Grottaferrata | La storia di Anik, che a 19 anni gestisce da solo l’Alimentari di famiglia tra episodi di razzismo e difficoltà nel portare avanti gli studi

Pubblicato: Venerdì, 11 Giugno 2021 - Federico Smacchi

Grottaferrata – il giovane bengalese racconta la sua vita, dalla scuola al lavoro, con i genitori ancora bloccati in Bangladesh a causa del Covid-19

ilmamilio.it

Anik vive in Italia da circa 10 anni. Ora ne ha 19, studia a Frascati e lavora a Grottaferrata, nell’alimentari gestito dalla sua famiglia. I suoi genitori però non ci sono, sono rimasti bloccati in Bangladesh, il suo paese d’origine, a causa del Covid, e Anik ora vive con suo cugino e suo zio. All’alimentari, ogni giorno, c’è praticamente solo lui.

parcoUlivi pubb3 ilmamilio

 
fireice ilmamilio

Una necessità, quella che lui lavori lì, che nell’ultimo anno e mezzo di pandemia non gli ha permesso di seguire la scuola con costanza, e la bocciatura è stata evitata solo grazie alla sanatoria del 2020. Ma la storia di Anik è molto di più, un racconto che parla di razzismo, fuori e dentro le scuole, della diffidenza verso lo straniero, il diverso, e infine, una storia che parla anche di violenza.

Una volta sono entrati in negozio questi due ragazzi, dai venti ai trent’anni, che noi conoscevamo già”, racconta Anik con un italiano perfetto. “Pretendevano sempre sconti, bevande gratis, e così via. Quel giorno volevano ancora una volta prendere delle birre, stavolta senza pagare nulla, e mio zio ha alzato la testa e gli ha detto di no, stanco di vedere ancora una volta la stessa scena che si ripeteva”.

 
 
Banner Muccheria

“I due ragazzi non l’hanno presa bene. Hanno spinto mio zio più volte, hanno iniziato a fare casino nel locale, a buttare a terra i prodotti e gli oggetti che vendiamo, finché uno di loro non ha spaccato la porta di vetro dell’ingresso, gridando “Io sono italiano”. Ovviamente abbiamo fatto la denuncia, ma non sappiamo come andrà a finire, verranno presi? Torneranno? Chi lo sa”.

Lo zio di Anik adesso ha paura, non parla l’italiano bene come suo nipote e lavora anche in un ristorante, per cercare di portare più soldi a casa. Altri motivi che costringono Anik a passare le sue giornate nell’alimentari, da solo, privato delle libertà che invece possiedono i suoi coetanei, di uscire con gli amici, o semplicemente di seguire la scuola come si deve.

 
freeTime giugno2021

“Questa storia degli sconti non è nuova – prosegue Anik – molti entrano qui dentro e ne chiedono ma parliamoci chiaro, noi a stento ci manteniamo con quest’attività, di certo non ci guadagniamo. Secondo te se al mio posto ci fosse un italiano, le persone si permetterebbero di essere così prepotenti? Una volta ci hanno perfino tirato delle uova nel negozio, così senza motivo”.

Sì, anche nella ridente cornice dei Castelli romani, dove immigrazione, razzismo, violenza verso le minoranze, sembrano problematiche lontane da commentare davanti a un talk show serale, avvengono questi episodi che minano la dignità delle persone, la loro libertà, spesso rimanendo impuniti e mai raccontati.

Ma la storia di Anik prosegue e mette in luce aspetti più subdoli e nascosti della vita di uno straniero, e semplicemente di un “diverso”, in Italia. La diffidenza dei bambini fin dalle scuole elementari, poi il trasloco da Roma a Grottaferrata, le scuole medie alla Giovanni Falcone e infine l’istituto tecnico a Frascati.

“A scuola nessuno parlava con noi, gli stranieri, e anche se con il passare del tempo, imparando la lingua, le cose sono migliorate, ho avuto modo di vedere che gli esclusi non sono solo le persone che vengono da un altro paese. Lo stesso trattamento era riservato anche ai disabili, o semplicemente a chi va male a scuola. Ho sempre visto e toccato con mano la paura del diverso che hanno le persone”.

“I miei sogni per il futuro? Mi piacerebbe fare l’università, se potrò permettermela, o comunque lavorare nel settore turistico, anche se il mio vero sogno sarebbe quello di tornare nel mio paese. Sogno di portare avanti la tradizione agricola della mia famiglia, vivere uno stile di vita semplice, secondo le usanze della mia gente”.

Un ragazzo forte, con le idee chiare, che non si è mai fatto buttare giù da quella xenofobia alimentata anche da alcune ben note forze politiche e ancora troppo diffusa nel nostro paese. Solo chi vive questi luoghi potrà farlo sentire parte di una comunità, con la speranza che possa al più presto tornare a fare la vita che fanno i suoi coetanei. Suo padre, dal lontano Bangladesh, gliel’ha promesso. 

 
sportage pronta consegna mamilio aprile
 
colline centroestivo2 ilmamilio