A Grottaferrata le suore di clausura social. "Così comunichiamo l'amore di Dio"

Pubblicato: Martedì, 30 Aprile 2019 - Marzia Mancini

zupone2 ilmamilioGROTTAFERRATA (attualità) - Madre Anna Zupone, delle Monache minime, racconta la sua vita consacrata alla contemplazione del Signore nei 500 anni della canonizzazione di San Francesco di Paola

ilmamilio.it - contenuto esclusivo

In occasione del V centenario della canonizzazione di San Francesco di Paola avvenuta 500 anni fa, il 1 maggio del 1519 sotto Papa Leone X, ilmamilio.it ha intervistato in esclusiva Madre Anna Zupone, la Superiora delle Monache Minime presenti in Grottaferrata. L’Ordine dei Minimi fu fondato dallo stesso Santo nel 1506, ma solo nel 1725 nacque a Roma una comunità contemplativa di Monache Minime, grazie a Suor Maria Diomira di San Giuseppe, una giovane Romana morta in concetto di santità. Da lì, attraverso varie vicissitudini storiche, le Minime giunsero a Grottaferrata nell’attuale Monastero nel 1976.

Cosiddette Monache Minime come segno di massima umiltà, hanno scelto la clausura e hanno completamente consacrato la loro vita alla contemplazione di Dio.

Madre Anna vive in clausura da più di 40 anni, ha sentito la vocazione quando era ancora una bambina e, come dice lei attraverso la grata del parlatorio (una stanza dove è possibile incontrarla), simbolo della separazione dal mondo esterno: «Non ho sacrificato la mia vita a Dio, ma l’ho realizzata con Dio nella sua massima pienezza».

PER INFO:

Suor Anna: tel. 069459331 /cel. e whatsapp: 3332111390 /Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.">/Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Facebook: Monache Minime Grottaferrata

Madre, mi racconti di San Francesco di Paola.

Un santo di origine calabrese, nato nel 1416 e morto nel 1507 all’età di 91 anni. Ha ricevuto da Dio la vocazione eremitica ed è il santo che più di tutti ha compiuto miracoli. Ha attraversato lo Stretto di Messina sul suo mantello, dominava le forze della natura che gli obbedivano e poteva tenere il fuoco tra le mani senza bruciarsi. Ancora oggi chi si rivolge a lui con fede ottiene le grazie implorate. Ha dedicato la sua umile vita alla preghiera, ma quanto più si immergeva in Dio, tanto più era capace di aiutare gli uomini nelle loro necessità fisiche e spirituali con la sua parola ispirata e con i suoi prodigi, riconducendo tutti alla conversione, alla riconciliazione e alla pace. Il carisma che lo contraddistingue però, è quello della penitenza quaresimale, per annunciare alla Chiesa e al mondo che il cammino della felicità sta nel ritorno a Dio.

Una delle sue frasi più belle è: «Dio ci aspetta a braccia aperte». In un contesto storico di decadenza religiosa, di mondanizzazione della Chiesa e di numerosi fermenti eretici, Francesco ha sempre rispettato il Papa e si è sottomesso alle sue decisioni, anche quando il Papa si è rifiutato di approvare la sua Regola. Anziché ribellarsi come Savonarola, suo contemporaneo, e come Lutero farà di lì a poco, Francesco parte da se stesso impegnandosi in un cammino di conversione profonda fino ad assumere i peccati della Chiesa come propri per ripararli e implorare da Dio il dono della sua misericordia. Ha sempre testimoniato con la sua vita che il mondo si cambia con l’amore e non con l’odio.

Chi sono le Monache Minime e qual è il loro obiettivo?

Siamo religiose contemplative di clausura, abbiamo scelto di abbracciare radicalmente il modo di pensare di Gesù, che è il Vangelo, con il suo stile di vita povero, umile e penitente. Facciamo voto di castità, di povertà, di obbedienza e di vita quaresimale, il quarto voto esprime proprio il carisma specifico dell’Ordine dei Minimi, con il quale ci impegnano a vivere in perenne quaresima. Sposiamo Gesù Crocifisso e ci assumiamo tutta la sofferenza dell’umanità, per redimerla e ricondurla al Padre. La nostra missione, a differenza delle suore di vita attiva che parlano agli uomini di Dio, è quello di parlare degli uomini a Dio. Preghiamo e parliamo di loro al Signore continuamente, cercando di alleviare le loro sofferenze in questo periodo di crisi storica ma soprattutto di crisi spirituale.

zupone1 ilmamilio

Vivendo in clausura non deve essere facile conoscere la realtà esterna, è vero che usate anche Facebook?

(Sorride) Si, è vero. Usiamo la nostra Pagina Facebook “Monache Minime Grottaferrata” per comunicare con gli altri e dare visibilità agli eventi e alla vita del Monastero. Abbiamo anche Whatsapp, un indirizzo e-mail, un sito web ed usiamo internet.

Non bisogna demonizzare questi strumenti, quanto piuttosto usarli per il nobile scopo per cui furono inventati: la comunicazione! E a noi fanno un grande servizio, permettendoci di comunicare con il mondo esterno, senza uscire dalla nostra clausura!

Quante siete e come si svolge la vostra giornata?

