VICENDE - I fantasmi di Amelia e della sua mamma che si aggirano per i boschi

Pubblicato: Lunedì, 04 Dicembre 2023 - redazione attualità

angelo 3 ilmamilioROCCA DI PAPA (vicende) - Una storia che risale alla metà dell'800

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La leggenda di Amelia risale al 1850 circa, si festeggiava il lunedì dell’Angelo e in quella ricorrenza, a Rocca di Papa, ci si radunava nei Campi d’Annibale.

Situati su un pendio attorniato dalle cime di Vulcano Laziale, questi dominano il territorio oggi come ieri, con vallate rigogliose di alberi di varie tonalità e distese immense di giardini in fiore.

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 Gli abitanti in quell’occasione erano pronti a celebrare una festa liturgica, ma anche l’inizio della stagione primaverile. Per i bambini, quel momento rappresentava una sorprendente avventura tutta da vivere.

La piccola Amelia era vestita a festa e più raggiante del solito; indossava una gonna a palloncino fino alle ginocchia con un nastro avvolto intorno alla vita, come viene riportato nel libro della scrittrice Rita Gatta, C’era una volta… favole, racconti e altre storie, Monte Compatri (RM), ed. Controluce, 2019, regalo di un’amorevole madre. Quel giorno madre e figlia lo iniziarono con la santificazione della Festa solenne nella chiesetta del Santissimo Crocifisso per poi proseguire il pomeriggio nei campi con gli altri compaesani.

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A un certo punto Amelia, presa dalla frenesia dell’evento e dell’aria primaverile, iniziò a correre e a saltellare tra i sentieri, finché la giovane madre perse completamente di vista la sagoma della bambina. La donna, però, non si scompose più di tanto, convinta che la piccola fosse già arrivata a destinazione, confidando nel fatto che quei luoghi le erano ben noti da tempo.

Raggiunto però il posto stabilito, si accorse subito che tra i compagni di gioco di Amelia, i quali si rincorrevano tra di loro, sua figlia non c’era. La giovane donna si rivolse allora alle altre madri presenti, chiedendo a gran voce se l’avessero vista, se avessero scorto una bambina con un fiocco di color tenue aggirarsi tra i campi, tuttavia nessuna di loro l’aveva incontrata.

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Allora la madre iniziò a chiamare Amelia a gran voce in tutte le direzioni, ma di lei non vi era nessuna traccia. L’intera cittadinanza venne allertata, ma la bambina non fu mai più trovata. La madre impazzì dal dolore.

Passarono i mesi e giunse l’autunno, quando un viandante notò qualcosa di singolare, mentre percorreva le rovine vicino al sentiero dove la bimba era stata avvistata l’ultima volta.

Alla vista di quel fiocco logoro che si muoveva tra i cespugli, l’uomo rimase allibito; Rocca di Papa è nota per i suoi crepacci di origine vulcanica e proprio in quel punto ce n’era uno. Si sporse e ciò che vide lo sconvolse… avvolto in mezzo ai rovi vi era il corpo minuto di Amelia, o ciò che ne restava.

La giovane madre, una volta venuta a conoscenza del fatto, urlò più volte il nome della bimba, come se la stesse cercando ancora. Per la disperazione si gettò nello stesso punto in cui era caduta la figlia, echi di una tragedia lontana nel tempo.

Da quel giorno molti abitanti affermano di aver percepito le loro sagome; le loro anime vagano senza sosta, lungo quel piccolo tratto di strada sotto l’Osservatorio.

Si cercano e si sfiorano senza tuttavia mai riuscire ad incontrarsi, bloccate a metà strada tra questo mondo e l’altro, nell’infinito tentativo di riavvicinarsi l’una all’altra.

di Flavia Santangeli, storica locale

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