Bruno Astorre: "Mi candido segretario regionale per un Pd unito, umile ed umano"

Pubblicato: Mercoledì, 28 Novembre 2018 - redazione politica

astorre bruno7FRASCATI (politica) - Il senatore presenta la sua candidatura: si vota sabato 1 dicembre. Sfidanti Claudio Mancini ed Andrea Alemanni

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Sabato 1 dicembre si svolgono le primarie per la scelta del Segretario e dell’Assemblea del Pd del Lazio: una sfida a tre tra il senatore Bruno Astorre, il deputato romano Claudio Mancini e il vicepresidente del II Municipio di Roma Andrea Alemanni. Possono votare tutti i cittadini che si riconoscono nei valori del centrosinistra, non solo iscritti al Pd.

Bruno Astorre, perché ha deciso di candidarsi a Segretario del Pd Lazio?

Perché credo che, soprattutto nei momenti di difficoltà – e il nostro partito ne sta vivendo uno profondo, a tutti i livelli – chi crede nelle idee e nei valori che hanno animato e animano il Pd deve assumersi un surplus di responsabilità. È facile salire sul carro del vincitore quando tutto va bene e abbandonarlo quando le cose vanno meno bene. Il difficile è rimboccarsi le maniche e ricostruire. Ma io, insieme a tantissimi amici e compagni, continuo a credere in questo Partito, consapevole che rappresenta l’unico argine a difesa della democrazia e l’unica alternativa credibile a populismi e sovranismi. Per questo ho deciso di impegnarmi in prima persona.

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Il suo slogan è “Unità, umiltà, umanità”. Cosa rappresentano per lei queste parole?

Unità, Umiltà, Umanità” è il manifesto di una Sinistra che richiama il suo gruppo dirigente al proprio ruolo di coscienza collettiva, “Somma e non Divisione”, perché da soli si può anche andare più veloci, ma è insieme che si va più lontano. Unità è quello che ci ha gridato a squarciagola la piazza il 29 settembre. Il nostro popolo è stanco delle continue divisioni interne, siamo troppo spesso impegnati a lottare tra di noi e dimentichiamo che l’avversario è fuori. Ma l’unità si ritrova solo se impariamo, tutti, a essere più umili, ad ascoltare di più, a riconoscere gli errori, senza che questi cancellino le tante cose buone fatte. Se la gente non ci ha più votato vuol dire che qualcosa non ha funzionato. Dire che è colpa degli elettori è un atto di supponenza e tracotanza che non ci appartiene. Torniamo a essere umili e, soprattutto, torniamo a essere umani, a essere empatici con la società che ci circonda. Non possiamo pensare di essere depositari del giusto e calare le decisioni dall’alto. Non esiste riformismo senza popolo. Non esiste popolo senza empatia, senza umanità.

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La scelta del segretario e dei membri dell’assemblea regionale è demandata a tutti gli elettori che si riconoscono nei valori del centrosinistra e non solo agli iscritti al Pd. Perché? Qual è il senso?

A livello nazionale, in un contesto di maggioritario e con l’idea che segretario e primo ministro sarebbero stati la stessa persona, aveva anche un senso perché il voto aperto a tutti coloro che si riconoscevano nel centrosinistra legittimava e dava più forza all’eletto. A livello regionale, non essendoci mai stata identità tra segretario e candidato alla presidenza della Regione, questo senso viene meno. Io credo che la scelta debba spettare solo agli iscritti al Pd, ma c’è uno Statuto che detta le regole e io, le regole, sono abituato a rispettarle.

Nel Lazio il Pd non governa in nessun capoluogo e ha perso importanti comuni, alcuni anche qui nei Castelli. Senza contare la disfatta nazionale. C’è bisogno di una seria inversione di rotta. Come pensa di metterla in pratica?

Abbiamo due sfide: la prima è tornare a camminare nel percorso di un nuovo Pd unito, e possiamo farlo, come detto, solo usando umiltà e una dose di umanità. La seconda è che non basta fare opposizione, ma è indispensabile proporre, parlare con le persone e non dire solo quel che Raggi, Salvini e Di Maio stanno distruggendo. Dobbiamo portare le nostre idee. Sui diritti dobbiamo tenere alta l’attenzione affinché non si torni indietro, anzi dobbiamo lavorare insieme per nuove conquiste. Non dobbiamo avere paura di declinare i temi della solidarietà, dell’accoglienza e dell’integrazione in stretta correlazione con quello della sicurezza per i cittadini - sicurezza non intesa come la intende questo Governo - perché una comunità più integrata è anche molto più sicura. Così come non dobbiamo dimenticare che il Lavoro è dare dignità alle persone, è questo che loro cercano e questo deve essere uno dei primi obiettivi della nostra azione politica. Sono solo alcuni dei temi a cui il Pd deve dedicarsi con grande attenzione per tornare vicino alle persone. E lo possiamo fare solo se siamo il perno di un’alleanza ampia e inclusiva, con tutte le forze migliori della società, sull’esempio della coalizione messa in campo da Nicola Zingaretti alle Regionali del 4 marzo e che gli ha consentito di essere rieletto Presidente nel giorno più difficile del centrosinistra a livello nazionale.

Le sue idee per il PD Lazio?

Il Pd Lazio che immaginiamo sarà sempre al fianco dei suoi amministratori, non solo di quelli di oggi, ma anche di quelli di domani, anche attraverso una scuola di formazione così da consegnare alle nostre città una classe dirigente preparata e pronta ad affrontare le sfide di ogni giorno. Dobbiamo, inoltre, assumere tutte le iniziative tese a ridare centralità agli iscritti, agli elettori e ai militanti, nei processi decisionali che porteranno alla scelta dei nostri parlamentari. Dobbiamo porre attenzione alle forme di comunicazione verso l’esterno, affiancando alle piazze reali anche le piazze virtuali che molti hanno occupato prima e meglio di noi. Il PD che immaginiamo non deciderà più da solo sui grandi temi, ma coinvolgerà i propri iscritti e militanti, attraverso una piattaforma digitale dedicata alle consultazioni. Non sul modello grillino, dove a partecipare sulla piattaforma digitale sono in pochi e a decidere poi è uno solo. Dobbiamo lavorare affinché i circoli non siano più vecchie sezioni chiuse o aperte solo per discussioni interne ma diventino il polmone delle comunità in cui viviamo, vero e proprio luogo di elaborazione di idee e politiche dal territorio.

Il PD che immaginiamo deve individuare le migliori competenze - dalle professioni al volontariato, passando per tutte le forme di impegno civico - da mettere al servizio dei circoli, per dare risposte ai problemi dei cittadini e indirizzarli verso le soluzioni migliori. Deve mettersi al servizio degli ultimi, come il popolo della Sinistra ha sempre fatto. Deve tornare a essere parte integrante del tessuto delle nostre realtà, riconquistare giorno dopo giorno la fiducia di donne e uomini, giovani e anziani. Se avremo la pazienza di cercare i sogni e le speranze di un popolo il tempo della Politica tornerà.

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