Ciampino | La storia: "Non si muore di solo covid 19"

Pubblicato: Venerdì, 12 Febbraio 2021 - redazione attualità

CIAMPINO (attualità) - La drammatica vicenda di una famiglia ciampinese alle prese col coronavirus

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Riceviamo e pubblichiamo.

"Salve, vorrei raccontare la mia esperienza con il covid19 e quella della mia famiglia. La storia è un po’ lunga

Il 14 gennaio, mia madre 85 anni, con patologie polmonari pregresse e invalida al 100% è positiva al covid, insieme a mio padre 81 anni e mia sorella 53. Loro abitano nello stesso palazzo. Il 15 gennaio anche io 59 anni, mio figlio disabile di 33 e l’altra mia sorella di 47, siamo positivi.

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Abbiamo fatto comunicazione al ns medico di base che ci ha insultati e maltrattati, dicendoci che si era stancato di lavorare gratis 12 ore al giorno e che avrebbe dato le dimissioni. Sia a mio figlio che a mio padre viene la febbre con tosse. Una delle mie sorelle positive si deve trasferire dai miei genitori anziani e bisognosi di aiuto. Intanto non veniamo contattati da nessuno, noi per la ASL non esistiamo sul territorio. Nel frattempo mio figlio diventa più grave con febbre a 40,3, tra l’altro soffre di epilessia fin da piccolo e fa terapia antiepilettica.

 

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Lunedì 18 gennaio, il medico prescrive cortisone e antibiotico (4 giorni dopo il referto positivo). Il 20 gennaio prescrive ossigeno. Il giorno dopo chiamo ambulanza urgentemente perché una mia cara amica che lavora in terapia intensiva capisce che la situazione sta precipitando, viene ricoverato subito. Nel frattempo anche mio padre peggiora, mia sorella chiama il 118 (20 gennaio), che viene a casa, non lo visitano, ci dicono di non preoccuparci perché satura 91/92 e la situazione non è grave. Ci dicono che dobbiamo preoccuparci se diventa pallido e se le unghie e le dita diventano viola.

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Mia sorella chiede se per caso è possibile avere dell’ossigeno per una eventuale emergenza, le viene detto che loro non hanno ossigeno e la situazione andava bene così. Noi , spaventati e preoccupati per nostro padre, il 22 gennaio chiamiamo ambulanza perché capiamo che non c’è più tempo da perdere. Intanto mia madre rimane a casa con mia sorella, anche lei malata di covid19. Dalla ASL ancora silenzio. Mia madre peggiora, sabato 23 chiamo un numero di emergenza covid, mi risponde una persona che mi dice di cercarmi su internet il numero telefonico della guardia medica. Domenica 24 gennaio, mia sorella chiama la guardia medica e la risposta è “NOI NON VENIAMO A FARE VISITE DOMICILIARI A MALATI DI COVID19”.

 

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A questo punto mia sorella chiama una guardia medica PRIVATA che viene subito a visitare mia madre, le fa subito una iniezione di Rocefin, una visita accurata e prescrive tutta la terapia da fare, più tampone molecolare a domicilio. Costo 180 euro, soldi benedetti! Lunedì 25 il ns medico fa richiesta per tampone domiciliare con urgenza, oggi 29 stiamo ancora aspettando. Ieri mia sorella ha telefonato alla ASL per sapere qualcosa di questo famoso tampone, le hanno risposto di “NON ESSERE TROPPO POLEMICA”. Al 29 gennaio, io sono tornata negativa,. Mio figlio è ancora in ospedale e la vita del mio papà è appesa ad un filo; qualche giorno fa è stato intubato e ieri notte hanno dovuto fare una tracheotomia. Questo grazie a chi NON è intervenuto in tempo.

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Per quanto riguarda me, sono stata fortunata ad entrare in contatto con il gruppo su FB che si chiama: terapiadomiciliarecovid19. Grazie all’avv. Grimaldi, a tutti i medici volontari di questo gruppo e soprattutto alla dott.ssa Chiara Schiaffini che mi ha curato con dedizione e disponibilità infinita. Un’altra considerazione che voglio fare è questa: nessuno ci ha dato istruzioni sullo smaltimento dei nostri rifiuti contaminati. Io ho cercato di organizzarmi da sola, disinfettando tutto ciò che buttavo, ho cercato di fare del mio meglio. Il 5 febbraio 2021, mio figlio è tornato a casa, ma il mio dolcissimo papà ci ha lasciati.

Claudia Carroccia".