Binda, la vittoria al Mondiale di ciclismo e Rocca di Papa: quel trionfo del 31 Agosto del 1932

Pubblicato: Martedì, 30 Agosto 2022 - redazione sportiva

 

ROCCA DI PAPA – A novanta anni da quel trionfo che coinvolse la cittadina dei Castelli Romani nel ricordo di Piero Botti

ilmamilio.it

L'edizione 1932 dei Mondiali di ciclismo vide un grande dominio italiano, con Learco Guerra, Remo Bertoni e Alfredo Binda a rappresentare i colori di una nazione. 

'Roma 1932' fu il primo Campionato del mondo per professionisti organizzato in Italia. Il circuito era disegnato verso Rocca di Papa, su percorso in linea di 206 chilometri. L’anno prima, a Copenaghen, era stato disputato solo a cronometro: aveva vinto Learco Guerra.

La partenza, secondo le cronache, venne data alle 10 del mattino. Lungo il tracciato furono installati molti altoparlanti, attraverso i quali veniva trasmessa la gara. Al via 21 atleti, al traguardo ne arriveranno in 17. Il caldo e il percorso impegnativo distaccarono gli atleti.

Sempre le cronache dell’epoca ci dicono che fu Bertoni ad andare in fuga. Learco Guerra, dato per favorito, andò in crisi nei pressi di Frascati, mentre Binda, pur avendo problemi ai freni, tenne il passo. Poi lo svizzero August Erne ebbe una accelerazione che sembrò decisiva, ma il belga Haemerlynck il lussemburghese Frantz, Binda e Bertoni riuscirono a raggiungerlo.

Così i cinque affrontarono la salita di Rocca di Papa. Bertoni e Binda a quel punto andarono al comando. Quindi la fuga verso le Terme di Caracalla, dove vinse Binda tra l’apoteosi.


Lo storico ed artista locale, Piero Botti, alcuni giorni fa ha ricordato questa data importante attraverso le sue memorie: “Era stata inaugurata da poco, la funicolare di Piazza Margherita, con una grande cerimonia ( il 27 luglio di quell'anno ) - ricorda - Guglielmo Marconi, aveva, da pochi giorni collegato l' Orcatura ( ma si ! A questo punto diciamolo alla nostra maniera nobile .Arx ,uguale Fortezza direttamente dal latino ) con la Sardegna ( Golfo Aranci ) ,e forse ,era ancora in paese per seguire il Mondiale di ciclismo. Gli alberghi erano tutti pieni, stracolmi; tra villeggianti, aristocrazia, alta borghesia, giornalisti. Era pieno anche il Grand Hotel Anzalone , il Grand Hotel di Monte Cavo, il Miramonti e via via tutti gli altri. La salita era un enorme bosco alla fine dell'estate, e profumava di porcini, sfogatelli, galletti, pelosielli, tracciaruoli, peponi e via dicendo.Per raccoglierli però, si deve essere fungaroli esperti, perché si rischia la vita altrimenti. Tra le due Madonne aveva sicuramente piovuto ,ed i boschi odoravano di macchia bagnata con la terra scura , nera ed umida. Sugli alberi , si mostravano abbondanti i cardi ricchi di Castagne, ancora immature per cadere a terra “.

“La Via Nova – prosegue Botti - era piena di tifosi roccheggiani , e fuori la Domus Artis ( l ' antica cantina di Settimio ) Settimio aveva sicuramente preparato con Amilcare ,il titolare della Trattoria Italia, una festosa accoglienza per il passaggio della corsa. Era gente di paese quella, gioiosa, si conoscevano tutti . Si conoscevano da secoli. Chi arrivava a stabilirsi in paese diventava presto uno di loro , se si mostrava aperto e sincero. Come ora . Questa è una nostra caratteristica meravigliosa.E' una caratteristica di cui andare fieri .Non ho dubbi su questo”.

“Il passaggio ,al culmine della Via Nova – racconta Botti - era il punto più alto della corsa ed era pieno di giornalisti, tifosi, giudici di gara , autorità locali , personalità interessate al mondiale.
Ai corridori l'ombra antica dei castagni ed il fresco dei 700 metri non deve essere dispiaciuta affatto. Le giovani del posto ,come scriveva Pirandello a Monte Cavo, avevano il vestito della domenica , come Didina, la figlia del custode dell'albergo del monte , lui la chiamava " la Stella Alpina di Monte Cavo ". Definizione che giro a tutte le mie amiche roccheggiane. Le immagino le Roccheggiane degli anni 30. Bellissime, come regine.”


“Lo penso Binda che vede Roma dal Santuario della Madonna del Tufo ,in fuga ,dentro il primo campionato del mondo disputato in Italia - conclude - Avrà avuto una forza dentro capace di farlo arrivare a trionfare, alla fine della discesa , in un secondo. Come un falco del lago di Albano , che si tuffa da Monte Cavo per tornare a casa dopo la caccia. Come il Falco Pellegrino del Bosco Sacro degli Dei della Montagna di Alba Longa vola verso la valle del Latium Vetus a cercare il caldo .


Come la Beccaccia di novembre che va a ristorarsi a Fontan Tempesta. Che estate per Rocca di Papa, quella del 1932 !”.

Una storia di 90 anni fa tondi tondi. Rimasta impressa nella storia sportiva di una città.


Commenti  

# Stefano 2022-09-03 08:04
Il Vecchio Piero Botti grande amante di imprese sportive e soprattutto della sua Rocca di Papa avrà sicuramente leggermente esagerato in alcuni tratti del racconto ma ha voluto esaltare un periodo storico della nostra storia cittadina che realmente la vedeva protagonista sfruttando la vicinanza della città Eterna..Oggi migliaia di nuovi Binda con le loro biciclette passano tutti i giorni presso il belvedere della Madonna del Tufo ed ancora si voltano e guardano al bellissimo panorama...ma si affrettano a lasciare il paese..Tutti noi roccheggiani siamo responsabili della decadenza del nostro luogo natio..Non siamo stati in grado di mantenere ciò che di bello avevano fatto i nostri padri
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