Roma, uno studio rivela: “Trovate microplastiche nella placenta umana: è la prima volta”

Pubblicato: Mercoledì, 23 Dicembre 2020 - redazione attualità

Trovate delle microplastiche nella placenta umana - TicinonlineROMA (attualità- Studio ospedale Fatebenefratelli Roma-Politecnico delle Marche

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Per la prima volta è stata accertata la presenza di microplastiche nella placenta umana. La ricerca dell'Ospedale Fatebenefratelli di Roma e dal Politecnico delle Marche è stata pubblicata sulla rivista scientifica Environment International. Lo riporta l’Agenzia Ansa.

"Con la presenza di plastica nel corpo viene turbato il sistema immunitario che riconosce come 'self' (se stesso) anche ciò che non è organico. E' come avere un bimbo cyborg: non più composto solo da cellule umane, ma misto tra entità biologica e entità inorganiche. Le madri sono rimaste scioccate", commenta Antonio Ragusa, primo autore dello studio e direttore Uoc ostetricia e ginecologia Fatebenefratelli 

Lo studio, approvato dal Comitato etico, ha analizzato le placente di sei donne sane, tra i 18 e i 40 anni, con gravidanze normali, che hanno dato il loro consenso alla ricerca.

Attraverso la Raman microspettroscopia, in dotazione al Dipartimento di Scienze della vita e dell'Ambiente del Politecnico delle Marche – spiega Ansa - i ricercatori hanno identificato nelle placente 12 frammenti di materiale artificiale, particelle tra i 5 e i 10 micron, cioè grandi come un globulo rosso o un batterio. Dei 12 frammenti, 3 sono stati chiaramente identificati come polipropilene (materiale con cui vengono realizzati per esempio le bottiglie di plastica e i tappi) e 9 di materiale sintetico verniciato. Frammenti che possono derivare da cosmetici, smalto per le unghie, dentifricio, gesso, creme per il viso e il corpo, adesivi”.

Cinque particelle sono state trovate nella parte di placenta attaccata al feto e che è parte integrante del feto, quattro nella parte attaccata all'utero materno e tre dentro le membrane che avvolgono il feto.

Su come le microplastiche entrino nell'organismo umano ancora non si conosce la via prevalente, ma evidentemente gli ingressi sono due, hanno spiegato i ricercatori: la prima riguarda l'apparato respiratorio e quindi il circuito ematico. La seconda attraverso l'alimentazione, quindi via intestino.