Parco Castelli Romani: “Cinghiali, informazioni utili per una pacifica convivenza”

Pubblicato: Sabato, 03 Agosto 2019 - redazione attualità

Immagine correlataROCCA DI PAPA (attualità) - Dopo gli ultimi casi di aggressioni denunciate ecco alcuni consigli dell'Ente per la convivenza e l'attenzione

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Da una comunicazione dell'Ente Parco:

"La popolazione di cinghiali ai Castelli Romani è monitorata dai Tecnici dell’Ente Parco, impegnati in azioni di prevenzione e corretta informazione sul tema. Si riportano di seguito alcuni approfondimenti, risposte alle domande più comuni e analisi della situazione cinghiali.

Cinghiali: fra leggenda e realtà, fra credenze e dati scientifici

Il cinghiale, così come ogni altra specie della fauna terrestre italiana (estendendo, anche gli animali domestici), non attacca deliberatamente l’uomo ma fugge da esso (leggi tutto

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Come comportarsi quando si incontra un cinghiale

I cinghiali sono animali selvatici numerosi non solo nel territorio dei Castelli Romani, ma in tutto il Paese. La cronaca continua a documentare incontri ravvicinati tra uomini e cinghiali; sono ricorrenti episodi di animali investiti ed uccisi lungo le arterie a ridosso di aree boscate, sporadici quelli di difesa attiva da parte dei cinghiali che effettivamente si possono verificare nel momento in cui si sentono minacciati (ad esempio, da cacciatori, da bracconieri, da cani, ecc).

Dopo che la razza autoctona si era quasi estinta è stata reintrodotta, a scopi venatori a partire dagli Anni Cinquanta,  la razza dell’est, con caratteristiche diverse rispetto ai cinghiali locali, più grande e prolifica, e non essendoci sul territorio un vero predatore in natura, nel caso specifico il lupo, il tasso di riproduzione molto alto ha causato le problematiche che ci troviamo ad affrontare.

Incontrare un cinghiale sulla propria strada quando ci si avventura in passeggiate nei boschi è un’ipotesi da tenere in considerazione. Il cinghiale, così come tutti gli animali selvatici ha un’innata diffidenza nei confronti dell’uomo. Nei boschi in cui può trovare cibo non è raro sentirlo grufolare, ovvero razzolare grugnendo mentre scava il terreno alla ricerca di ghiande e altro da mangiare, e la sua prima reazione, anche in branco, sarà sempre quella di allontanarsi dall’uomo.


Due possono essere le situazioni potenzialmente pericolose. La prima è quella in cui il cinghiale si trovi senza via di fuga, in questo caso, al di sotto della fisiologica distanza di sicurezza, tenderà a difendersi, e la cosa più saggia da fare è fermarsi a debita distanza e, senza movimenti bruschi o rumori improvvisi, allontanarsi tenendolo d’occhio; oppure trovare riparo su un rialzo dove non si può essere raggiunti. La seconda situazione a rischio è quella di incontrare una femmina con i cuccioli: l’istinto materno e l’impossibilità di darsi alla fuga con la sicurezza di portare in salvo tutta la prole, anche in questo caso potrebbe indurre l’animale alla difesa. Ma finché si rimane a debita distanza e non lo si spaventa la prima opzione istintiva rimarrà ancora quella di allontanarsi da noi.

Per godere del piacere di una passeggiata nei boschi, senza incorrere in rischi inutili, basta rispettare alcune semplici regole:

1. Documentarsi. “Le precauzioni non sono mai troppe. Meglio documentarsi sulla zona che si decide di visitare. Se ci sono boschi di quercia o faggete è probabile che ci siano cinghiali nei dintorni perché vanno ghiotti di ghiande”.

2. Osservare. “È molto importante stare attenti ai segnali del terreno. Le grufolate, ossia i segni che lasciando i cinghiali scavando col grugno nel terreno, sono riconoscibilissime”.
 
3. Ascoltare. “Il cinghiale si muove in branco ed è piuttosto rumoroso. Preferisce muoversi all'imbrunire o di notte, quindi fondamentale è sapere che aggirarsi al buio è più pericoloso”.

4. Mantenere la calma. “Se si è coinvolti in un incontro ravvicinato, la prima regola è mantenere la calma. Scappare è inutile, i cinghiali corrono più veloci di noi”.

