Elena Fattori: "Il Covid-19? Né panico né sottovalutazione. Serve continua valutazione"

Pubblicato: Sabato, 07 Marzo 2020 - redazione attualità

coronavirus8 ilmamilioGENZANO (salute) - La senatrice genzanese biologa in un lungo post

ilmamilio.it - nota Facebook

Riprendiamo il contributo in un lungo post Facebook pubblicato nelle scorse ore dalla senatrice genzanese Elena Fattori, biologa.

"Vi dico il mio pensiero sul coronavirus sia da ex addetta il lavori (ho lavorato per 20 anni nel laboratorio di Pomezia che sta mettendo a punto il vaccino) sia da persona che ha vissuto le varie fasi da dentro le istituzioni ma soprattutto per dovere di rappresentante, eletta a Genzano (al netto delle appartenenze politiche).

Da biologa: il coronavirus cod19 non è una comune influenza, è un virus a RNA della famiglia della SARS. Rispetto alla SARS ha due mutazioni, una che lo rende più infettivo e una che lo rende meno letale (per dirla in parole povere). E' appena saltato da una specie animale all'uomo e dopo l'emergenza magari dovremmo chiarirci le idee su come evitare che questo avvenga in futuro tentando di imporre a paesi terzi, con cui abbiamo rapporti commerciali e scambi intensi , norme virtuose di gestione della fauna.

Al momento rimane che questo è un virus nuovo per la specie umana di cui si può capire il comportamento solo osservandolo giorno per giorno. Quindi inutile ergersi a immunologi del tipo "io averi fatto così" perché va affrontato in emergenza come il nostro sistema sanitario sta facendo egregiamente. Va osservato anche nel corso della sua evoluzione perché ovviamente può mutare e può farlo in meglio (attenuandosi) o in un peggio , sebbene al momento sembri stabile. Il vaccino richiede tempo per cui impossibile immaginare che sarà uno strumento utile nelle prossime settimane. Quindi NIENTE PANICO perché si cura e nella maggior parte dei casi è quasi asintomatico ma NIENTE SOTTOVALUTAZIONE perché comunque è un'epidemia di qualcosa di cui non abbiamo difese immunitarie perché non lo abbiamo mai incontrato e, soprattuto, in un 10% di casi richiede terapia intensivaGIERREauto 0220

Dal punto di vista istituzionale: è una situazione di emergenza con un ampio margine di imprevedibilità quindi ovvio che le disposizioni vengano decise di settimana in settimana. I dati provenienti dalla Cina aiutano fino a un certo punto perché, ahimè, non è un paese democratico caratterizzato da libera circolazione di idee e informazioni quindi, benché ci sia una collaborazione intensa tra governi, rimane che il medico che ha scoperto il virus è stato inascoltato e il blogger che ha documentato l'infezione è scomparso quindi credo (mia opinione) che valga la pena adottare una certa cautela interpretativa. Limitare e rallentare l'infezione serve a non sovraccaricare il nostro sistema sanitario e soprattutto i reparti di terapia intensiva. Capirete che con il 10% di ricorso alla terapia intensiva un conto è se abbiamo 5000 infetti e 500 ricoverati in terapia intensiva, altro conto se ne abbiamo 50.000 o 500.000, numeri che diventano insostenibili.

La chiusura dei centri di aggregazione (per quanto possibile, quindi scuole, università ecc) ha senso perché sono il luoghi ove statisticamente si trasmettono con maggiore frequenza le infezioni. Per il resto la limitazione dei contagi è soprattutto nella responsabilità dei cittadini e affidata al loro senso civico.

Per le polemiche politiche ci sarà tempo e non dubito che ne parleremo per mesi addossando le colpe e le responsabilità gli uni agli altri ma ora (e lo dico in primis a me stessa) è il momento della responsabilità e della coesione sociale".

Foto di iXimus da Pixabay