Covid | La cura potrebbe arrivare dal cibo? Lo studio che coinvolge Tor Vergata, Spallanzani e Harvard

Pubblicato: Mercoledì, 21 Aprile 2021 - Federico Smacchi

ROMA (attualità) - Scoperto un farmaco in grado di “intrappolare” il virus. È un composto organico di derivazione vegetale

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Uno studio internazionale condotto da Giuseppe Novelli, genetista e professore all’università di Tor Vergata, e Paolo Pandolfi, anche lui genetista, rivela l’esistenza di un farmaco in grado di “intrappolare” il virus, nei soggetti positivi, impedendone la diffusione.

Si tratta di I3C, un composto naturale ben tollerato dall’organismo umano derivato dalla degradazione delle crucifere, famiglia di ortaggi di cui fanno parte broccoli, cavoli e cavolfiori.

L’efficacia del farmaco è ancora da dimostrare, ma i risultati ottenuti dallo studio, pubblicati su una testata di Nature, sono promettenti. In particolare è stata scoperta una correlazione tra alcuni enzimi, presenti con livelli elevati nei soggetti positivi, e l’avanzamento dell’infezione da Covid 19 nell’organismo. Questi enzimi sarebbero infatti necessari al virus per uscire dalle cellule infette e diffondersi nel resto del corpo, un’azione simile a quella dell’ebola.

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Il composto I3C (Indolo – 3 Carbinolo) sarebbe quindi in grado di inibire, e quindi bloccare, l’azione di questi enzimi, impedendo la diffusione dal virus. Un procedimento per ora testato solamente in laboratorio, che ora dovrà passare per la prova clinica prima di essere considerato realmente in grado di curare il virus.

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Uno studio che ha avuto poca rilevanza mediatica, ma che ha visto partecipare enti del calibro di Harvard, negli Stati Uniti, insieme all’Istituto Spallanzani e all’Ospedale Bambino Gesù, per rimanere nella capitale, e all’Università di Tor Vergata, per avvicinarci al nostro territorio.

“Un vaccino – afferma il professor Novelli – è solo una misura profilattica. Dobbiamo testare il farmaco in studi clinici con pazienti Covid-19 per valutare rigorosamente se può prevenire la manifestazione di sintomi gravi e potenzialmente fatali. Avere opzioni per il trattamento, in particolare per i pazienti che non possono essere vaccinati, è di fondamentale importanza per salvare sempre più vite umane e contribuire ad una migliore condizione e gestione della salute pubblica”.

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“Dobbiamo pensare a lungo termine”, ha aggiunto il genetista Paolo Pandolfi. “I vaccini, pur essendo molto efficaci, potrebbero non esserlo più in futuro, perché il virus muta, e quindi è necessario disporre di più armi per combatterlo”.

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