Siamo nove, quattro qui a Grottaferrata, tre impegnate in una nuova fondazione in Messico, due stanno prestando aiuto in un’altra comunità del nostro Ordine. Io sono l’ultima italiana entrata in questa comunità.

La nostra giornata comincia alle 6.00 del mattino e finisce verso le dieci di sera ed è occupata prevalentemente dalla preghiera e dalla contemplazione di Dio. Tra una preghiera e l’altra ci occupiamo dei lavori di lavanderia e pasticceria, che servono al nostro sostentamento, oltre che alle faccende domestiche.

Desiderose di ampliare la nostra comunità, accogliamo a braccia aperte giovani che desiderino fare esperienza del tenerissimo Amore di Dio.

E la sua vocazione quando l’ha sentita?

Ho sentito il desiderio di diventare monaca all’età di 5/6 anni e ad 11 anni l’ho promesso a Dio nell’intimo del mio cuore, ma con molta convinzione. Ero perdutamente innamorata di Gesù. Ho tenuto questo grande desiderio nel mio cuore fino a 19 anni, quando, dopo aver conseguito la maturità classica, ne ho parlato con i miei genitori. Loro non l’hanno presa bene e hanno cercato in tutti i modi di distogliermi dal mio proposito ma questo non mi ha impedito di seguire la mia vocazione perché con amorevole insistenza sono riuscita a convincerli e anche se addolorati per il distacco, alla fine mi hanno dato la loro benedizione.

albanoinLibro

balzoni campagna 2019 ilmamilio

Mai avuto momenti di ripensamento?

Si, molte volte! Noi religiose abbiamo ricevuto da Dio una vocazione soprannaturale, ma restiamo pur sempre donne, con tutte le debolezze proprie della natura umana, perciò è normale che ci siano momenti di difficoltà, di crisi in cui viene spontaneo chiedersi: «Ma chi me l’ha fatto fare?».

Per superare queste crisi mi sono sempre rivolta al mio direttore spirituale, che con i suoi consigli e orientamenti mi ha salvata da colpi di testa impulsivi. Ed eccomi ancora qui, sempre più convinta della mia scelta!

sanFrancescoPaola ilmamilioSembrerebbe una domanda scontata, ma in fondo non lo è… Come si prega?

Piuttosto bisognerebbe domandarsi: “Come si impara a pregare?”. Si dice comunemente: “Si impara a pregare pregando”. Ma in realtà c’è un’arte della preghiera che ha le sue tappe di formazione ben precise. Si comincia con quella vocale (il bisogno di esporre a Dio le mie richieste, i miei dubbi, i miei tanti perché…). La seconda tappa consiste nella preghiera di ascolto e di riflessione della Parola di Dio, (porgo attenzione per capire il messaggio d’amore che Dio mi vuole trasmettere). L’ultima tappa è quella della contemplazione, che è la gioia di stare con Dio a tu per tu, “cuore a cuore”, senza bisogno di parole, con lo sguardo innamorato di chi sa di essere amato incondizionatamente.

Come mai molti giovani vivono un sentimento di grave disagio ai giorni d’oggi?

I giovani hanno un grande bisogno di essere ascoltati e amati. Le dipendenze autodistruttive, come la droga e l’alcol, spesso non sono altro che la compensazione di carenze affettive in seno alla famiglia. Credo che la causa del disagio giovanile stia nella mancanza di relazioni profonde e costruttive innanzitutto con Dio e di conseguenza con gli altri. L’IO della creatura ha senso solo in relazione al TU del Creatore e al TU delle altre creature. Senza queste relazioni esistenziali si nuota nel disagio, nell’insoddisfazione, nel “non senso”. Perciò abbiamo giovani che bruciano la loro vita e giovani che la vivono santamente come Carlo Acutis, morto a soli 15 anni, come un grande santo.

Una paura che da sempre attanaglia l’uomo è la morte, come liberarcene?

La morte spaventa tanto perché è vista come un salto nel vuoto, nel nulla. E’ come entrare in una stanza tutta buia in cui non sappiamo cosa ci sia, ma se invece pensiamo che in quella stanza c’è qualcuno che ha preparato una sorpresa meravigliosa per noi, cambieremo il nostro modo di sentire la morte. Se crediamo in Dio, la morte diventa desiderabile, perché è l’incontro reale e tanto atteso con Lui. E’ come se avessimo un fidanzato dall’altra parte del mondo e non vedessimo l’ora di rivederlo e riabbracciarlo! La morte è il totale abbandono tra le braccia di Dio, mi emoziono al solo pensiero! (sorride visibilmente emozionata).

E la vita invece cos’è?

La vita è un breve arco di tempo che Dio mi regala per collaborare con lui nell’opera della creazione e della redenzione.

E’ un dono meraviglioso chiuso in una scatola magica: se lo dono a un altro, allora si apre e mi fa felice perché mi fa scoprire l’immenso amore di Dio per me. E’ un frammento di eternità, unico e speciale, in cui posso scegliere liberamente di lodare e di amare Dio lì dove a Lui piace nascondersi: i poveri.

La vita è veramente bella solo se la vivo nell’amore di Dio e la dono con lo stesso amore con cui mi è stata donata.

giglio pazienzaconsorzio ro.ma