STORIE - La Sedia del Diavolo, la leggenda del trono maligno al centro di Roma

Pubblicato: Mercoledì, 18 Novembre 2020 - Giulia Bertotto

ROMA (attualità) - Monumento di particolare carisma 

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Se ci si sposta dalla trafficata Viale Libia e ci si inoltra nelle tortuose vie del quartiere africano a Roma, si ha la possibilità di ammirare un monumento di particolare carisma. Si tratta di quella che i romani chiamano “Sedia del diavolo”, in realtà si tratta delle rovine del sepolcro di Elio Callistio, databile al II secolo d.C, liberto dell'imperatore Adriano, vissuto tra il 76 ed il 138 d.C.

L'attribuzione è però ancora discussa. E cos'è il liberto? Si tratta di una persona precedentemente schiavizzata che è stata liberata dalla condizione di schiavitù, generalmente tramite mezzi legali.

Ma allora perché i romani lo chiamano sedia del diavolo? Il motivo è diciamo estetico e molto suggestivo. Il crollo della facciata in maniera trasversale ha lasciato un rudere che ricorda una sorta di gigantesca poltrona di pietra con tanto di braccioli e schienale.

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Leggende, commistione di culti, racconti popolari e paure colletive si sono aggiunte alle notti in cui vagabondi e pastori lo hanno utilizzato come rifugio o come sede di riti propiziatori, accendendo fuochi al suo interno, ed è così che nell'immaginario è diventato ed è rimasto la sedia del diavolo. Dobbiamo immaginare che anticamnete non era costellato da palazzi, nel mezzo di una svolta cittadina, ma circondato da ampi prati. I suoi fuochi si vedevano da lontano nelle campagne romane e il Medioevo nutriva una fervida fantasia per l'occulto e il maligno.

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Dunque il tempo e l'usura, che hanno determinato il crollo e il sezionamento del monumento funebre a conferirgli questa aura misteriosa e demoniaca. Il mefistofelico trono si trova in piazza Elio Callistio con tipologia di tempietto. Al suo interno su due piani, le paraste (una sorta di pilastro inglobato alla parete) corinzie e un fregio in cotto, una scala nel podio conduceva alla camera inferiore semi sotterranea con due arcosoli (sepolcri arcati tipici dell'architettura sepolcrare romana) in ognuna delle pareti punto il pavimento in meraviglioso mosaico bianco.

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