Musica e Picasso: un inedito legame proposto da Ciammarughi e Taddei a Palazzo Chigi di Ariccia

Pubblicato: Venerdì, 22 Novembre 2019 - Luca Priori

ARICCIA (eventi) - concerto a cura dell'Accademia degli Sfaccendati, in programma a Palazzo Chigi alle ore 18.15

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Una commistione d’eccezione per il prossimo appuntamento con I Concerti  dell’Accademia degli Sfaccendati , l’assai apprezzata stagione concertistica sostenuta dal Comune di Ariccia e dal Ministero dei Beni Culturali (MiBACT),  in programma domenica 24 novembre alle ore 18.15 al Palazzo Chigi di Ariccia. “The sound of Picasso”, questo il titolo del concerto, darà l’opportunità alle note del sax di Jacopo Taddei e del pianoforte di Luca Ciammarughi di potersi innestare nell’arte pittorica di Pablo Picasso per un suggestivo viaggio musicale da non perdere.

Siamo andati a scambiare quattro chiacchiere con il pianista e musicologo Luca Ciammarughi, già acclamato ospite degli “Sfaccendati”  nella Sala Maestra di Palazzo Chigi lo scorso anno.

Come entrano in connessione le note musicali con l'arte di Picasso?

 “Il rapporto fra l’arte di Picasso e la musica è paradossale. Da un lato, infatti, il grande pittore non sembrò manifestare a parole o nelle lettere una particolare passione per la musica; dall’altro, la musica fa la sua comparsa quasi ossessivamente nell’opera pittorica dell’artista spagnolo: sia nei quadri parigini dei primi anni del Novecento, spesso ambientati nei cabaret, music hall e cafés chantants, sia nel periodo blu (ad esempio Il vecchio mandicante con in mano una chitarra), sia nel periodo cubista sotto forma di strumenti musicali (mandolini, chitarre, violini), sia nella fase successiva al dopoguerra, spesso con una ritrovata gioia di vivere espressa attraverso figure di animali o mitologiche che fanno musica (ad esempio fauni o caprette nella Joie de vivre, immenso quadro dipinto ad Antibes). Credo ci sia un sottotesto musicale in tutta l’opera di Picasso. Ma non ci si può limitare ai quadri: Picasso fu artista totale. Il suo lavoro di scenografo e costumista lo portò a collaborare con Satie, Falla, Stravinsky e altri compositori, nella Parigi di Diaghilev e dei Ballets Russes. Nel balletto Parade, in particolare, su testo di Cocteau e musica di Satie, il suo apporto fu cruciale e rivoluzionario. È proprio da Satie che io e Jacopo siamo partiti, divertendoci a trascrivere alcuni suoi lavori per sax e pianoforte, secondo il concetto di “metamorfosi”, fondamentale nell’opera picassiana”.

Può ogni forma d'arte, dalla pittura alla musica, trovare sempre un punto d'incontro oppure esistono delle eccezioni come nel caso di Picasso?

“Non sempre c’è un punto d’incontro. Ci sono epoche in cui le arti procedono in maniera più autonoma l’una dall’altra, altre in cui dialogano maggiormente. Non dobbiamo però mai dimenticare che, per i greci antichi, il termine mousikè, da cui deriva il nostro “musica”, non indicava soltanto l’arte dei suoni, ma l’insieme di tutte le arti legate alle nove Muse. Addirittura si può dire che non esisteva una musa della musica, mentre c’era una musa della danza, Tersicore. La tragedia greca, come unione di azione parola e musica, è l’origine di qualsiasi Gesamtkunstwerk, “opera d’arte totale”. Un eccesso di specializzazione conduce a un binario morto. Sicuramente Picasso lo sapeva e ha sempre tenuto uno sguardo aperto su ciò che lo circondava”. 

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Sei venuto diverse volte a Palazzo Chigi, quanto è speciale questa location? 

“È un luogo incantevole, maestoso e intimo al contempo. Ricordo di aver suonato lì come bis un valzer tratto dalla colonna sonora del “Gattopardo” di Visconti. Sapere che tante scene del film furono girate proprio a Palazzo Chigi, mi ha dato un brivido speciale nel poter interpretare quella musica legata indissolubilmente al film, negli stessi ambienti che hanno visto il primo incontro tra Angelica e Tancredi.

Il salone principale, poi, ha un’acustica eccellente e una grandiosità che ti spinge a suonare con un respiro diverso dal solito. Per quanto riguarda l’esterno, il panorama sulla pianura, nelle belle giornate, è stupendo”. 

L'Accademia degli Sfaccendati ha proposto con grande successo, proprio di recente, un "concerto sensoriale", anche il tuo lo potremmo definire “sensoriale”?

“Sì, perché io e Jacopo Taddei uniremo diversi elementi, proprio ispirandoci all’idea di “sinestesia” (n.r. : fenomeno sensoriale/percettivo). Sarà un concerto “narrato”, in cui racconteremo il rapporto fra Picasso e la musica attraverso non solo i suoni del sax e del pianoforte, ma anche le parole e la proiezione di opere d’arte”.