3 giugno, i primi americani scendevano da Tuscolo preceduti dalle famigerate truppe marocchine. Dopo il 1944 e fino al 1950, di Alvarez non si sono trovate particolari informazioni riguardo la sua permanenza a Frascati, ma certamente, in questi anni, mentre si riparavano i danni nell’Istituto, insegnava teologia e filosofia ai seminaristi claretiani.

    Nel 1951, poco prima di lasciare Frascati e tornare in Messico - un Paese ormai avviato a una vasta urbanizzazione dalla presidenza di Miguel Valdes - Alvarez verrà ricevuto in Comune e la Giunta Aldobrandini gli donerà una medaglia con l’effige della ‘Madonna del dito’ con una dedica e la data del bombardamento. Questa particolare medaglia era in memoria dell’amputazione della falange del dito indice, subita nell’opera di soccorso. Il 13 ottobre del 1951 partiva quindi da Ciampino per il Messico. Dall’aereo osservava Frascati e notava: “da quassù: l’hanno bombardata e semi-distrutta”… Ancora dieci anni dopo gli restava  questa dolorosa visione. Tornato nella sua patria, Alvarez fu docente di filosofia nel Collegio di Santa Cruz; ebbe quindi la cattedra di filosofia e matematica nell’Università nazionale, pubblicando alcune importanti opere, tra cui i Principii di Euclide (con la traduzione dal greco dei teoremi), la Filosofia della matematica in S. Tommaso, ma anche opere minori, come Un giglio nel fango (su Maria Goretti)…

    Il 2 settembre del 1952, dalla Acienda ‘Santa Cruz’ in Messico, scriverà al vescovo ausiliare, mons. Budelacci: “(…) l’imminente ricorrenza dell’8 Settembre, data tragica per cotesta cara città e memorabile per la mia vita, mi offre l’occasione per rinnovare a tutta la popolazione di Frascati i miei sensi di profondo sentimento e l’assicurazione delle mie preghiere in suffragio di tante vittime disgraziate (…)”. Comunicava poi che da ‘L’Osservatore Romano’ era venuto a conoscenza della inaugurazione della nuova sede dell’Accademia Tuscolana, mentre già nel mese precedente aveva spedito al vescovo “un esemplare della tesi di laurea…” e, il 20 dicembre, inviando gli auguri di Natale, affermava di aver “gradito le gentili espressioni rivoltemi in occasione del mio libro sulla Filosofia della Matematica in San Tommaso. Era mio dovere di mandare una copia a chi si era degnato di darmi il primo imprimatur”. (Il libro purtroppo non è stato ritrovato nell’Archivio storico diocesano). 

    Una sua pur breve visita a Frascati avverrà nel 1954 in occasione dell’ordinazione sacerdotale di don Eugenio Salnitro. Divenuto superiore provinciale in patria, Alvarez partecipò a Roma nel 1961 al Capitolo generale del suo Ordine, passando anche velocemente per Frascati il 16 giugno, e donando una copia del suo libro - (Josè Alvarez Laso, ‘Cristo entre escombres. Mis Recuerdos de guerra, Editorial Jus, Mexico, 1960) - con una dedica autografa, a don Leonello Razza (“Al carissimo amico Mons. Lionello Razza, affettuosamente, Città del Messico, 16 giugno 1961”).

    Da tempo debilitato nel fisico, Alvarez nel 1963 dovrà rinunciare alle sue attività di responsabilità, dedicandosi solo all’insegnamento e alle confessioni in una povera abitazione della sua Provincia. Il primo agosto del 1965, pur sentendosi molto male, volle celebrare la Messa nella Colonia Hidalgo a Città del Messico, ma subito dopo dovette essere operato d’urgenza a causa di un’appendicite acuta che degenerò in peritonite. Non si riprese, ed anzi, in un momento di particolare agitazione, si strappò i punti di sutura e la flebo, e non sopravvisse all’immediato intervento successivo, morendo il 9 di agosto. E’ sepolto a Città del Messico.

