STORIE | Museo delle Anime del Purgatorio, tracce dell'oltretomba al centro di Roma

Pubblicato: Sabato, 07 Novembre 2020 - Giulia Bertotto

ROMA (attualità) - Per i romani il purgatorio si trova in pieno centro, in Prati, nella sagrestia della Chiesa del Sacro Cuore dell Suffragio

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Dove si trova il purgatorio? Esiste, nel modo in cui noi intendiamo esistere un luogo fisico? E in che modo lì si sconterebbero i peccati commesi in attesa del destino finale della propria anima? Questi interrogativi teologici, filosofici e spirituali hanno attraversato diverse culture e religioni, non solo quella cristiana.

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Il purgatorio, è il luogo di pena temporanea in attesa del paradiso, il suo nome deriva infatti da Purgare, “epurare”.

Nel 1274, la Chiesa cattolica definì per la prima volta la sua dottrina sul purgatorio. Il Concilio di Lione II, oltre a ripetere due punti già stabiliti, ossia esistenza di esso e validità della preghiera per i defunti, raccomandò di non aggiungere altro che non fosse esplicitamente riconosciuto dalla dottrina cattolica.

Per i romani il purgatorio si trova in pieno centro, in Prati, nella sagrestia della Chiesa del Sacro Cuore dell Suffragio. La storia narra che il presbitero francese Victor Jouët comprò il terreno su cui venne edificata la chiesa ma vi fu un devastante incendio: tra le fiamme il religioso vide un volto angosciato e pensò che fosse la manifestazione di un'anima del purgatorio che chiedeva l'intercessione dei vivi. Così partì e in giro per il mondo cercò altri reperti dello stesso genere, fino  a formare la collezione, seppur con alcune aggiunte e mancanze di documenti, che conosciamo oggi.

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In un'unica sala si troverebbero le prove fisiche dell'esistenza di questa condizione ultraterrena. Vi sarebbero un libro di preghiere con l'impronta di una mano impressa su di esso, le tracce delle mani infuocate sugli abiti talari e sulla camicia di Isabella Fornari, badessa delle Clarisse di Todi nella prima metà del Settecento. La federa di un cuscino impressa a fuoco dall'anima di una suora morta di tisi nel 1894.

Una delle reliquie con le impronte più vivide ancora oggi è la camicia da notte appartenuta al belga Giuseppe Leleux di Wodecq che avrebbe sulla manica la bruciatura della mano della madre morta. L'incontro soprannaturale con la defunta sarebbe avvenuto nel 1789 quando la mamma apparve al figlio nella notte, rimproverandolo per la vita di lussuria e corruzione che stava conducendo e per il fatto che lui non pensava a lei durante le preghiere. Il figlio restò così colpito dalle parole dello spettro materno da dedicarsi da allora in poi alla Chiesa, morì perfino in odore di santità.

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