Festa Sant’Antonio, Coldiretti: Sos fattoria Italia, 1,7 milioni animali in meno in 10 anni
Pubblicato: Giovedì, 17 Gennaio 2019 - redazione attualitàIn ultimi 10 anni, a causa del calo in zone interne e di montagna
Un addio che – precisa la Coldiretti – ha riguardato soprattutto la montagna e le aree interne più difficili dove mancano condizioni economiche e sociali minime per garantire la permanenza di pastori e allevatori. A rischio – denuncia la Coldiretti – anche la straordinaria biodiversità delle stalle italiane dove sono minacciate di estinzione ben 130 razze allevate tra le quali ben 38 di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini.
Un patrimonio composto da veri e propri tesori della natura e della storia arrivati per l’occasione a San Pietro come l’Asino Amiatino, originario della provincia di Grosseto, in Toscana, dove è conosciuto con l’appellativo di “Miccio”; che per le sue caratteristiche è molto adatto ad essere utilizzato in zone impervie e marginali, o come la Chianina, la più “maestosa” tra le razze bovine italiane. Ma anche – spiega la Coldiretti – il cavallo maremmano dalla storia antichissima, presente nel litorale tirrenico della bassa Toscana già dal tempo degli Etruschi, tipico dei butteri, assieme al Pentro, cavallo della provincia di Isernia, in Molise, particolarmente resistente alle avversità climatiche e frugale, per questo adattato in un territorio che in inverno vede temperature molto basse e neve. Arrivata con le invasioni barbariche invece la Marchigiana diffusa in centro Italia, mentre tipico del Nord – continua Coldiretti – è il cavallo Haflinger altotesino dalla folta e setosa criniera di colore chiaro e dal carattere docile, adatto a essere utilizzato per terapie assistite con animali, ad esempio riabilitazione di persone con disabilità fisiche o psicomotorie. In piazza San Pietro – spiega Coldiretti -anche il maiale nero casertano “calvo”, detto anche di razza “pelatella” perché senza peli, che ha avuto la sua massima diffusione alla fine dell’800 per poi essere riscoperto in tempi recenti con allevamenti allo stato brado o semibrado. Oppure la pecora sopravissana, diffusa nel Centro Italia. è nota soprattutto per la lana di ottima qualità, oltre che per la sua versatilità. E non si possono dimenticare le galline come la Ancona con le sue tipiche penne a pois bianchi per mimetizzarsi meglio nell’ambiente sfuggendo a predatori e anche alla conta dei latifondisti che ne pretendevano una parte dai contadini.
Gli animali custoditi negli allevamenti italiani – sottolinea la Coldiretti – rappresentano un tesoro unico al mondo che va tutelato e protetto anche perché a rischio non c’è solo la biodiversità delle preziose razze italiane, ma anche il presidio di un territorio dove la manutenzione è garantita proprio dall’attività di allevamento, con il lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali. L’allevamento italiano – continua Coldiretti – è poi un importante comparto economico che vale 17,3 miliardi di euro e rappresenta il 35 per cento dell’intera agricoltura nazionale, con un impatto rilevante anche dal punto di vista occupazionale dove sono circa 800mila le persone al lavoro. “Per questo quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni”, ricorda il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.