La Cina si avvicina ai Castelli Romani. Le ultime delegazioni espressione di una nuova frontiera?

Pubblicato: Domenica, 29 Ottobre 2017 - Fabrizio Giusti

CASTELLI ROMANI – Da Grottaferrata e Marino due segnali sul territorio che verrà...

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“La Cina è vicina”, narrava il titolo di uno famoso film di Marco Bellocchio nel 1967. Mai come oggi è entrata nelle case degli italiani. Sotto forma di azione in qualche prodotto che consumiamo, oppure radicandosi nelle grandi città come Milano, ove ormai il cognome più diffuso è Hu e non più Brambilla, o realtà medie come l’arcinota Prato (dove un ragazzo su sei è cinese). Imprenditoria, commercio, calcio: la Cina è penetrata all’interno del tessuto economico italiano con una rapidità conclamata.

Anche un territorio come quello dei Castelli Romani, recentemente, sembra iniziare ad essere sempre più incline verso l’ex Celeste Impero. Non solo attraverso i bazar o i ristoranti da anni ormai in pianta stabile in ogni paese del territorio, ma anche attraverso investimenti e scambi commerciali attualmente appena abbozzati e che domani potrebbero diramarsi su tutta l’area, sopratutto nelle cittadine più grandi, attraverso uno scambio economico, commerciale ed anche culturale.

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Due esempi. Pochi giorni fa il sindaco di Grottaferrata, Luciano Andreotti, ha ricevuto una delegazione di imprenditori e amministratori della città cinese di Tai'an. Insieme a loro anche il sindaco della municipalità di Feicheng, Wang Lijun. L'incontro si è concluso con una dichiarazione di intenti, amicizia e collaborazione. L'interesse degli imprenditori cinesi è andato verso la Fiera di Grottaferrata, poiché nella provincia dello Shandong e in particolare nella cittadina di Tai'an, sita in corrispondenza del sacro Monte Tai, si sta sviluppando la coltivazione di olivi e viti con annessa crescita del mercato di mezzi agricoli. Anche se di questo patrimonio a Grottaferrata non c’è più traccia (l’olivo è in seno ad un progetto di ‘Olio in Comune’, le viti sono quasi del tutto estinte a parte i produttori storici rimasti) a causa dell’espansione edilizia e della lenta trasformazione della Fiera da agricola a misto gastronomico, giardinaggio e merceologia varia, Palazzo Consoli si è resa disponibile a intavolare una serie di rapporti che potranno arrivare fino agli scambi economici in ambito commerciale alla formazione di studenti cinesi di Tai'an nel settore agricolo, in particolare nella coltivazione dei prodotti che nel nostro territorio dei Castelli Romani vivono ancora di eccellenze. Il tutto tenendo come riferimento di interscambio commerciale tutta l'area dei Castelli Romani, coordinata dalla Comunità Montana. Una delegazione grottaferratese restituirà la visita per conoscere più da vicino storia di un territorio che si potrebbe legare così alla zona criptense. Con quali prospettive? Presto per dirlo.

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Giovedì 19 ottobre un altro indizio: a Marino si è svolto un incontro tra l’amministrazione e la delegazione cinese da Ningbo, arrivata in Italia grazie ai contatti avuti con l’Associazione Senza Frontiere Onlus e la Società Itachina srl. L'evento, svoltosi presso la Sala Lepanto, ha permesso la reciproca conoscenza in merito ai temi della pianificazione coordinata con le più aggiornate tecniche di lavoro nei cantieri, di illuminazione stradale, parchi pubblici gestione della loro manutenzione. Nel corso dell’incontro si sono però toccati temi di fondamentale importanza anche di breve termine come lo scambio di conoscenze in termini tecnologici e gestionali a livello di pianificazione urbana. Sono emersi assetti strategici in alcuni settori per i quali l'amministrazione di Marino è aperta agli investimenti di società private, anche estere, creando l'opportunità di poter collaborare alla riqualificazione gli edifici sia storici che di recente realizzazione.

 

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Quelli di Marino e Grottaferrata sono solo i casi più imminenti. In altre cittadine delle colline romane, nei prossimi mesi, sono previsti incontri simili o su questa lunghezza d'onda. D'altronde il 'trend' è ancora in pieno vigore. Nel 2010, secondo Bloomberg, gli investimenti cinesi in Italia arrivavano a malapena a 14 milioni di dollari; nel 2014 sono saliti vertiginosamente fino a 4,9 miliardi di dollari, per giungere fino a 7,8 miliardi di dollari nel 2015.

Tra il 2014 e il 2017 Pirelli, Krizia, Salov, Buccellati, MCM, Inter, Milan e tanti altri hanno cambiato titolarità, con importanti società cinesi che ne divenivano nuovi soci unici o di maggioranza.

Da queste operazioni straordinarie, per le società italiane deriva anche una maggiore penetrazione nel mercato cinese, con conseguente incremento del fatturato e riduzione dei costi, arricchendo questa piattaforma ricca di tecnologie e know-how, utili per creare prodotti.

Queste operazioni possono fare la differenza, sia per le imprese cinesi che per quelle italiane. Anche se più di qualche analista pensa che siano più redditizie per le prime.

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Completamente evitato, in un contesto internazionale simile, il tema dei diritti umani, di cui tanto di discute da anni. Proprio nel luglio scorso la relazione annuale della rete del “Chinese Human Rights Defenders” ha riscontrato un deterioramento della difesa delle garanzie sotto il presidente Xi Jinping. Secondo il rapporto, Pechino si è allontanata della politica di apertura prendendo di mira i difensori dei diritti come fossero criminali, sottoponendoli a torture estreme per estrarre ‘confessioni forzate’.

Davanti all’economia e alle prospettive, però, nulla regge. Da parte dei più conservatori c’è il dubbio che nei prossimi anni i cinesi possano alla fine conquistare anche l’organizzazione di eventi tradizionali locali e delle aziende agricole. Ma questo, forse, è fare il processo alle intenzioni ad una pagina ancora tutta da scrivere, nell’era della globalizzazione che tutto inghiotte e tutto mette in competizione o in rapporto.

(nella foto composta: sopra le delegazioni a Grottaferrata, sotto a Marino)