STORIE | Galleria Sciarra: D'Annunzio e la “Glorificazione della donna”

Pubblicato: Sabato, 20 Marzo 2021 - Giulia Bertotto

ROMA (attualità) - Venne costruita alla fine del XIX secolo (1885-1888) come cortile del palazzo Sciarra Colonna, quando Roma divenne capitale del Regno d'Italia

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La Galleria Sciarra, tesoro Liberty della capitale, si trova tra via del Corso e Fontana di Trevi, non distante dalla Galleria Sordi. Molto più che un passaggio pedonale tra le vie dello shopping, la Galleria Sciarra, è un trionfo artistico di colori e simboli.

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Venne costruita alla fine del XIX secolo (1885-1888) come cortile del palazzo Sciarra Colonna, quando Roma divenne capitale del Regno d'Italia: l'urbe doveva rispondere al bisogno di uffici e apparati burocratici richiesti da una città in fermento per la crescita dei suoi abitanti e dei suoi organi amministrativi. Fu il principe Maffeo Barberini-Colonna di Sciarra a volere questa nuova architettura, più moderna delle strutture dell'architettura papalina. Maffeo era un attivo protagonista della vita politica e culturale di Roma, si occupava di scrittura e affari legati ad attività immobiliari.

La galleria collegava la sua proprietà con la redazione del quotidiano La Tribuna e in seguito della rivista letteraria Cronaca Bizantina, la quale ebbe alla sua direzione l'illustre nome di Gabriele D'Annunzio. Si occupò della sovraintendenza ai lavori l'architetto Giulio De Angelis (importante per lui all'utilizzo della ghisa), mentre gli splendidi affreschi sono opera del pittore Giuseppe Cellini. Giulio Salvatori, critico letterario, aveva progettato un ciclo pittorico per celebrare la figura femminile e omaggiarla nella persona di Carolina Colonna Sciarra, madre del principe Maffeo: la “Glorificazione della donna”.

Nella parte superiore della galleria si trovano infatti le raffigurazioni iconiche dei valori femminili dell'epoca: La Pudica, La Sobria, La Forte, L’Umile, La Prudente, La Paziente, La Benigna, La Signora, La Fedele, L'Amabile, La Misericordiosa, La Giusta. Dalla parte opposta, invece, sono messi in scena momenti di vita che, sempre secondo gli usi e costumi del tempo, venivano attribuiti alla quotidianità femminile: La Cura del Giardino, Il Pranzo Domestico, L'esercizio Musicale, Le Opere di Carità, La Toletta e La Conversazione Galante. Pare che l'uomo ritratto in quest'ultima rappresentazione fosse proprio Gabriele d'Annunzio. Proprio il Vate che per la sua epoca aveva una concezione anticonformista e non stereotipata della donna, vista infatti in modo sfaccettato come seduttrice, ma anche intellettuale, di certo una donna meno 'confortevole' di quella illustrata nella “Glorificazione” della Galleria Sciarra.

Foto dal sito www.teatroquirino.it

 

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