Marino, nuovo libro di Onofrio “Novecento e oltre. Letteratura italiana di ieri e di oggi”

Pubblicato: Lunedì, 15 Giugno 2020 - Mariano Nicotra

MARINO (attualità) - Il libro consta di 50 saggi critici che configurano «una vasta e potente analisi del Novecento letterario

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Marco Onofrio fa di nuovo centro: malgrado gli ingenti disagi prodotti dal lockdown anche al settore culturale e editoriale, ha da poco dato alle stampe il suo trentaquattresimo libro. Si tratta di un ponderoso volume di saggi critici (ben 50, per un totale di 416 pagine) dove il talentuoso e prolifico autore romano, naturalizzato marinese, ha raccolto una parte dei suoi lavori di Italianistica dedicati al ‘900 ma anche agli autori contemporanei, da cui il significativo titolo “Novecento e oltre. Letteratura italiana di ieri e di oggi” (EdiLet).

Il faro al tramonto riprodotto nell’immagine di copertina la dice lunga sullo spartiacque tra due secoli che Onofrio si propone di esplorare.

A vent’anni dall’inizio del nuovo millennio gli studiosi (e Onofrio lo è da una vita) sono ormai in grado sia di fare un bilancio del secolo scorso, sia di evidenziare i fermenti che ne stanno portando “oltre” l’eredità e l’essenza.

I 50 percorsi che il ricchissimo volume consente di attraversare configurano così "una vasta e potente analisi del Novecento letterario italiano, e di alcune tra le più significative opere contemporanee".

Ad una prima parte di “Preliminari” estetici, dove fra l’altro si parla di un mostro sacro come Benedetto Croce, segue una seconda di “Letture” focalizzata su alcune opere fondamentali, da ”Alcyone” di d’Annunzio a “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo, da “16 ottobre 1943” di Giacomo Debenedetti al “Pasticciaccio” di Carlo Emilio Gadda, da “Gli egoisti” di Bonaventura Tecchi a “La vita agra” di Luciano Bianciardi – ma si parla anche di Pascoli, Campana, Luzi, Calvino, Patti, Tomasi di Lampedusa, Ungaretti, Caproni, Pasolini, ecc. Segue un “Intermezzo” dedicato ad autori meno noti o dimenticati (Pitigrilli, Malaparte, Manganelli, Fiorentino, Bajocco, Seccareccia, Dolores Prato), meritevoli di scoperta o riscoperta per la qualità oggettiva della loro scrittura e il valore emblematico delle loro opere. L’ultima parte, “Contemporanei”, procede alla lettura di 14 libri usciti dopo il 2000, soprattutto romanzi, e annovera anche tre autori legati al territorio dei Castelli Romani: Aldo Onorati, con “La speranza e la tenebra”; Paolo Di Paolo, con “Una storia quasi solo d’amore”; Lina Raus, con “Nostra signora Solitudine”. Castellano di adozione, peraltro, era anche Antonio Seccareccia – il carabiniere e libraio a cui è intitolato un celebre premio di poesia a Frascati, dove Seccareccia si era trasferito dalla natia Galluccio, nei pressi di Caserta – di cui Onofrio legge e analizza il bel romanzo autobiografico “Partenza da un mattino freddo” (2007).   

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Abbiamo contattato l’autore marinese per rivolgergli qualche domanda.

Marco Onofrio, come ha vissuto il periodo di quarantena?

Con dolore e sgomento per quanto accadeva, le tristissime immagini delle bare in fila davano un’angoscia difficile da sostenere, soprattutto al chiuso. Personalmente non è cambiato granché alle mie giornate, sono abituato a trascorrere molto tempo in casa: chi scrive ha sempre bisogno di silenzio, solitudine, concentrazione. Sicché ne ho approfittato per leggere molto, una trentina di libri, ma anche per scrivere nuove opere e completarne altre rimaste sospese nel corso degli anni.    

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Per esempio?

Per esempio il mio nuovo libro di poesie, “Azzurro esiguo”, che uscirà a Firenze nel febbraio del prossimo anno, in occasione del mio cinquantesimo compleanno; e una commedia dal titolo “È caduto il cielo” che avevo abbozzato negli anni ’90 e mai più portato a compimento. Ma soprattutto il mio prossimo libro, in uscita a settembre per l’editore di Lecce “Terra d’ulivi”, di cui però non anticipo nulla se non che è un pamphlet molto polemico contro le inveterate storture del mondo letterario italiano.

Perché ha pubblicato “Novecento e oltre” in questi giorni certamente non favorevoli alla diffusione editoriale?

Per dare anche a me stesso un segno di speranza e di continuità. La vita e la cultura devono andare avanti, questo maledetto virus non può bloccarci il cammino, offuscando alle radici la nostra capacità umana di percepire e vivere la bellezza. Ogni crisi, anzi, rappresenta in genere una opportunità evolutiva che occorre essere pronti a recepire. Da cui lo slogan che abbiamo tanto ascoltato – “Ne usciremo migliori” –, purché, appunto, non rimangano soltanto parole. Non so quando potrò presentare il libro (gli eventi culturali sono ancora fuori portata), ma è da tempo ordinabile: chi vuole, perciò, potrà abbandonarsi con me alla più genuina passione per la letteratura a cui le numerose pagine danno udienza e voce.

A chi consiglierebbe la lettura di “Novecento e oltre”?

Anzitutto agli studenti, perché il libro è scritto in modo comprensibile, tale da abbinare profondità di contenuti e chiarezza di forme. Poi, a chiunque ami la letteratura in genere, e quella italiana in particolare, anche come strumento per attraversare la storia della società del secolo scorso, nella sua evoluzione fino ad oggi. Cerco di scrivere saggi non barbosi, diversi cioè da quelli che non mi è mai piaciuto leggere: la cultura non deve allontanare le persone ergendo muri di separazione elitaria o specialistica, ma aprirsi a chiunque abbia occhi per vedere e cuore per comprendere.  

 

 

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