Giorgio Balzoni: "Quando Moro scrisse: 'Resterò come punto irrinunciabile di contestazione'. Ed aveva ragione lui"

Pubblicato: Sabato, 09 Maggio 2020 - redazione politica

moro aldo4 ilmamilioCIAMPINO (attualità) - Il giornalista e cosigliere comunale ricorda il suo ex professore nel giorno in cui si commemorano i 42 anni dall'omicidio. "Quell'assassinio ha fatto quasi dimenticare lo spessore di statista di Moro: e non possiamo permettercelo"

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Quella del 9 maggio non è e non sarà mai una data qualsiasi. Non lo sarà per gli italiani ma in particolare per tutti coloro che quella Storia, con la "S" doverosamente maiuscola, l'hanno vissuta in prima linea.

Il 9 maggio 1978, dopo una telefonata che ne annunciava il luogo, il corpo di Aldo Moro viene ritrovato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa i via Caeani, al centro di Roma.

Giorgio Balzoni, giornalista parlamentare, ex candidato sindaco di Ciampino ed oggi consigliere comunale di minoranza, di Aldo Moro fu allievo universitario e, principalmente, amico. Suo lo straordinario libro "Il professore" che di Moro traccia un profilo sconosciuto ai più.

"Una cosa che mi sento di dire, in una giornata come questa, riguarda un fatto che è rimasto un po’ sotto silenzio", dice Balzoni.

"Nei disperati giorni che precedono il drammatico epilogo della sua prigionia (iniziata il 16 marzo con la strage di via Fani in cui viene trucidata la scorta del presidente della DC, ndr), Moro scrive dal covo una lettera alla moglie in cui chiede al suo assistente Saverio Fortuna di scusarsi con gli studenti del corso di diritto penale perché non potrà chiudere l’anno Accademico: pensate quale considerazione (o meglio affetto) aveva per i suoi studenti!", racconta Balzoni.

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"Ma, secondo me, c’è un’altra cosa che dovrebbe essere approfondita (o forse scoperta?): la sua politica estera. Moro è il primo a parlare di diritti del popolo palestinese, rivoluziona gli equilibri nel Mediterraneo (emargina Gran Bretagna e Francia), e soprattutto realizza gli accordi di Helsinki che sono la vera ragione della fine del comunismo sovietico e la prima vera spallata al Muro di Berlino".

"Del suo assassinio non parlo perché, purtroppo, i tanti dilemmi su quei giorni hanno fatto dimenticare l’azione dello Statista: nostro dovere, invece, sarebbe proprio riscoprirla per capire così da dove nasce la fine della politica in Italia. "Io resterò come punto irrinunciabile di contestazione", scrisse nelle lettere e ancora una volta aveva ragione lui", conclude Giorgio Balzoni.

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