Rocca di Papa, la deriva senza fine di una classe pseudo politica. Il graffio di Calcagni, la balbuzie della maggioranza. La complice inconsistenza dell'opposizione

Pubblicato: Mercoledì, 24 Gennaio 2018 - redazione politica

consiglio rdp4ROCCA DI PAPA (politica) - Ieri pomeriggio un Consiglio comunale da vergognarsi: il goffo impresentabile tentativo di sfiduciare il presidente del Consiglio e le manovre di Carnevale

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Al solito, come ormai da 4 mesi a questa parte, la migliore opposizione alla sempre più impalpabile maggioranza di Emanuele Crestini la fanno quelli di "Voi con noi". Dove, ormai è chiaro anche ai pupi, "voi" sono quelli di Articolo 1 Mdp, "noi" sono il presidente del Consiglio Massimiliano Calcagni, vestito da Robin Hood - ma anche un po' da Peter Pan - e i suoi due sodali: Lorenzo Romei il silente e Roberta Carnevali, della quale in Aula quale non s'ode voce dal tempo che fu.

La derviva senza fine di una classe pseudo-politica che avrebbe dovuto far voltare pagina alla disastrata Rocca di Papa post Pasquale Boccia (che però resta uno dei pochissimi in Aula in grado di costruire una frase di senso compiuto mettendo anche i congiuntivi al posto giusto, perle rarissime in questi tempi per mediocri) e che invece si riscopre capace solo di far adottare le aiuole ai suoi esterrefatti concittadini senza riuscire a dare uno straccio di risposta sulle cose serie.

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Storia vecchia, roba già vista. Talmente vista che quando ieri sera Paolo Gatta vestito da capitano Nelson ha alzato per primo le terga dal suo scranno per guidare l'uscita di scena della maggioranza dopo il graffio del Robin Hood Calcagni (togliere ai ricchi per dare ai poveri, parlando sempre per conto dei cittadini, dove poi ricchi e poveri si confondono, quando non cantano), s'era convinti di trovarsi di fronte al film visto e rivisto. Talmente stantio da stancare.

Il trabocchetto che Massimo Grasso - dando una spalla evidentemente alla maggioranza - aveva goffamente tentato di portare al presidente del Consiglio Robin Hood ha così permesso al citato Calcagni, cui ieri in Aula tremava anche la voce tanta la foga e l'emozione, di fare un figurone e, carte e pareri alla mano, declamare quanto già noto ai sassi: il presidente del Consiglio comunale non si può sfiduciare.

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Figura barbina per chi contava di far di Calcagni e dei suoi fidi scolaretti (tutti iscritti alla 2^C di Bruno Petrolati, al secondo turno di corso dopo la mission impossible della 1^C 2015-2016 quando l'ex assessore riuscì, udite udite, a far eleggere niente meno che Emanuele Crestini sindaco) un sol boccone: un elenco, quello degli avversari del capo dell'Aula, che conta Crestini e i suoi fedelissimi oltre che, per motivazioni differenti, anche quelli che oggi si oppongono alla 2^ di Petrolati, vale a dire il citato Grasso (che politicamente non ci ha fatto ieri una bella figura) e i brandelli del Pd.

Calcagni, grazie ai consigli di Petrolati, al supporto dell'Articolo 1-Mdp (che poi dovrà capire da chi parte stare entro pochi giorni al di là del propagandistico comunicato stile Prima Repubblica diramato su Facebook) e a tanta grinta ha dimostrato l'inadeguatezza di una maggioranza che stizzita ha preferito abbandonare l'Aula piuttosto che incassare e tirare avanti, magari arrivando anche ad affrontare punti di effettivo interesse per i cittadini.

Un Consiglio comunale allo sbando, pervaso da personalismi e trasversalismi, incapace di lavorare per il bene di una città lasciata colpevolmente a bagnomaria, in una scena politica - anche extraconsiliare - che dire deprimente e dequalificante è poco. Una scena politica fatta di "protagonisti" dei quali domani non si avrà più alcuna traccia.

Fatta eccezione per le maschere, quelle sì. Che in tempo di Carnevale, e ieri s'è visto ben bene, vanno clamorosamente di moda. Tempo di buffoni e parassiti.