Regione, Cacciatore (M5S) scrive una lettera aperta all’assessore Valeriani sul Piano Territoriale Paesistico Regionale

Pubblicato: Lunedì, 19 Agosto 2019 - Redazione politica

REGIONE (politica) - dibattito in corso alla Regione Lazio sul PTPR

ilmamilio.it 

Si infiamma il dibattito sul Piano Territoriale Paesistico Regionale. Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Marco Cacciatore, nel giorno di ferragosto ha scritto una lettera aperta all’assessore regionale all’Urbanistica, Massimiliano Valeriani.

“Assessore Valeriani,

Non le scrive un urlatore di professione, ma un consigliere regionale, che per tre mesi e oltre ha seguito, da presidente di Commissione Urbanistica, i lavori su un atto mai approvato prima in Consiglio. Mi sono dedicato a quei lavori, convinto che avere anche un pessimo e confuso PTPR, visti gli anni di pendenza, fosse meglio che non averlo: perché durante gli anni dalla sua adozione nel 2007 senza un'approvazione in Consiglio, sono sotto gli occhi di tutti i casi di cementificazione insostenibile, concesse sui territori a livello comunale, spesso aggirando le norme di salvaguardia vigenti e senza che le o indicazioni fossero assoggettate a complete procedure di valutazione della loro sostenibilità, causa anche la situazione di stallo sui procedimenti di Variante in cui la Regione versa da anni.

Mi sono confrontato in modo assertivo, anche dopo la fase di Commissione e il colpo di mano che la Maggioranza ha operato appoggiato dai voti del centro-destra: presentando emendamenti su una parte del PTPR diversa dalle Norme Tecniche, di conseguenza contravvenendo alle indicazioni che Lei stesso aveva dato e stralciando l'Intesa col Mibac che aveva visto impegnata la Regione dal 2013 al 2016.

So bene che non è stato solo lo stralcio dell'intesa col Mibac a compromettere il senso dell'approvazione del PTPR. Infatti, dopo quella fase, mi ero presentato in Aula, dismessi i panni del Presidente di Commissione, pronto a fare ostruzionismo ma disposto tuttavia a facilitare il corso dei lavori, se si fosse riconosciuta la tutela che la legge vorrebbe veder garantita da un PTPR, secondo le esigenze chiaramente dalle Comunità e rappresentate da me e dal gruppo M5S Lazio.

Con tutta la mia inesperienza e la presunzione di cui sono solitamente tacciato, dissento frontalmente e smentisco i seguenti punti, rispetto a quanto Lei scrive sul quotidiano Repubblica.

