VICENDE - Il giorno che De Rossi si mise a cacciare i meteoriti

Pubblicato: Martedì, 31 Ottobre 2023 - redazione attualità

deRossi 5 ilmamilioROCCA DI PAPA (attualità) - Il celebre studioso trapiantato ai Castelli romani contribuì anche alla ricerca in ambito extraterrestre

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Il 30 ottobre 1834 nasceva Michele Stefano De Rossi, illustre cittadino di Rocca di Papa, geofisico, vulcanologo e studioso delle catacombe romane. De Rossi aveva stabilito la sua dimora nella cittadina castellana e, in una grande grotta tufacea situata nel giardino del suo villino, il luogo per sperimentare innovativi strumenti finalizzati a studiare e prevenire i terremoti.

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Un’attività che non ci si sarebbe aspettati, anche da un personaggio così versatile, è quella intrapresa nel 1872, quando si improvvisò “cacciatore” di meteoriti, come viene riportato in un articolo di Flavio Altamura, Un archeologo ottocentesco a caccia di meteoriti sui Colli Albani, pubblicato sulla rivista Castelli Romani, Vicende - Uomini - Folclore, maggio/giugno 2020. ortopedia castelliromani 6 ilmamilio

Flavio Altamura, originario di Rocca di Papa, si è formato all’Università di Roma “La Sapienza”, dove nel 2017 ha concluso il Dottorato di ricerca in Archeologia. Dal 2011 fa parte della Missione archeologica italiana a Melka Kunture e Balchit, in Etiopia, dove dirige lo scavo di siti preistorici. Da molti anni collabora con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale. Ha condotto numerose indagini nel Lazio e in particolare nell'area dei Colli Albani, occupandosi dello studio e della pubblicazione di vari contesti archeologici e numismatici rinvenuti nella zona.

Secondo Altamura, la ragione di questo singolare interesse di De Rossi si deve a un avvenimento astronomico eccezionale, che si verificò la mattina del 31 agosto 1872. Judo Frascati 3 ilmamilio

Erano circa le 5,15 di una limpida mattina estiva, con leggero vento da nord e temperatura di 18 gradi. Nel giro di pochi minuti gran parte della regione Lazio fu squassata da una serie di boati assordanti e nel cielo si produssero delle intense scie luminose rosse e violacee, che furono avvistate anche dalla Campania, dalle Marche e dall’Emilia Romagna.

A quell’ora nella campagna laziale si trovavano soprattutto persone dei ceti sociali più bassi, impegnate nei campi o nella cura del bestiame, che rimasero terrorizzati da quella che sembrava una pioggia di lampi. Molti di coloro che avevano assistito al fenomeno furono comunque in grado di descriverlo in maniera più o meno dettagliata, in base alla loro prospettiva di osservazione. Particolarmente significative furono le testimonianze delle persone più colte, tra cui quella di Lavaggi, professore di matematica al Collegio di Mondragone presso Frascati. Raccogliendo le varie testimonianze di quei minuti cruciali, Michele Stefano De Rossi e l’astronomo Gaspare Stanislao Ferrari, assistente all’Osservatorio pontificio del Collegio Romano, riuscirono a ricostruire in dettaglio l’accaduto.

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I due scienziati stabilirono che l’evento fu scatenato da un corpo extraterrestre, un bolide, entrato nell’atmosfera procedendo dal mare verso l’entroterra laziale. In prossimità di Segni, all'altezza di circa 38 km, il bolide produsse una prima fortissima esplosione; proseguendo la sua discesa dopo Artena, verso i 17 km di altezza, una seconda detonazione lo frammentò ulteriormente nei pressi di Zagarolo, creando una miriade di schegge infuocate, che come scintille si dispersero in direzione opposta e trasversale alla scia della massa principale. Sui Colli Albani gli effetti della seconda esplosione furono avvertiti chiaramente a Frascati, Colonna, Grottaferrata, Albano Laziale, Rocca di Papa e Velletri, dove si registrarono numerosi testimoni oculari, tra cui il principe Bonaparte e l’ingegnere Tosi, i quali si trovavano a caccia nei boschi tra Rocca Priora e la zona del Vivaro.

Le ricerche di De Rossi nei Colli Albani furono vane, ma riuscì comunque ad acquistare due frammenti del meteorite nei pressi di Orvinio, sui quali poté svolgere osservazioni e analisi chimico-fisiche. Il frammento fu acquistato per pochi soldi da un certo Meloni che lo “cedette a prezzo non mediocre”. Questi esemplari sono oggi conservati in varie collezioni, ma i campioni più significativi si trovano a Roma nel Museo di Mineralogia dell’Università “La Sapienza” e a Castel Gandolfo presso la Specola Vaticana. Si tratta di un minerale molto raro, con un alto contenuto di ferro e nichelio, classificato con il nome di orvinite.

Grazie alla solerzia di Michele Stefano De Rossi, i Colli Albani divennero anche il campo di una singolare “caccia al meteorite”, di quelle che normalmente ci si aspetta nei ghiacci antartici o nei deserti sahariani.

Oggi ricordiamo un grande scienziato, ricercatore e pioniere della sismologia, il quale portò avanti intuizioni e studi che hanno rivoluzionato il mondo.

Flavia Santangeli, storica locale

Nota - Nella foto, risalente agli anni Ottanta del Novecento, Michele Stefano De Rossi (a destra) e il suo assistente presso l’Osservatorio di Rocca di Papa.

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Commenti  

# Claudio Mastronardi 2023-10-31 20:01
Articolo interessantissimo fa venite voglia di visitare i musei citati e i luoghi dove queste storie si sono svolte bravissima dove trovi tutte queste informazioni ? Bravissima hai mai pensato di scrivere un libro con tutti i tuoi articoli .
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