Salvate l’Eremo di San Michele Arcangelo a Nemi. “Gli affreschi cadono a pezzi”

Pubblicato: Lunedì, 23 Ottobre 2017 - Fabrizio Giusti

NEMI (attualità) – Un gioiello per cui già in passato erano partiti degli appelli. Inascoltati, a quanto pare

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Gli affreschi dell'Eremo di S.Michele Arcangelo, nel bosco sottostante Nemi, sono sempre più vicino alla loro definitiva scomparsa. Stanno venendo giù e nessuno interviene. Quelli che sono sopravvissuti sono destinati ad una lenta agonia. La proprietà del sito, le cui opere risalgono al quattordicesimo secolo, è della Diocesi di Albano Laziale. Uno speco inghiottitoio dall’oscurità e dall'edera, purtroppo compromesso da un evidente abbandono. Un oblio che però non passa inosservato agli occhi di quanti, tutte le settimane, affrontano l’escursione per visitarlo. Già alcuni mesi fa era stato rivolto un appello per salvarlo dalla sua fine sempre più imminente (leggi). Nelle ultime ore un utente di Facebook ha rilanciato l'allarme. Fino ad oggi la sua, come le altre, sono state delle voci inascoltate. Un silenzio che anticipa in questo caso la morte di un patrimonio straordinario e bellissimo. Ambientale e spirituale.

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Il sito pare fosse in uso agli albori dell'epoca cristiana, tuttavia le prime notizie della sua esistenza risalgono al XII secolo. Nemi è stata una delle zone che hanno tenuto a battesimo la culla della nuova religione fin dalle sue origini. San Michele Arcangelo, venerato in aree boschive, fu il riferimento di un culto che si avvolgeva negli ambienti in cui la natura è ancora padrona dei tempi e dei ritmi. San Michele, nella cultura cristiana, è infatti l'entità conduce nell'aldilà le anime, che combatte il demonio.

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La zona in cui si erge il romitorio, a poca distanza dal Tempio di Diana, della fonte Egeria, è dunque un angolo di mondo dentro al quale, nei secoli, è passata una cultura di dimensione europea, mitologica, pagana, credente.  E’ un luogo di incontro con il mito, dove fino a pochi anni fa era possibile incontrare nelle raffigurazioni San Pietro con le chiavi del Paradiso, San Bernardino e il martirio di San Sebastiano, trafitto dalle frecce, lo scenario del Golgota, visto come la Nemi quattrocentesca affacciata al lago e Monte Cavo in lontananza, oppure la  Madonna col bambino. Oggi tutto ciò è in precario equilibrio, teso al disfacimento. L'altare è ancora visibile, composto da elementi architettonici sottratti agli antichi siti archeologici della zona. Dietro, di sfondo, l'affresco raffigurante San Michele Arcangelo.

L'eremo fu attivamente curato dai monaci fino al 1700, già dal secolo appresso iniziò il suo declino. Abbandonato  e lasciato al suo destino, diventò anche stallo per animali.

Salvarlo sarebbe un grande gesto istituzionale per le future generazioni, nonché un sito turistico di potenzialità sicure.

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Commenti  

# giancarlop 2017-10-23 17:53
alcuni anni fa (10 o 15?) era possibile raggiungere anche se qualche difficolta, l 'eremo, sia passando per il sentiero sotto i pompieri, sia passando per il bar e anche risalendo dal sentiero che parte anche dal lago,
si arrivava al cancello chiuso con lucchetto, si poteva sbirciare dentro e fotografarlo restandone fuori,
si notavano i sensori di umidita', segno questo che qualcuno provava a tenere l'eremo sotto contollo
poi i sentieri si sono sgretolati ,tutti e tre, il cancello divelto e ora e' nella situazione descritta nell'articolo.
e' stato lasciato incontrollato per troppo tempo, PECCATO
ripeto con fabrizio giusti:Salvarlo sarebbe un grande gesto istituzionale per le future generazioni, nonché un sito turistico di potenzialità sicure.
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