Psicologia: il terrorismo? L'Occidente è la vittima ideale

Pubblicato: Martedì, 19 Settembre 2017 - redazione attualità

CIAMPINO (psicologia) - Le leve sulle quali agisce chi vuole instillare paura ed angoscia

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Il fenomeno del terrorismo è molto poco studiato nei suoi risvolti psicologici ed anche in questo momento in cui i mass media offrono ampio spazio alla pagina sul terrorismo è molto raro trovare degli articoli che ne analizzino la componente psicologica. Il terrorismo ha come obiettivo finale il suscitare nelle persone del campo avversario delle emozioni negative come la paura, l’angoscia, l’inibizione delle attività e la riduzione dei comportamenti sociali.

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E’ un modo quindi per condizionare, controllare, inibire il comportamento altrui attraverso la suggestione emotiva della paura. Da sempre la violenza e la paura, sia espresse con attentati che minacciate dalla propaganda, sono usate come tecniche di pressione sulla popolazione avversaria.

Dal famoso 11 settembre  nel mondo occidentale la risonanza delle immagini degli aerei che si schiantano contro le Torri gemelle a New York ha provocato un cambiamento nella routine quotidiana di moltissime persone.

Gli atti di terrorismo coinvolgono emotivamente tutta la popolazione avversaria, non solo quindi obiettivi come gli uomini di governo, i politici e le forze armate. Il terrorista ottiene, con l’effettiva uccisione di poche (o molte) vittime, il condizionamento inibitorio di tutta la popolazione avversaria. Si amplificano infatti non solo la paura della morte, ma anche quelle intime e soggettive della paura delle malattie, degli incidenti, delle brutte notizie e di molte altre ancora. C’è inoltre una più forte intolleranza allo stress e alle frustrazioni. Aumenta la diffidenza e l’ostilità verso tutto ciò che è straniero, sconosciuto, estraneo al proprio quotidiano. Tutti questi effetti psicologici e comportamentali rappresentano l’obiettivo del terrorismo.

Per coinvolgere il maggior numero di persone possibili il terrorismo ha bisogno ed usa i mezzi di comunicazione di massa che fungono quindi da inconsapevole ma necessaria cassa di risonanza. Non potrebbe esistere il terrorismo senza giornali e televisione ed è per questo che il fenomeno è esploso in  questo secolo ed in questi anni. Il terrorismo vuole agire sotto i riflettori e le telecamere delle televisioni. Non avrebbe avuto lo stesso effetto psicologico il sapere semplicemente che due aerei si erano abbattuti sulle torri gemelle. Il saperlo leggendolo sul giornale sarebbe stata una semplice informazione con scarsa risonanza emotiva.

La società occidentale odierna, per tutte le motivazioni elencate e le componenti psicologiche implicate sembra davvero essere la perfetta vittima di un'arma così potente ed incontrollabile. Proviamo ora a capire come ognuno di noi potrebbe fronteggiare questo fenomeno terrorizzante,  Stabilisci quali media usare per informarti. Le immagini violente, le urla in tv, gli alert senza filtro dei social terrorizzano. Capire cosa accade, invece, ti aiuta ad avere un quadro più realistico e, dunque, a essere più razionale.

La risposta allo stress segue, di solito, questo schema: fight, flight, freeze (combatti, scappi o ti blocchi). È una reazione istintiva, ma a volte non scatta. Ripensare a come hai reagito in un'emergenza, ti serve a prepararti a fare la cosa giusta, e questo possiede un effetto calmante.  Non è un'emozione negativa la paura, ma un campanello d'allarme che ti aiuta a difenderti dai pericoli. Se ti è rimasta un po' di paura, dunque, approfittane attivando dei pensieri protettivi. Per esempio, se entri in un locale cerca con lo sguardo l'uscita di sicurezza così sai dov'è in caso di necessità, così, razionalizzerai che hai vie di fuga sicure e potrai concentrarti su quello che stavi facendo.

Un po' di leggerezza è necessaria per superare un evento traumatico. Questo non vuol dire essere superficiali, ma curare quella che in psicologia è definita la "colpa del sopravvissuto", cioè la sensazione di non poter più permetterti di essere felice solo perché altri sono stati più sfortunati di te.

Se ti accorgi che l'ansia invece di diminuire cresce, affidati a una psicoterapia specifica. Possono essere sufficienti dalle tre alle sei sedute per ridimensionare il tuo perenne stato d'allerta.

Contatti

   Zucchini Giulia Psicologa & Neuropsicologa

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