VICENDE - Memorie di Guerra. 80 anni fa Rocca di Papa bombardata dagli Alleati

Pubblicato: Sabato, 17 Febbraio 2024 - redazione attualità

targa bombardamento roccadipapa ilmamilioROCCA DI PAPA (vicende) - Il giorno di San Valentino 1944 le vittime furono più di 70

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Il territorio dei Castelli Romani è stato un teatro sanguinoso dei bombardamenti strategici angloamericani che colpirono la zona tra il luglio 1943 fino al giugno 1944, come dei feroci combattimenti avvenuti a cavallo tra maggio e giugno 1944.

I Colli Albani, nei mesi successivi allo sbarco di Anzio, divennero di vitale importanza, sia per i tedeschi, che vedevano questa zona come l’ultima linea difensiva naturale di Roma, sia per gli americani, poiché alle spalle dei Castelli Romani, dove tuttora c’è l’autostrada Roma-Napoli, passavano le vie di rifornimento che andavano a supportare i combattimenti germanici sul fronte di Cassino.

Nel 1944 Rocca di Papa visse uno dei periodi più devastanti della sua storia.

Per ben tre volte, il 14 febbraio, il 26 marzo al Vivaro e il 25 maggio la nostra cittadina fu colpita dai bombardamenti aerei che causarono oltre settanta vittime e la distruzione del centro storico. Nel ricordare oggi quei morti innocenti, è doveroso rendere omaggio a coloro che più si distinsero nell’opera di soccorso e conforto a una popolazione già fortemente provata dagli stenti del conflitto mondiale: don Angelo Favale, che con i suoi ragazzi di Azione Cattolica aveva già assistito le vittime dell’incursione su Frascati; madre Lorenzina – al secolo Rita Buson – delle suore Francescane Elisabettine, titolare del pronto soccorso presso il rifugio De Farro; suor Brunilde delle carmelitane “tedesche” la cui preziosa mediazione presso il comando tedesco a Velletri, grazie alla provvidenziale conoscenza del coetaneo ufficiale Robert Meise, vecchio compagno di scuola, mise in salvo molte giovani vite; il dottor Francesco Migliaccio, medico condotto, perito anch’egli sulla soglia del rifugio del Belvedere.

Il 14 febbraio Rocca di Papa era avvolta nel gelo dell’inverno e ammantata dalla neve, come dimostrano alcune foto scattate da Castel Gandolfo; chi non ebbe la possibilità di rifugiarsi alle Grotte Cave o in altre grotte, subì sulla sua pelle il peso delle bombe.

In particolar modo si distinse la figura di don Angelo Favale, il ventenne viceparroco che per primo uscì dal rifugio antiaereo e si gettò sui feriti per tentare di confortarli, di incutere coraggio, tra urla di disperazione, terrore, macerie e fiamme altissime. L’Amministrazione comunale nel dopoguerra, con l’allora sindaco Emilio Guidi, conferirà al giovane prete la medaglia al valor civile; mentre una lapide ne ricorda l’imperitura memoria per la popolazione di Rocca di Papa, presso il cimitero di San Sebastiano Martire.

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I ricordi di quei tragici anni, la fame, i rastrellamenti, la fuga nei ricoveri, l’esodo alle Grotte Cave, la morte dei familiari sotto i bombardamenti e ancora la fame e la sofferenza, sono stati riportati minuziosamente dalla scrittrice Maria Pia Santangeli, che nel suo libro Pane insanguinato. Rocca di Papa racconta i suoi anni di guerra attraverso 200 testimonianze, Monte Compatri, ed. Controluce, 2016, 2^ ristampa 2020, è riuscita con un lavoro certosino a dar voce alle tante storie personali, inserite nella grande Storia.

Nella premessa la curatrice del libro afferma che ritenesse opportuno non portare a termine questo lavoro da sola, ma che diventasse un impegno corale, un dovere collettivo che coinvolgesse molti cittadini e che fossero in tanti ad ascoltare i testimoni.

Tra le tante testimonianze emerge quella di Tito Basili, scrittore e poeta roccheggiano, sindaco di Rocca di Papa dal 26 dicembre 1964 al 18 ottobre 1965, direttore della storica rivista Castelli Romani dal 1971 al 1977, anno della sua morte, tratta dal libro La tremenda notte bianca (con i fanti della “Torino” in Russia), Roma, ed. Pozzi, 1969, in cui racconta le sue vicende di soldato durante i primi anni della campagna di Russia. Nel settembre 1941 Tito Basili prese parte alla battaglia di Petrikowka: “La battaglia di Petrikowka apriva il mercato vergognoso delle onorificenze; si sorteggiava così il sangue dei feriti e dei morti”.

E ancora, le testimonianze della fuga dal paese che divenne un autentico esodo, dal momento che alle Grotte Cave si formò una vera e propria comunità, la quale riuscì a sopravvivere abbastanza serenamente, nonostante i disagi e le sofferenze quotidiane.

In occasione del quinto anniversario del primo bombardamento che colpì la nostra cittadina, l’Amministrazione comunale ha posto una lapide commemorativa sulla facciata delle scuole comunali in Corso della Costituente, in ricordo dello spargimento di sangue innocente.

di Flavia Santangeli, storica locale