Il Consiglio Nazionale dei Geologi: “Il 10% dei tumori è attribuibile al gas Radon. 3200 casi all’anno”. Il male invisibile

Pubblicato: Lunedì, 29 Ottobre 2018 - redazione attualità

CASTELLI ROMANI (attualità) - Il gas presente anche nei Castelli Romani, dove il dibattito è assente

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Un dato preoccupante: il 10% dei tumori ai polmoni è attribuibile al gas radon. 3200 i casi accertati all'anno. E' quanto emerso dal convegno "Radon rischio geologico dalla terra un pericolo invisibile per la salute: quanti lo conoscono", organizzato dal Consiglio nazionale dei geologi al Cnr a Roma, lo scorso 26 ottobre.

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Il radon è un gas radioattivo che si lega al particolato presente negli ambienti indoor e grazie a questo si deposita a livello dei bronchi, bronchioli e alveoli polmonari. Se inalato inizia a decadere rilasciando radiazioni che possono interagire con il Dna cellulare, dando il via al tumore. Nel caso di esposizione al gas radon, il tumore al polmone ha un'incidenza, in Italia, del 10% di tutti i tumori polmonari, con circa 3.200 casi all'anno. Nicola Rotolo, dell'università degli studi dell'Insubria, ha evidenziato come "studi epidemiologici confermano che il radon nelle abitazioni aumenta il rischio di cancro del polmone tra il 3% e il 14%, in relazione alla concentrazione media. Si è osservato che il rischio di cancro di polmone nei soggetti esposti al radon aumenta esponenzialmente nei fumatori.

Il radon è incolore, insapore e inodore. "Il problema radon è da ascrivere al campo dei rischi geologici - afferma un documento la commissione ambiente del Consiglio nazionale dei geologi - poiché la geologia locale, l'interazione tra edificio e sito e l'uso di particolari materiali da costruzione naturali sono gli elementi più rilevanti" per "la valutazione dell'influenza del radon sulla qualità dell'aria interna alle abitazioni e agli edifici". La geologia può aiutare a risolvere i problemi connessi a questo tema, permettendo di definire le aree a maggiore concentrazione di radon. Dalla conoscenza della distribuzione e delle concentrazioni è possibile procedere a una programmazione degli interventi utili a mitigare gli effetti dannosi. 

Sicuramente un argomento che dovrebbe iniziare ad interessare maggiormente i sindaci del territorio dei Castelli Romani, dove il fenomeno è stato monitorato e analizzato negli scorsi anni confermando la presenza di questo pericolo in molte città, con picchi più alti e bassi a secondo dell’area, in tutta la zona delle colline a sud di Roma. Ora si conoscono con più certezza anche i rischi connessi alla sua esposizione, ma anche i metodi per mitigare la sua presenza in edifici pubblici e privati.