Grottaferrata, l’area della Falcone e i fantasmi del passato: corsi e ricorsi storici. Da evitare

Pubblicato: Giovedì, 28 Febbraio 2019 - Fabrizio Giusti

GROTTAFERRATA (attualità) – Dalla nuova scuola alla possibile vendita ai privati del vecchio edificio: le questioni aperte. La politica cittadina (per una volta) farà la sua parte?

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Andreotti ha un’occasione storica. E’ il sindaco della città e detiene la delega all’Urbanistica. Lui solo può imprimere un’accelerazione per dare a Grottaferrata una visione sul futuro. Nessun’altro. Difendendosi dagli attacchi subiti sull’ennesimo taglio di alberi in città, ha affermato correttamente (Leggi: Grottaferrata, Andreotti replica sugli alberi abbattuti: “E’ prevenzione e sicurezza. Saranno sostituiti con ciliegi giapponesi ) che sull’intera vicenda si augura che ci sia confronto in consiglio comunale. Confronto che in quasi due anni di governo non c’è stato, anche per lo scarso numero di assemblee indette. Meglio tardi che mai.

C’è una questione di fondo, nel ring delle polemiche attuali, che comunque va chiarita. Anche in fretta.

Quindici anni fa, in uno dei tentativi edilizi più discutibili della storia di Grottaferrata (nel corso di una Giunta di centrosinistra che naufragò a picco prima del termine del mandato) l’area del Sacro Cuore rischiò di finire dentro un piano orientato allo sfruttamento delle aree edificabili. Chi c’era se lo ricorda bene, e rammenta molto bene le dichiarazioni di ex consiglieri comunali (fortunatamente molto ex) che in aula minimizzavano l’intervento come se l’ipotesi di dare agio a programmi di edilizia in una delle aree più sensibili, storiche e verdi della cittadina fosse un fatto normale. Oggi quel Piano si può palesare sotto altre forme? E’ la domanda che ci si pone.

Il futuro di questa zona di Grottaferrata è già al centro, almeno nelle dichiarazioni ufficiali e nelle intenzioni, di un’operazione non semplice. La Giunta Andreotti vorrebbe costruire, proprio accanto all’attuale Istituto Comprensivo, una nuova scuola, più moderna e a norma. C’è già un ok sulla ‘fattibilità’ del Giugno 2018 (Leggi: Leggi anche: Grottaferrata, ok alla ‘fattibilità’ di una nuova scuola nell’area tra Via Roma e Via Cicerone). E su questo non ci sarebbe nulla di male, per principio, se non fosse che i tempi non sono chiari e il dibattito è al palo. L’attenzione però non deve essere spostata su ciò che nascerà, ma sopratutto sul vecchio, su ciò che è preesistente.

L’attuale Istituto Falcone è un edificio storico. Non può essere abbattuto come ipotizza qualcuno, ma al massimo può essere venduto, riconvertito, destinato ad altri usi (con iter non semplici). Un investimento enorme da milioni di euro che dovrebbe prevedere acquisizione, rifacimento, messa a norma dei nuovi criteri di sismicità, conservazione e tutela dell’architettura preesistente, nuovi appartamenti o chissà cosa. Mettendo nel conto che ci sia qualcuno disposto ad affrontare un onere simile, dispendioso e dagli esiti incerti, va subito considerato che in caso di cambio di destinazione d’uso del vecchio edificio la zona si ritroverebbe con la presenza di ben due complessi di grandi dimensioni in un quadrante di per sé complicato per parcheggi e viabilità. Cosa ne sarebbe poi del parco Patmos annesso? Recuperato o sacrificato anch’esso, magari dopo ulteriore abbattimento preventivo di alberi, alla nuova esistenza? Sono domande lecite, in questa fase di transizione, che dovrebbero interessare la politica tutta, entrare in consiglio comunale per un dibattito preliminare , profondo e partecipato. Perché i potenziali cambiamenti sono importanti.

Aggiungiamo: si può costruire una scuola dove è stato ipotizzato? Come intende procedere, e con quale cronoprogramma, l’amministrazione comunale alla sua edificazione? Il futuro dell’ex Sacro Cuore è destinato ad essere residenziale? Quale rischio può comportare per il Comune tale azione, memori di altre operazioni non riuscite nei tempi dichiarati (ex Traiano)? E’ vero che saranno abbattuti altre piante nell’area? Dove è finito l'interessante progetto di recupero del Parco Patmos? Ci sarà un giorno un consiglio comunale straordinario (o più consigli) per parlare di questa vicenda, del futuro della città sul piano urbanistico, del nuovo Piano Regolatore e dell’attuazione della Delibera 43 che sta già facendo i suoi passi a Pratone?

Nel 2020 la Regione Lazio darà attuazione al nuovo PTPR. Piano Territoriale Paesistico Regionale, ritenuto nella filosofia di partenza un passo per tutelare i beni paesaggistici naturali, storici e architettonici e per introdurre innovazione. Il Ptpr si avvarrà di una serie di strumenti, come la Georeferenziazione e digitalizzazione, per evidenziare le diverse nature dei territori di riferimento; la creazione delle banche dati relative ai vincoli paesaggistici; la progettazione e implementazione continua del database relativo alle informazioni dei beni del paesaggio; i programmi di valorizzazione dei beni paesaggistici e individuazioni degli ambiti prioritari di intervento. Nell’ambito della programmazione regionale possono essere avviati progetti di sviluppo sostenibile, innovazione, infrastrutture. Se qualcuno vorrà attuare una sorta di strumento di programmazione dovrà comunque confrontarsi a questo piano e prenderlo come punto di riferimento.

In questo senso Grottaferrata rischia di finire in un limbo (in realtà già c’è), con un Prg vecchio di mezzo secolo inadatto alle necessità del territorio attuale e materia di cannibalizzazione da parte dei i costruttori di ogni risma e valore.

mercatino grottaferrata ilmamilio

Alla politica locale il compito di aprire un grande dibattito su tali questioni - tutte urgenti - per non fare di Grottaferrata un paese totalmente marginale e riconosciuto esclusivamente come mega-dormitorio dei Castelli romani (più di quanto è già), e per dare slancio ad una nuova idea di sviluppo che tenga conto della sostenibilità e si affranchi completamente e per sempre dai dubbi, dalle perplessità, dal vocìo e dalla pratica urbanistica che in questo paese tiene banco da 40 anni con l’uccisione di Giunte e del futuro della comunità sul piano delle scelte per le prossime generazioni.

Da queste partì, per troppo tempo, è stato l’atteggiamento omertoso e complice nei confronti di certi temi a condurre la linea politica sotterranea della cittadina. Una linea che ha tenuto (tiene?) per le gambe ogni facoltà di imprimere nuove svolte, ogni capacità di volare alto sulla cultura del mattone che si è mangiata la città anno dopo anno.

E’ proprio ora di chiudere i conti, se c’è la volontà. Per farla finita con una stagione interminabile di errori (e orrori).

petra fiera 2019