5. Fare rumore. “Fare rumore per spaventare gli animali,  i cinghiali tendono a essere paurosi e a scappare”. 

6.Tenere il cane al guinzaglio. “Se si è in compagnia del proprio cane, fare molta attenzione. I cinghiali lo riconoscono come un predatore minaccioso, perché lo associano al lupo o ai cani dei cacciatori, e in un ipotetico scontro ad avere la peggio sarebbe il cane. In ogni caso, nei boschi il cane va sempre tenuto al guinzaglio, rispettando, in tal modo, le disposizioni di legge”.

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 Foraggiamento agli animali selvatici, una pratica illegale

Il tema del foraggiamento agli animali selvatici è stato più volte affrontato dal Parco dei Castelli Romani, parlando di problematiche relative, in particolare, alla popolazione dei cinghiali nell’area protetta.


Una pratica che, per gli ungulati, oltre ad avere generalmente un effetto molto ridotto o nullo sulla loro sopravvivenza durante i mesi invernali, può avere impatti negativi per gli animali stessi. Per questa ragione di solito, all’interno delle aree naturali protette, non è realizzato alcun intervento, né di terapia né di foraggiamento artificiale, esclusi alcuni casi specifici, limitati a soggetti in grave difficoltà, che poi raramente possono essere reinseriti nel loro ambiente naturale. 

La quasi totalità delle operazioni di foraggiamento artificiale, in Europa e in Nord America, sono da ricercare nel mantenimento di popolazioni ad alta densità a fini strettamente venatori, per quanto riguarda gli ungulati quindi, questa pratica è raramente usata con finalità di conservazione.

Gli animali sopravvivono ai periodi di freddo in cui il cibo è scarso, grazie all’utilizzo dapprima di depositi di grasso accumulati in estate e successivamente a quello delle proteine corporee, inoltre va specificato che i ruminanti selvatici possono morire proprio a seguito della somministrazione di alimenti altamente digeribili e poveri in fibra per l’innescarsi di fenomeni che causano uno squilibrio delle difese corporee. Il foraggiamento artificiale, per di più, aggregando gli animali nei siti di concentrazione degli alimenti, aumenta il rischio significativo di trasmissioni di malattie, che possono sfociare in situazioni epidemiche. 

Fornire cibo ai cinghiali è comunque diventato reato e come tale perseguibile penalmente, come previsto dall’art. 7 comma 2, del “Collegato ambientale - Disposizioni per il contenimento della diffusione del cinghiale nelle aree protette e vulnerabili e modifiche alla legge n. 157 del 1992”, entrato  in vigore a dicembre 2016. É bene quindi, che la cittadinanza ne sia pienamente consapevole onde evitare di incorrere in spiacevoli ammende (da 516 a 2.065 euro), e nei casi più gravi nell'arresto, sanzioni previste dall’art. 30 comma 1 l,  della legge n. 157/92 - (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio e s.m.i.). 

Il Parco regionale dei Castelli Romani, in una nota inviata ai 15 Comuni dell’area il 9 settembre 2016, invitava gli stessi ad adottare provvedimenti che vietassero la pratica del foraggiamento della fauna selvatica. Ad oggi, hanno emanato ordinanze in merito i comuni di: Ariccia, Albano Laziale, Frascati, Grottaferrata, Lariano, Monte Compatri e Nemi.

La pratica di dare cibo agli animali selvatici è una delle cause dell’avvicinamento di quest’ultimi alle aree urbane e ai centri abitati, senza contare poi che l’abbondanza di cibo influisce anche in maniera significativa sulle dinamiche di riproduzione della specie, provocandone un incremento. Risulta quindi di fondamentale importanza sradicare questa abitudine che aumenta l’interferenza e il conflitto tra attività umane e fauna selvatica, accrescendo il pericolo per gli animali stessi che spesso sono causa e vittime di incidenti stradali. Si sottolinea che anche il cibo o il pane, lasciato a gatti e cani randagi, può essere intercettato dai questi animali che rapidamente imparano a sfruttare ogni opportunità, è raccomandabile pertanto non lasciare a terra vicino ai bordi stradali e in prossimità di boschi a ridosso di aree abitate, cibo in eccesso.