Valoritalia certifica "bio" e "vegan" il Laboratorio di Niko Romito, cibo biologico sempre più richiesto

Pubblicato: Venerdì, 22 Gennaio 2021 - Marco Staffiero

ROMA (attualità) - Dopo i numerosi scandali alimentari, sempre più persone scelgono il biologico

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La passione, l’amore verso il proprio lavoro è stato premiato. Il Laboratorio Niko Romito ha affidato a Valoritalia il compito di certificare la nuova linea biologica e vegana prodotta nel Laboratorio di Castel di Sangro.

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La società leader nelle certificazioni agroalimentari in Italia, come precisa il Dg Giuseppe Liberatore in una nota, ha verificato l'effettiva provenienza dei prodotti commercializzati da materie prime biologiche e la conformità dei processi produttivi ai disciplinari Bio e Vegan Ok, si compone di un biscotto al cioccolato, biologico, senza lattosio e senza uova, e di una selezione di confetture e nettari di frutta biologici e a basso contenuto di zuccheri aggiunti. Dopo mesi di prove e preparazioni le ricette della tradizione sono state riviste dallo chef e dalla sua brigata focalizzando l'attenzione sulla sottrazione di zuccheri e grassi, affinché il gusto dei singoli ingredienti acquisisse una riconoscibilità ancor più immediata. Dopo i numerosi scandali alimentari, sempre più persone scelgono il biologico. 

Per citare qualche dato, il rapporto di Legambiente realizzato in collaborazione con Alce Nero, pone delle importanti domande: quasi la metà dei campioni dei prodotti analizzati contiene residui di pesticidi  e nella frutta si arriva a oltre il 70%.  Secondo il rapporto infatti è regolare e privo di residui di pesticidi solo il 52% dei campioni analizzati; un risultato non positivo e che lascia spazio a molti timori sulla presenza di prodotti fitosanitari negli alimenti e nell'ambiente. Dall'analisi dei dati negativi, si evince che i campioni fuorilegge non superano l'1,2% del totale ma che il 46,8% di campioni regolari presentano uno o più residui di pesticidi. Il picco nella frutta viene raggiunto dall'89,2% per l'uva da tavola; segue l'85,9% per le pere e l'83,5% per le pesche; mentre tra i campioni esteri, una bacca di goji contiene ben 10 residui e il tè verde 7 residui provenienti dalla Cina. Il documento mette in evidenza che "i pesticidi più diffusi negli alimenti in Italia sono Boscalid, Dimethomorph, Fludioxonil, Acetamiprid, Pyraclostrobin, Tebuconazole, Azoxystrobin, Metalaxyl, Methoxyfenozide, Chlorpyrifos, Imidacloprid, Pirimiphos-methyl e Metrafenone".

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Attraverso questi dati, nasce doverosa una scelta di prodotti biologici. L’aumento della domanda di prodotti biologici passa sicuramente attraverso la percezione che i consumatori hanno della sostenibilita’ ambientale ad essi associata. Le preferenze alimentari dei consumatori, infatti, oggi sono sempre più orientate verso prodotti considerati “verdi”, possibilmente comprovati anche dalla presenza di marchi di certificazione che ne sanciscano la maggiore salubrita’ e i maggiori benefici sull’ambiente. Il termine “agricoltura biologica” indica un metodo di coltivazione e di allevamento che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi). Agricoltura biologica significa sviluppare un modello di produzione che eviti lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell’acqua e dell’aria, utilizzando invece tali risorse all’interno di un modello di sviluppo che possa durare nel tempo. L’agricoltura biologica è l’unica forma di agricoltura controllata in base a leggi europee e nazionali. Non ci si basa, quindi, su autodichiarazioni del produttore ma su un Sistema di Controllo uniforme in tutta l’Unione Europea.

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L’azienda che vuole avviare la produzione biologica notifica la sua intenzione alla Regione e ad uno degli Organismi di controllo autorizzati. L’Organismo procede alla prima ispezione con propri tecnici specializzati che esaminano l’azienda e prendono visione dei diversi appezzamenti, controllandone la rispondenza con i diversi documenti catastali, dei magazzini, delle stalle e di ogni altra struttura aziendale. Se dall’ispezione emerge il rispetto della normativa, l’azienda viene ammessa nel sistema di controllo, e avvia la conversione, un periodo di disintossicazione del terreno che, a seconda dell’uso precedente di prodotti chimici e delle coltivazioni può durare due o più anni.

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L’Organismo provvede a più ispezioni l’anno, anche a sorpresa, e preleva campioni da sottoporre ad analisi. Le aziende agricole che producono con il metodo biologico devono poi documentare ogni passaggio su appositi registri predisposti dal Ministero, ciò assicura la totale tracciabilità.  Solo concluso questo periodo di conversione, il prodotto può essere commercializzato come da agricoltura biologica.  "Quest'anno più che mai - commenta Niko Romito - ci ha insegnato che la nutrizione, il cibo e i complessi processi di trasformazione degli alimenti, sono legati a doppia mandata con il benessere e la salute delle persone.

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Mi sono chiesto spesso perché, nel percepito comune, un cibo considerato salutare fosse quasi sempre associato ad un gusto poco piacevole e poco goloso e da questo assunto ho deciso di provare a ribaltare questo paradigma.

Con la brigata del mio laboratorio di ricerca abbiamo fatto centinaia di prove, abbiamo passato mesi a correggere e mettere a punto ricette, preparazioni, processi, tecniche di cottura per ottenere dei prodotti che fossero insieme golosi e buoni, leggeri e salutari". 

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Foto da www.agi.it