STORIE – Karl Hass, lo spietato ufficiale nazista che visse a Castel Gandolfo.

Pubblicato: Lunedì, 27 Luglio 2020 - F.S.

hass karl ilmamilioCASTEL GANDOLFO (storie) - Non solo Erich Priebke, i Castelli Romani ospitarono un altro spietato ufficiale delle SS

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Il nazismo non finì con la caduta del regime, ormai si sa, e diversi furono gli ufficiali tedeschi che si rifugiarono nei paesi vicini alla Germania. In Italia, parlando di Castelli Romani, molti ricorderanno di Erich Priebke e dei momenti di tensione vissuti ad Albano nel 2013, durante il suo funerale. Oltre a lui, ci fu un altro nazista che visse nel nostro territorio e morì a Castel Gandolfo.

Il suo nome era Karl Hass e, come Priebke, fu uno dei responsabili dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.sportage3 ilmamilio

Il periodo castellano fu solo l’ultimo di una vita lunga, vissuta come ufficiale della Gestapo prima, durante la guerra, e come agente segreto dopo, lavorando per gli americani. La storia italiana di Karl Hass inizia nel ’43, quando viene inviato a Roma subito dopo la caduta del regime fascista. Il suo compito era quello di arrestare i ministri che si opposero al Duce e, al contempo, fornire a Berlino informazioni sugli alleati per contrastarne l’avanzata dall’Italia meridionale.

L’attività romana di Hass culminò con l’eccidio delle Fosse Ardeatine, cui partecipò anche Priebke, dove morirono 335 persone tra civili e partigiani di tutte le età e confessione religiosa. Furono fucilati sia i giovani che gli anziani, i sani e i malati, sia cristiani che ebrei.

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La storia di Karl Hass diventa ancora più torbida nel dopoguerra, periodo in cui riesce a sfuggire a tutti i processi per crimini di guerra che lo coinvolgono grazie alla sua collaborazione con il C.I.C (Counter Intelligence Corps), il servizio segreto militare statunitense. Gli americani salvarono Hass dalla clandestinità e, sotto la loro protezione, l’ex ufficiale delle SS collaborò come spia per il contrasto al comunismo. Karl Hass riuscì così a sfuggire al processo del ’62 per il massacro delle Fosse Ardeatine, per il quale fu condannato solo trent’anni dopo, nel ’96, anno in cui confermò la sua storica appartenenza ad una rete sovversiva, composta da ex nazisti e fascisti italiani, cui negli anni ’70 fu attribuita l’organizzazione della strage di piazza Fontana.

Hass fu un tassello delle oscure connessioni tra americani e neofascisti italiani. Ebbe dei rapporti perfino con Mario Tedeschi, celebre giornalista e politico italiano che fu anche membro della loggia P2, e dichiarò che quest’ultimo fu anch’egli un agente del Counter Intelligence Corps.

Karl Hass proseguì le sue attività sul territorio italiano praticamente indisturbato fino al 1996, anno in cui fu processato insieme a Priebke. Viveva a Milano e non appena venne a conoscenza che un gruppo di agenti della Digos stava arrivando per arrestarlo fuggì a Ginevra, dove condusse una lunga trattativa con la Procura di Roma che terminò con un accordo sulla sua testimonianza nel processo contro il collega Priebke. Una volta giunto a Roma, Hass decise di tornare sui suoi passi e fuggì nuovamente, scappando dalla finestra dell’albero in cui alloggiava in attesa del processo. Fuggendo, Hass riportò gravi ferite (aveva 84 anni), e fu ricoverato in una clinica di Grottaferrata.

Dopo questo ennesimo tentativo di fuga, saltarono gli accordi con la Procura di Roma, che nel medesimo processo di Priebke lo condannò all’ergastolo per i crimini di guerra di cui si era macchiato. Sentenza che arrivò troppo tardi per un uomo come Hass, che per una vita contribuì a tenere in vita l’eredità nazista e fascista sul nostro territorio. Dopo il processo, Hass passò gli ultimi anni in una casa di riposo di Castel Gandolfo, dove morì nel 2004, a 91 anni. Il suo corpo è sepolto qui, nel cimitero comunale della città sul lago. Un nome dimenticato, incarnazione di un male che da sempre affligge il nostro Paese e che non è certo finito con la caduta del regime fascista.colline luglio tennis1 ilmamilio