Coordinamento Natura & Territorio e l’Alleanza per i laghi e le foreste dei Castelli Romani: 'Nessuna buona notizia per i laghi del territorio'

Pubblicato: Giovedì, 22 Febbraio 2024 - redazione attualità
CASTELLI ROMANI (attualità) -  I volontari del Coordinamento, che ormai da 40 anni tengono sotto monitoraggio i laghi e le zone umide dei Castelli Romani, hanno purtroppo ben altri dati e analisi della situazione.
 
ilmamilio.it - nota stampa
 
Il Coordinamento Natura & Territorio e l’Alleanza per i laghi e le foreste dei Castelli Romani (più di 45 associazioni) vogliono comunicare i dati aggiornati sull’abbassamento continuo dei laghi dei Castelli Romani. Infatti la situazione non sta migliorando, come invece si legge su alcuni media che comunicano informazioni non corrette o confuse su questo tema.
 
Il 16 marzo ad Albano laziale si terra un seminario tecnico di aggiornamento sull’abbassamento dei laghi, presso la sede dell’associazione Arco di Diana in via Perlatura n.3 dalle ore 17.30 alle 20.00.
 
 
I volontari del Coordinamento, che ormai da 40 anni tengono sotto monitoraggio i laghi e le zone umide dei Castelli Romani, hanno purtroppo ben altri dati e analisi della situazione.
 
In un solo anno il volume del Lago Albano è diminuito di 3,44 milioni di mc d’acqua, con un abbassamento di ben 60 cm, contro una media di 28 cm l’anno negli ultimi 4 anni. Un record negativo mai raggiunto fino ad ora. Il motivo è che, al sovra-sfruttamento delle falde idriche dei Castelli Romani dovuto ai consumi dell’intera popolazione e del consumo del suolo, si è ormai aggiunto l’effetto dei cambiamenti climatici. Tale effetto era già stato previsto dal coordinamento e annunciato durante un seminario nel 2019. Anche le zone umide, come quella della Doganella, sono sempre di più in deficit idrico mettendo in pericolo la riproduzione della popolazione degli anfibi presenti nel Parco Naturale dei Castelli Romani.
 
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Da un punto di vista bioecologico i laghi e le zone umide stanno avviandosi a un collasso dovuto in parte all’inquinamento ancora presente, ma soprattutto all’abbassamento del livello dell’acqua che fa scomparire letteralmente la flora ripariale, così importante per l’ossigenazione delle acque e la riproduzione della fauna ittica. Sempre più infatti sono visibili le infiorescenze rilasciate dalle cianoficee che si riproducono a dismisura a causa di questo degrado ecologico dei laghi. Come in tutti i laghi sottoposti ad una lunga storia di eutrofizzazione, si sono osservati i seguenti fenomeni: imponenti fioriture di Planktothrix; anossia degli strati di fondo; limitata trasparenza delle acque; rilascio di nutrienti dai sedimenti; morie episodiche di pesci; presenza di cattivi odori nelle zone di minore circolazione delle acque. Quello che desta preoccupazione è che la loro crescita esponenziale rappresenta un disturbo per l’ambiente acquatico e per gli altri organismi che popolano il corpo d’acqua: densità elevate provocano la formazione di schiume e fioriture (blooms algali). Inoltre molte specie di cianobatteri producono, come metaboliti secondari, alcune cianotossine che rappresentano un potenziale rischio per la salute dell’uomo e di tutti gli altri organismi.
 
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Nonostante questo sono numerosi i progetti dei vari Comuni dei Castelli Romani e le variazioni al PRG che faranno aumentare il cemento sul vulcano laziale e il conseguente consumo idrico. Ai progetti realizzati con i fondi del PNRR si aggiungono le nuove lottizzazioni e piani di sviluppo urbanistico come quello previsto ad Ariccia e i nuovi centri commerciali, per non parlare dei consumi idrici dell’inceneritore di Roma previsto alle falde dei Colli Albani. Si va avanti facendo finta di nulla, in barba a ogni limite imposto dalla natura e dall’idrogeologia.
I laghi stanno morendo, prosciugati a ritmi sempre più elevati e l’attingimento tramite le decine di migliaia di pozzi continua, e nuovi pozzi sono previsti. Il Piano di azione elaborato dalle associazioni prevede azioni a breve e medio termine. Quasi tutte le azioni sono a costo zero o a costi limitati rispetto alla gravità della situazione. Se il problema è l’eccessivo consumo di acqua e di suolo del territorio, le soluzioni devono per forza agire su questi due punti. Quindi le due linee principali di azione sono l’eliminazione delle nuove urbanizzazioni (Opzione Zero Cemento) e la riduzione del consumo idrico delle attività esistenti nel settore residenziale, agricolo e industriale artigianale.