Papa Giovanni XXIII e il discorso della Luna. Quella carezza che fece la storia

Pubblicato: Mercoledì, 11 Ottobre 2017 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI – L’11 Ottobre 1962, in occasione dell’inizio del Concilio Vaticano II, Papa Roncalli si affaccia a San Pietro e pronuncia il discorso più noto della storia della Chiesa

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1962. L’Italia riempie le sale cinematografiche per vedere film come ‘Il sorpasso”, ‘Salvatore Giuliano”, ‘Mamma Roma’, ‘Le quattro giornate di Napoli”, ‘La marcia su Roma” o l’’Eclisse’, opere di Dino Risi, Pasolini, Nanni Loy o Antonioni. Ma anche ‘Lolita’ di Kubrik e ‘Jules e Jim’, un film rivoluzionario, di Francois Truffaut. I giovani ascoltano ‘Mi sono innamorato di te’, di Luigi Tenco, ma anche ‘Let’s twist again’ di Chubby Cheker. E' una società che cambia, quella. Culturalmente, socialmente, politicamente. Sono i prodromi della contestazione, ma soprattutto di un nuovo modo di vivere, di interagire gli uni con gli altri.

Dietro le spalle era appena tramontata l’Olimpiade di Roma del 1960, la più bella del Novecento, come qualcuno ha scritto, per il passaggio simbolico tra antico e moderno. In una Roma già in espansione, ma ancora umana, ove ultimi lasciti delle vecchie generazioni lentamente morivano, il futuro aveva assunto la faccia di un giovane etiope scalzo: Abebe Bikila, vincitore della maratona sotto l’Arco di Costantino. Le vestigia imperiali avevano così salutato il lungo cammino di quell’Africa un tempo colonizzata e che iniziava ad avanzare.

All’inizio degli anni sessanta stava cambiando tutto. The Times They Are a-Changin'” canterà, due anni dopo, Bob Dylan. E cambiava anche la Chiesa.

L’11 ottobre del 1962 dalla finestra del palazzo Apostolico della Città del Vaticano, alla folla riunita in piazza San Pietro per la fiaccolata serale di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II (l’impianto che stravolgerà completamente la relazione con i fedeli dell’istituto millenario più diffuso tra gli esseri umani)  Papa Roncalli, Giovanni XIII, chiamato a gran voce da migliaia di persone, decise di affacciarsi per la benedizione. Un fuori programma. Fece un discorso semplice e breve, divenuto il più celebre della storia della Chiesa moderna.

Alla luna aveva pensato e parlato fino ad allora Giacomo Leopardi, "Al Chiaro di Luna" aveva suonato Beethoven,  con “Notturno” Chopin aveva incantato l’umanità. Fred Buscaglione, morto nel 1960, aveva scalato le classifiche con ‘Guarda che Luna”; ‘Viaggio nella Luna’ era stato il titolo di un leggendario film muto di Georges Méliès. ‘Dalla Terra alla Luna’, invece, era stato un romanzo di fantascienza di Jules Verne del 1865, ove si anticipavano addirittura le fasi dell’allunaggio avvenuto realmente oltre un secolo dopo, il 20 luglio 1969.

Nel 1962, dunque, fin lassù erano arrivate solo la poesia, la musica, il cinema, la letteratura. Una voce mai. Un uomo mai. Eppure la voce di Papa Roncalli, quella sera, unì idealmente l’irraggiungibile, voltando lo sguardo della folla verso il cielo.

«Cari figlioli – esordì - sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera, a guardare a questo spettacolo, che neppure la Basilica di San Pietro, che ha quattro secoli di storia, non ha mai potuto contemplare”. Un boato riempì la piazza. “La mia persona – continuò - conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme paternità e fraternità e grazia di Dio, facciamo onore alle impressioni di questa sera, che siano sempre i nostri sentimenti, come ora li esprimiamo davanti al Cielo, e davanti alla Terra: Fede, Speranza, Carità, Amore di Dio, Amore dei Fratelli. E poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del Bene”. Quindi il passaggio emblematico ed indimenticato: “Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza”. 

Parole a braccio, senza consigli. Un momento istintivo, commuovente.

Rientrando nelle sue stanze disse ai suoi collaboratori che si era rivolto alla sua “Teresina”, Santa Teresa di Lisieux, la religiosa Carmelitana che nel 1887, a soli 16 anni, era arrivata in Vaticano e si era aggrappata ai piedi di Leone XIII per entrare al Carmelo.

Il discorso più famoso del secolo per un Papa nacque così. Davanti alla Luna e a migliaia di torce accese. La via del Concilio Vaticano II imboccò la sua strada dentro a questa poesia. Una trasformazione ancora in corso. Ma questa è veramente un’altra storia.