19 Luglio 1992: la Strage di Via D'Amelio. Paolo Borsellino e la sua scorta: l'esempio civile che è rimasto tra noi

Pubblicato: Domenica, 19 Luglio 2020 - redazione attualità

 

strageviadameliomamilioACCADDE OGGI - Quel terribile pomeriggio d'estate: la morte del giudice e della sua scorta

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19 luglio 1992: a due mesi dalla strage di Capaci, l'Italia torna di nuovo a fare i conti con gli attentati di mafia. In via D'Amelio trovano la morte il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Una Fiat 126, imbottita con 90 chili di Semtex-H, è il nuovo terribile segnala della criminalità organizzata allo Stato, alla Magistratura, alla politica. L'auto parcheggiata sotto casa della madre di Borsellino salta in aria quando arriva il giudice. Nell'esplosione, con Borsellino, perdono la vita cinque uomini della scorta. Quattro uomini e una donna che vollero stare vicino al giudice nonostante tutto, nonostante il pericolo fosse nell'aria. L'unico sopravvissuto è l'agente Antonino Vullo. 

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Borsellino, dopo la morte di Falcone, sapeva quanto ormai la sua vita fosse a rischio. Non gli restava che velocizzare le indagini sulla morte dell'amico Giovanni e così fece. Nella sua agenda rossa annotava minuziosamente tutto. Un "diario prezioso" sparito dalla sua 24 ore pochi minuti dopo la strage. E' uno dei misteri di quel giorno, assieme a tanti altri, che hanno caratterizzato l'eccidio del 19 Luglio. Tanto c'è ancora da scoprire. Tanto c'è ancora da capire.

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Per molto tempo depistaggi e menzogne  hanno fatto in modo che  la verità, tutta la verità, non emergesse. Il ricordo è invece sempre vivo nella sua città e nell'Italia intera. Quell'Italia, così ferita e così devastata dal dolore,  seppe comunque reagire, proprio durante il funerale delle vittime, dimostrando di saper alzare la testa davanti al potere mafioso e alla sua violenza. Un messaggio che ha cambiato le generazioni che sono arrivate dopo. Determinando nuove speranze.