    L’altro confratello claretiano, anch’egli infaticabile soccorritore delle vittime della guerra, padre Bruno Basilisco, si trovò un giorno anche a dover provvedere in certi casi alle provviste per i rifugiati nel Collegio, tanto da dover ‘ripulire’ più o meno furtivamente, alcuni vagoni ferroviari che, ancora pieni di provviste, erano bloccati sotto la ‘galleria’ della stazione di Frascati. Erano biscotti ‘Lombardi’, ormai invasi dai vermi ma - come narrerà Basilisco – ‘spazzati’ via quelli, il resto era…mangiabile. Altre provviste del resto non c’erano e lo spaccio cittadino, ‘La Provvida’, era già stato saccheggiato come altri negozi e forni. (Poi quei biscotti furono al centro di una rivendicazione della Ditta produttrice che parlava di ‘requisizione’, ma evidentemente non poteva essere stato il solo Basilisco o pochi altri a…requisirli!). Dopo l’occupazione del Collegio da parte dei tedeschi, alunni e superiori erano stati trasferiti provvisoriamente a Roma o nei vari ‘ricoveri’ (camaldolesi, Villa Sora…) ritornando in sede poco a poco dopo lo sbarco di Anzio delle truppe del generale Truscott, e mentre il 2 giugno i tedeschi facevano saltare in aria il ponte di Ariccia, i ‘residui’ delle forze di Kesserling - scriveva Basilisco -, sfilarono dalla porta posteriore del collegio ponendosi in salvo!

Dopo le vicende belliche, Basilisco fu trasferito con diverse mansioni in varie parti d’Italia, ma tornava spesso a Frascati offrendo la sua importante testimonianza. Friulano, nato a Monfalcone (Gorizia) nel 1912, fu ordinato sacerdote il 16 luglio del 1939 ad Albano, e nominato vice parroco a S. Maria delle Mole (Marino) dal 1940 al 1943, ma era residente a Frascati nell’Istituto dei Claretiani già dal 1928, restandovi - a parte il tempo dedicato all’espletamento di vari incarichi - fino al 1945. Poi andò a Rocca di Fondi e successivamente a Colonna, Trieste, ecc… Nel 1972 fu trasferito a Roma alla basilica del S. Cuore Immacolato di Maria a piazza S. Euclide, retta dai Missionari claretiani.

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Il collegio Divin Salvatore anni ‘40

    Dopo aver celebrato a Trieste il suo 50° di sacerdozio, passò per Frascati dove, il 6 luglio del 1989, a nome del Comune, il sindaco Giovanni Romani gli consegnò una medaglia d’oro ricordo. Basilisco morì a Trieste nel 1994 e le sue spoglie furono successivamente traslate a Frascati in una tomba sulla cui lapide si fa memoria anche di padre Alvarez al quale è stata dedicata una via nei pressi del cimitero. Ma qui occorre rientrare nella ulteriore vicenda del ‘diario’ di Alvarez. In un volume di un ex partigiano, pubblicato una trentina d’anni fa (e su cui torneremo), si leggeva che il ‘trasferimento di Alvarez fosse stato provocato da un libro che aveva cominciato a scrivere, intitolato ‘Tra le macerie di Frascati’, mai pubblicato (sic!) dove denunciava tutti i delitti commessi dai nazisti a partire da Villa Torlonia di Frascati a Villa Dusmet di Grottaferrata. Successivamente, dopo il suo trasferimento, questo libro venne ripreso dal sacerdote Basilicò (sic!) con il titolo ‘’Frascati’, ma questi nascose con abilità i crimini dei nazisti nel Lazio e offuscò lo spiccato antifascismo di don Alvarez che spesso aveva creato attrito con il vescovo Budelacci che aveva collaborato con i nazisti a Frascati”! Insomma dalla storia vera si passa alla… leggenda nera. (continua)

 Foto in alto: il sindaco Romani riceve padre Basilisco (1989)

 

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