Covid-19: l'inevitabile dichiarazione di "Italia nazione protetta" in un Paese schiavo dei social, dell'ignoranza e dell'analfabetismo funzionale

Pubblicato: Martedì, 10 Marzo 2020 - redazione attualità

iorestoacasailmamilio 2345FRASCATI (attualità) - Un'emergenza sanitaria che per molti continua ad essere una fake

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Era possibile evitare che l'Italia fosse il primo Paese al mondo a dichiararsi nazione infetta (pardon "protetta") con restrizioni estese a tutto il territorio?

No, non lo era. Perché come ha detto bene Conte ieri sera "non c'è più tempo".

Non era evitabile perché gli italiani, cittadini di un Paese che - almeno secondo i numeri ufficiali - ha quasi il 10% dei morti da coronavirus del mondo, non hanno ancora oggi compreso l'oggettiva gravità della situazione.

Non sono bastate le copiose immagini e testimonianze che da giorni arrivano dalla Lombardia (Lodi, Milano e Bergamo in particolare), il tam-tam mediatico, la chiusura delle scuole e delle università, l'insistito suggerimento ad evitare assembramenti. Non sono bastati.

E così, ma la vite può girarsi ancora di più, il premier Conte pressato da Regioni e ministri (a quanto si legge) si è persuaso nell'estendere le limitazioni e le prescrizioni all'intero territorio nazionale. Misure rigide. Ma c'è ancora chi non lo intende.

Un irrigidimento delle misure che, di fatto, toglie ogni possibilità di manovra alle istituzioni locali. Ed era ora. Perché nonostante l'allerta nazionale, in questi giorni ognuno nella zona esterna a quella rossa ha continuato a procedere per conto proprio. Sindaci che hanno interpretato le indicazioni in maniera difforme tra loro, creando confusione ed ulteriori occasioni di potenziale contagio.

Senza contare il paradosso vergognoso del mondo del calcio. Il pallone ha provato ad andare avanti come se nulla fosse, fino alla patetica messa in scena dell'ultimo week-end, con la tristezza infinita ed anacronistica perché lontana dal Paese reale, delle partite a porte chiuse. Era ora che si fermasse anche questo scempio.

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Una cosa deve essere ben chiara ed ancora non lo è. Ad essere pericoloso non è solo il virus, il covid-19, che già di per sé non è "poco più di un'influenza" come per giorni si è ripetuto ma è un serio pericolo di una severa polmonite, quanto il rischio sanitario.

Il rischio insomma, che in alcune aree del Nord si è già verificato, che non ci siano posti in ospedale sufficienti a curare tutti i malati. Eppure sembra così facile da capire.

Ed invece no. I giovani hanno considerato la sospensione delle attività didattiche come una maxi-vacanza, sostenuti anche dall'incoscienza di alcuni operatori commerciali (vedi quanto accaduto in alcuni impianti sciistici): nel barese, tanto per citare un esempio, nello scorso fine-settimana sono stati organizzati diversi "coronavirus-party", con location segreta fino all'ultimo momento.

C'è speranza di farcela?

In un Paese, come l'Italia, nel quale secondo le stime ci sono tra il 27 ed il 44% di analfabeti funzionali quanto sta accadendo è l'inevitabile effetto dell'incapacità dei cittadini di comprendere il reale stato delle cose.

La diffusa tendenza a minimizzare le notizie diffuse, l'incapacità e l'inabitudine di valutare l'attendibilità dei dati comunicati - pur da fonti ufficiali ed accreditate (al netto dei tanti difetti di comunicazione di questi giorni) - , il considerare una "fake new" l'emergenza in corso, la faciloneria nel bollare come "esagerate" alcune misure precedentemente adottate, le persistenti feste pubbliche, sono il segno di una Italia che oggi è letteralmente in ginocchio.

Non solo per colpa del virus, non solo per qualche ritardo istituzionali e per le carenze ormai croniche del suo sistema sanitario, ma anche e soprattutto per colpa degli italiani. Italiani che, ancora oggi, nell'affollare i supermercati, nel fare finta che tutto "vada bene" a chiacchiere (a decine sui social espongono il patetico ed inutile cartello "andrà tutto bene" fregandosene invece poi di rispettare le prescrizioni), nell'insistente tentativo di credere che tutto sia come sempre, rendono più complicata la battaglia per la salute che in questi mesi siamo chiamati TUTTI a combattere. La priorità assoluta oggi è la salute.

Perché, al di là di quanto in molti continuano a credere, nessuno è immune.