In morte (inaccettabile) di un amico. Bruno Astorre, l'ultimo Politico

Pubblicato: Venerdì, 03 Marzo 2023 - Marco Caroni

FRASCATI (attualità) - Una vita da appassionato innamorato della politica

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di Marco Caroni

Chi è Bruno Astorre?

Bruno Astorre è l'ultimo erede, declinato sul territorio - vasto o meno conta poco - dei Castelli romani, di una politica che non c'è più. Che non esiste più da anni, ma non per questo è necessariamente meglio che non esista più. Bruno è: perché è impossibile, impensabile, inaccettabile e incredibile ritenere che sia morto. Morto, e morto così.

Chi è Bruno Astorre? Nel bene di chi lo ha seguito ma anche nel male di chi gli è stato, prima o poi, avversario politico (ed inevitabilmente, a volte, anche sul piano personale), l'ultimo interprete di un "fare politica" totale, da rappresentante di un territorio che con lui si è identificato per anni. "Il senatore".

Bruno Astorre, ai Castelli romani (ma anche oltre), lo conoscono tutti. Per Bruno Astorre - che se n'è andato a neanche 60 anni - in questi ultimi 20 anni sono passati tutti quelli che nell'orbita della sua sfera politica (un centrosinistra molto più di centro che di sinistra) hanno voluto calcare la scena elettorale. Tutti. Non c'è stato nessuno, in questi ultimi 20 anni, che non gli abbia chiesto un parere, un consiglio, quasi un'approvazione nel fare un passo.

Bruno Astorre è, nel bene di chi gli ha voluto bene e nel male di chi l'ha osteggiato nella logica di una politica impietosa ed anche feroce, l'esponente di un territorio che a lui si è sovrapposto.

In vita sua, in politica, Bruno ne ha prese e ne ha date tante: da combattente, infaticabile. Vecchio stampo.

Bruno Astorre è un amico. Senza tema di smentita, senza tema di giudizio: senza alcuna ipocrisia. Un amico col quale, in quanto tale, ci sono stati momenti di vicinanza più forti e momenti di leale (ma anche ispido) confronto, contrasto, distanza di vedute ed anche, nei limiti di scontro. Un amico che mai ha mancato in ascolto.

A sentire le sue storie di politica, di territorio, della politica "di una volta" che lui aveva attraversato in lungo e in largo, si restava a bocca aperta. La sua lucidità analitica, certamente di parte, la sua scaltrezza ed anche durezza, è stata merce rara. Rarissima. E chi ne scrive, può dirlo con forza. In una scena di pavidi burattini (alcuni in queste ore si palesano squallidi e piccolissimi) e comprimari, Bruno Astorre è stato "il senatore".

Questa foto te l'ho scattata io, Bruno. Era una Fiera di Grottaferrata di una decina di anni fa.

Non so, davvero, quale siano stati gli ultimi pensieri di Bruno. Non posso saperlo. Probabilmente nessuno può saperlo. Una cosa di Bruno si può senza dubbio dire: che sia stato una appassionato innamorato della politica, che abbia attraversato la scena con la testardaggine e la sfrontatezza di un protagonista assoluto. L'ultimo politico, lui erede di Severino Lavagnini, che abbia saputo farlo. Quel tipo di politica di presenza e aderenza sul territorio, oggi non c'è più. E la gente lo ha percepito, abbandonando il diritto al voto.

Bruno Astorre è ed è stato. Ed è impossibile credere, pensare, immaginare solo che se ne sia andato. Che abbia spento precocemente ed incredibilmente - perché non elaborabile - la sua parabola terrena, lasciando sola Francesca (a cui va il pensiero più vicino possibile) in un giorno qualsiasi di marzo: pochi giorni prima del suo compleanno. Nel giorno in cui, Bruno, ha spento la sua luce ha lasciando dolore e sconcerto. Un dolore lancinante, inaccettabile, inatteso.

Ciao Bruno.

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