Grottaferrata | Il Liceo Benedetto XV, la riflessione di una lettrice

Pubblicato: Martedì, 09 Gennaio 2024 - redazione attualità

 

GROTTAFERRATA (attualità) - La lettera di Giuseppina Modestino

ilmamilio.it

A Grottaferrata tutti lo chiamavano “a Scola”. Il Pontificio Seminario “Benedetto XV” divenuto poi “Liceo Benedetto XV”, fino a circa dieci anni fa, retto dai Monaci Basiliani dell’Abbazia di Santa Maria di Grottaferrata. Un privilegio per chi riusciva a frequentarlo, un’istituzione per tutti. Ora non esiste più, se non nei rivoli di dei nostalgici eventi organizzati dalla numerosa schiera delle associazioni laiche culturali esistenti a Grottaferrata.

Non esiste più inspiegabilmente e incoerentemente con lo spirito e l’impegno che, in questo anno 2024, tutta la comunità locale sta esprimendo nella celebrazione del Millenario dalla Fondazione dell’Abbazia. Nonostante l’intento dichiarato e condiviso sia quello di valorizzare la cultura bizantina e rafforzare il legame con la Cristianità Orientale, nella memoria storica abbaziale di Grottaferrata, l’istituto “Benedetto XV” ha perso il suo legittimo ruolo centrale nell’azione di riconciliazione della divisione secolare tra le Chiese Romana ed Ortodossa.

Eppure, la presenza dell’Istituto ha condizionato fortemente non solo l’esistenza della Comunità Basiliana, dando sostegno e vitalità alle vocazioni, ma portando anche dinamismo negli scambi culturali tra diverse regioni italiane, fin dal 1850. Ha formato tante generazioni di monaci, tra cui molti archimandriti, provenienti principalmente dalle regioni italoalbanesi della Calabria e della Sicilia1, ma anche estere come Albania e Ucraina, nonché laici sia locali che in generale dell’area romana.

Senza l’Abbazia e senza i suoi Monaci Basiliani, Grottaferrata non sarebbe mai esistita così come la conosciamo oggi, o meglio, non avrebbe potuto mai rivendicare da protagonista quel passato religioso e culturale millenario così come si appresta a fare nell’anno corrente, così come già celebrato nel 2004.

Grottaferrata è di fatto Comune molto giovane, essendogli stata riconosciuta autonomia amministrativa solo da poco più di un secolo. Si estende sulle colline a sud-ovest di Roma alle pendici del monte Tuscolo, comprendendo un territorio molto vasto, un tempo costituito essenzialmente da pascoli e vigne. Dal primo censimento italiano del 1861 fino circa alla metà del ‘900, si registravano appena poche migliaia di abitanti, arrivando poi a superare le ventimila unità attuali, aumentando così la popolazione di un fattore venti in pochi decenni. 

Tuttavia, i grottaferratesi vantano tradizioni religiose e culturali su una scala temporale che supera il millennio, rivendicando addirittura un ruolo di “unicum” nello spettro attuale della Cristianità. In realtà, dal Medioevo fino all’epoca dell’Unità di Italia, l’Abbazia ha subito vicissitudini simili a centinaia di monasteri e forse migliaia di chiese del centro-sud dell’Italia. Le trasformazioni e le devastazioni che hanno portato alla rovina il nostro passato, enorme patrimonio religioso e culturale, sono avvenute non solo per mano di nemici della Chiesa ma anche in conseguenza dei suoi conflitti interni, e ad opera dell’incuria ed abbandono degli stessi fedeli locali. Numerose comunità di monaci, presidi principali di valori umanitari per tanti secoli, sono state disperse o, in varie fasi, hanno abbandonato la propria identità originaria, e hanno perseguito le nuove correnti ideologiche modificando i riti religiosi e le forme artistiche, pittoriche ed architettoniche.

Judo Frascati 3 ilmamilio

Durante il secolo XIX, mentre venivano soppressi gli ultimi monasteri dediti alla liturgia greca a favore di quella latina, “…La Badia greca di Grottaferrata sfuggì alla comune sorte perché dichiarata monumento nazionale e affidata agli stessi pochi monaci, in qualità di custodi…”2. L’azione fu sostenuta da Leone XIII, il papa che si prodigò particolarmente per il ripristino del rito interale greco e per la promozione delle vocazioni nel monastero basiliano.

Gli succedettero Papa Pio X e poi Benedetto XV, il Pontefice che non a caso dà nome al Seminario, prima, ed al Liceo poi. Il suo fu un Papato molto sofferto, attraversato dalla Prima Guerra Mondiale, tragedie, delusioni e tanti scontri sul piano diplomatico. Da grande lottatore, riuscì comunque a realizzare tante opere concrete a favore delle missioni religiose, degli emigranti, delle vittime dei conflitti e dei rifugiati, in tutto il mondo.

Nonostante contrasti con il Sultano per il genocidio del 1915 ad opera dell’Impero Ottomano, nel 1917, Istanbul gli intitolò una statua di sette metri con la scritta «Al grande Pontefice della tragedia mondiale, Benedetto XV, benefattore dei popoli, senza distinzione di nazionalità o religione, in segno di riconoscenza, l'Oriente»

1)     Archim. Donato Oliverio, “Il Monastero di Grottaferrata e gli Albanesi d’Italia”, Conferenza tenuta nella Sala Collegio Corsini di S. Benedetto Ullano il 17.12.2005                                  https://www.jemi.it/index.php/la-chiesa-italo-albanese-qisha-arbereshe/monastero-esarchico-di-grottaferrata/storia/197-il-monastero-di-grottaferrata-e-gli-albanesi-ditalia

2)      Archim. Teodoro Minisci, “Santa Maria di Grottaferrata – Breve Monografia”. Scuola Tip. Italo-Orientale San Nilo, (1955)

colline fitness 5 ilmamilio