12 febbraio 1980: l’omicidio di Vittorio Bachelet e il grande insegnamento civile della famiglia

Pubblicato: Mercoledì, 12 Febbraio 2020 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI – La morte del giurista e politico ad opera delle Brigate Rosse. Il meraviglioso discorso in occasione dei funerali

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E' il 12 febbraio del 1980. Vittorio Bachelet, vice presidente del Csm, professore universitario, viene assassinato sul mezzanino della scalinata della Facoltà di scienze politiche dai militanti armati delle Brigate Rosse Annalaura Braghetti e Bruno Seghetti. Il professore, in quel momento, stava parlando con la sua giovane assistente, il futuro ministro Rosy Bindi.

Bachelet era stato eletto nel consiglio comunale di Roma nel giugno del 1976 e nello stesso anno, il 21 dicembre, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura come membro "laico", eletto quindi dal parlamento. Esattamente in funzione di questo ruolo, diventò un obiettivo dei terroristi, che contro i magistrati in quel periodo storico, avevano iniziato una terribile guerra, come altre sigle dell'eversione di sinistra e di destra.

La politica, per Vittorio Bachelet, amico di Aldo Moro, fu sempre un motivo di riflessione, mai banale, per migliorare l'Italia. Era un grande intellettuale cattolico che si impegnò, moltissimo, per l’educazione delle nuove generazioni. Un grande credente che serviva la democrazia. Un martire laico. Una persona perbene, esempio di vita, di impegno, di libertà e di grande insegnamento. Quell'insegnamento che condusse il figlio Giovanni, allora 25enne, ad esprimere, a nome della famiglia, in occasione del funerale, parole di grandissima civiltà che ancora oggi rimangono come un insegnamento.

Giovanni affermò: “Preghiamo per i nostri governanti: per il nostro Presidente Sandro Pertini, per Francesco Cossiga. Preghiamo per tutti i giudici, per tutti i poliziotti, i carabinieri, gli agenti di custodia, per quanti oggi nelle diverse responsabilità, nella società, nel parlamento, nelle strade continuano in prima fila la battaglia per la democrazia con coraggio e amore. Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri”.

Un discorso memorabile, di fede, coraggioso, che fece diventare le esequie di una vittima del terrorismo in un autorevole testimonianza a favore della civiltà e della concordia. Parole che misero l'amore al centro del mondo, evitando con determinazione l'odio, la violenza e, soprattutto, la vendetta.