“La mafia esiste tuttora non è stata definitivamente sconfitta, estende i suoi tentacoli nefasti e per questo è necessario tenere ancora la guardia alta con attenzione vigile”. Certo, “la condanna popolare ampia e possente ha respinto in modo chiaro i crimini, gli uomini, i metodi e l’esistenza della mafia”.
Lo dice Sergio Mattarella nell’aula bunker di Palermo, commemorando i 29 anni dall’attentato mafioso in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli uomini della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo. “La mafia non è invincibile e può essere definitivamente sconfitta”, ha aggiunto il Capo dello Stato. La mafia “ha paura di forze dell’ordine efficienti, ma l’avverte anche di fronte alla ripulsa dei cittadini e dei giovani. La mafia, diceva Caponnetto, teme la scuola più della giustizia“, le parole di Mattarella.
“Il 23 maggio da 29 anni è una data importante e impressa nella mente della collettività, che niente e nessuno potrà cancellare”. Così Tina Montinaro, moglie di Antonio, capo scorta di Giovanni Falcone morti il 23 maggio del 1992 nella strage di Capaci, intervenendo alla caserma Lungaro di Palermo, e presidente dell’associazione ‘Quarto Savona 15’, nome della sigla radio attribuita agli uomini che difendevano il magistrato. “Uomini che credevano nello Stato”, ha rimarcato Montinaro che poi, rivolgendosi a presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, presente alla Lungaro, ha aggiunto: “Il tritolo è entrato in casa mia ma da allora gli occhi, il cuore e il pensiero di mio marito camminano attraverso me e i miei figli” (Dire).