sagra porchetta ilmamilio

1) Sulla protezione delle aree costiere sia marittime che lacustri (artt. 33 e 34 delle Norme Tecniche del PTPR), l'ultima versione del PTPR, visibile nella notte dell'approvazione senza che fosse più emendabile dai consiglieri, ha consentito rispetto al vecchio testo un maggior panorama di insediamenti (oltre alle attività balneari già previste troviamo ora, ad esempio, le attività di ormeggio o noleggio imbarcazioni, gli esercizi di ristorazione e le attività ricettive all'aperto). Inotre, mentre prima erano escluse dagli insediamenti consentiti le aree ricadenti nei paesaggi di sistema naturale, naturale agrario e agrario di rilevante valore, ora di questa salvaguardia non c'è più traccia. Senza questa esclusione il PTPR perde, in questo come in altri punti della sua disciplina, la sua funzione di tutela sovraordinata per i Beni e le Aree di pregio, che la legge e il Codice Urbani invece gli affidano. Le cubature nelle coste lacustri sono effettivamente aumentare a 0,2 mc/mq, forse per essere adeguate alla pessima legge sulla rigenerazione urbana approvata nella scorsa Legislatura e speculare alla normativa nazionale. Ma ci sono, secondo me, ben altri punti di possibile illegittimità, da rintracciarsi innanzitutto nella mancanza di tutela che il Ptpr, deliberatamente e col consenso della Maggioranza di centro-sinistra unitamente al centro-destra, ha rifiutato di garantire. Sì, è vero che saranno i Comuni a decidere: gli stessi Comuni che per anni hanno concesso fin troppo agli insediamenti. 
2) Sulle aree di montagna, lo spirito è lo stesso in merito all'ampliamento delle tipologie di insediamento e alla mancata salvaguardia dei paesaggi di pregio, mentre se prima tutto doveva rispettare l'impatto visivo, oggi deve essere compatibile a uno scenario di montagna (e in fondo anche una seggiovia o un impianto di risalita ricordano la montagna, vero Assessò?!?).
3) Ancora peggio su alcuni punti che Lei non cita. Mi riferisco all'art. 14, nella cui ultima versione sono consentiti non più solo insediamenti per le attività produttive di pubblica utilità e per edifici pubblici, all'interno di vincoli e in deroga alle norme, ma anche insediamenti di rigenerazione urbana: a uso privato e con premio di cubatura del 20%. Questa è forse la norma che più di tutte snatura la funzione del PTPR: laddove la legge gli assegnerebbe il ruolo di preservare tramite vincoli e indirizzi nei paesaggi, che I piani di sviluppo e i PRG comunali devono rispettare, il PTPR appena approvato, recependo lo spirito di emendamenti e interventi del centro-destra, fa dello stesso PTPR un piano di sviluppo, di fatto abdicando alla sua funzione di salvaguardia e probabilmente aprendo a uno sviluppo insostenibile, come quello verificatosi negli ultimi decenni in Regione Lazio. Stesso dicasi a proposito dell'art. 62, ai sensi del quale nella precedente Legislatura o Comuni potevano segnalare le incongruenze rispetto al PTPR, che la Regione poteva adeguare d'ufficio o richiedere di adeguare rispettato il PTPR, mentre oggi si fanno salve e si escludono da questa possibilità le zone edificabili o a uso commerciale, artigianale, industriale e a servizi dei Piani Regolatori comunali: altro esempio in cui il PTPR perde la sua funzione di tutela sovraordinata, per lasciare margine ai Comuni così attenti negli anni a preservare il proprio territorio (chiaramente e purtroppo faccio ironia). 
4) sul centro storico di Roma, riconosciuto patrimonio UNESCO da una Convenzione Internazionale, si è affrontata la questione con la visuale di chi deve richiedere permessi e vedersi semplificate le procedure, anziché con l'intento di tutelare il centro storico più bello del mondo, che nei giorni stessi dell'approvazione del PTPR, stava per essere interessato dall'insediamento di un esercizio di ristorazione della grande distribuzione nel solco della gentrificatione ormai imperante (commercializzazione dei centri storici, altra pratica che purtroppo ci troviamo a importare da mondo anglosassone e dal nord Europa). Se l'art. 43, co. 17 escludeva già nella sua versione originaria Roma dalla normale tutela degli altri centri storici, rinviando a strumenti più restrittivi, il fatto che questi strumenti non siano mai stati perfezionati faceva sì che Roma di fatto rimanesse senza salvaguardie: come denunciavano note Associazioni ambientaliste (Italia Nostra e Carte in Regola), che di solito vengono accreditate a sinistra a livello elettorale. Personalmente ho proposto, tramite uno dei miei emendamenti cui tenevo di più, che Roma fosse intanto tutelata come tutti i centri storici, in attesa e nelle more di nuovi e più tutelanti strumenti ancora da perfezionare. Quando la Giunta ha proposto la sua versione definitiva di quell'art. 42, co. 17, ha inteso porre in capo a Mibac e Soprintendenza anche la competenza sulla compatibilità paesistica: ritenendo prioritario che chi richiede permesso possa fsrlo solo in direzione del Ministero e non anche della Regione, posto che è tutto da dimostrare che questo singificherebbe accorciare i tempi di attesa al di là della stratificazione delle procedure. Peccato che nel 2015, nel Piano di Gestione del Sito Unesco di Roma, alla presenza del Comune di Roma Capitale, del Mibac e della Regione Lazio, si fosse stabilito che quel rinvio fosse improprio, visto che il quadro normativo nazionale che disciplina il Ptpr (Codice Urbani, D. Lgs. 42/2004) stabilisce che tra gli elementi che un Piano Paesistico deve tutelare con maggiore attenzione ci sono proprio i siti Unesco.

Ebbene, usando il solito ritornello politico del rimpallo di responsabilità tra Enti senza mai prendere un'iniziativa, questo PTPR disciplina una materia che andava necessariamente definita, ma lo fa rendendo lecito quel che potrebbe volare i beni e le aree da preservare, che la legge affiderebbe al Piano Paesistico il compito di tutelare. Un esempio lampante, questo PTPR, delle larghe intese in Regione Lazio tra Lei Assessore e centro-destra. Se durante le fasi di esame del PTPR ero convinto che sarebbe stato meglio un PTPR pessimo che non averlo, questo PTPR mi ha convinto del contrario: perché è peggio del pessimo e di quanto pessimo lo potessi immaginare.
Ero convinto che la Maggioranza avrebbe recepito alcuni nostri punti di obiettivo buon senso, che molti suoi membri riconoscono e per primi non sanno spiegarsi perché non siano stati accolti: nell'imbarazzo di aver assistito al connubio nei contenuti di questo PTPR tra la loro Giunta e Forza Italia. Se il Mibac impugnasse questo Piano avrebbe probabilmente molti elementi di sospetta illegittimità per farlo: a partire dallo spirito sviluppista e dalla mancanza di tutele che esso presenta, che vanno ben oltre secondo me la pubblicazione delle osservazioni Mibac e il valore dell'intesa. Chissà che la crisi di Governo non giovi a questo risultato del suo assessorato, utile in termini di propaganda, ma non certo per la salvaguardia della vivibilità dei territori”.


consorzio ro.ma