Frascati | In ricordo di Giovanni "Nanni" Romani

Pubblicato: Martedì, 24 Ottobre 2023 - redazione attualità

FRASCATI (attualità) - Una figura di spessore in ambito cattolico ma anche politico. Fu sindaco, ma molti sono stati gli incarichi territoriali ricoperti

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di Valentino Marcon

Non è facile riassumere in poche righe la personalità di Giovanni (Nanni) Romani, scomparso il 22 ottobre scorso. Il fatto è che è stato dimenticato il suo ruolo sia all’interno del mondo politico frascatano che in quello del Movimento Cattolico Tuscolano, tanto più che molti dei suoi coetanei sono da tempo scomparsi.

Ma chi era Nanni Romani? Nato a Frascati nel 1934, da una famiglia che annoverava figure di un certo rilievo nel cattolicesimo locale, basterà ricordare il padre Aristide, noto gestore per tanti anni della omonima nota tabaccheria, Nanni entrò da giovane nell’Azione Cattolica e, in particolare, nella FUCI (Federazione Universitaria Cattolica) ricoprendo anche alcuni incarichi soprattutto negli anni’50.

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Professionalmente aveva lavorato alla Selenia, e non tralasciò mai di seguire le iniziative ecclesiali e teologiche che seguiva sul giornale dei Laureati Cattolici (oggi Meic). Fu esponente di quel cattolicesimo democratico (in particolare nella sinistra di Base) e, negli anni ’70 fece parte del gruppo di ‘Presenza’; consigliere comunale negli anni ’80 e anche assessore all’urbanistica. Nell’89 (anno che viene ricordato soprattutto per la caduta dei ‘muri’ e le elezioni europee - in cui venne eletto a Strasburgo, per i Castelli, Giulio C. Gallenzi, di Ariccia), nel febbraio il democristiano Romani veniva eletto sindaco con i voti della DC, del PCI, e del PRI, con un PSI che si ritrovò ‘spiazzato’.

Tra le sue linee programmatiche vi era la ristrutturazione dell’apparato burocratico del Comune, la revisione del piano regolatore, la viabilità, il recupero del Centro storico anche con l’auspicio di ricondurre a Frascati la manifestazione del ‘Vinicom’.

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Disputò col comune di Roma sui problemi dei parcheggi e degli usi civici riguardo i terreni intorno alla zona del capolinea della metropolitana, anche se la soluzione rimase interlocutoria, mentre sul fronte della prospettiva delle vendite gravate da usi civici e bloccate dal pretore nel ruolo di commissario agli usi civici, si arrivò alla transazione per circa 750 milion (di lire) tra Comune e Banca d’Italia, liberando i 7 ettari di terreno dove in seguito sorgerà il Centro servizi della Banca; nel frattempo il sindaco ritirava la delega al consigliere Lanzi alla Comunità montana. Nel settembre del 1992, un rimpasto nei Partiti portava alla caduta del sindaco, nonostante ci fosse la prospettiva di una sua riconferma. Si trattava evidentemente di un chiaro gioco di potere, come infatti con una interrogazione faceva presente il ‘verde’ Giombetti che si chiedeva “come mai sia stata fatta cadere la giunta precedente non trovando nel programma differenze sostanziali”!

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Nei primi anni Duemila, Romani - libero da rapporti politici - fu anche incaricato della Commissione diocesana per la cultura da cui si dimise tre anni dopo. Seguì sempre le vicende della chiesa tuscolana, anche se non faceva più parte di organismi ecclesiali; la sua apertura intellettuale lo portava a discutere di pastorale, teologia, e chiedeva spesso notizie e informazioni a quanti erano più informati delle vicende del mondo cattolico, e ne discuteva, magari con un leggero pessimismo ma non troppo, alcune scelte che non condivideva. Così fu anche quando lo incontrai in piazza san Pietro tre mesi fa, quando anche con una vena d’ironia commentava alcuni fatti su cui era stato informato. La sua lucidità mentale e la sua capacità di intuito, lo sostenevano nel saper leggere la situazione politica dei diversi tempi della politica e della storia.

Scriveva già nel 1972 sul Notiziario di ‘Presenza’, auspicando “che il partito (della DC, ma non solo) facesse emergere autentiche capacità politiche che avessero come connotati di base: la definizione di nuovi contenuti veramente all’altezza delle reali esigenze del paese e un diverso metodo di ricerca del consenso popolare grazie al quale la classe politica sappia liberarsi del perenne mercanteggiamento voti- favori e trovare tra la gente un diverso, più duraturo e in fondo meno corruttore criterio di legittimità”. Sappiamo poi come queste condizioni negli anni seguenti e soprattutto in questo trentennio, non si siano realizzate; non per niente fu vittima di quel mercanteggiamento ‘voti-favori’ a cui lui non volle mai abbassarsi.

Ai suoi funerali si sono ritrovati ex esponenti politici ma anche e soprattutto alcuni dei suoi molti amici del Gruppo di ‘Presenza’ a cui aveva contribuito notevolmente con le sue idee di coerente cattolico democratico.colline fitness 5 ilmamilio