DontLookUp8 ilmamilioROMA (cinema) - Il film di Adam McKay è una straordinaria rappresentazione delle povertà umane. Ironico e dilaniante. Leonardo Di Caprio è mostruoso, Meryl Streep, Jennifer Lawrence, Rob Morgan e Cate Blanchett sono strepitosi

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Terribile ed illuminante. Atroce e sconvolgente. Ironico e dilaniante. Straziante e carico di amore. Straripante di odio.

Inaccettabile e sprezzante.

Trash e catastrofico.

Un viaggio a cavallo di una cometa lungo 6 mesi e mezzo verso la fine di una umanità tratteggiata al vetriolo, tremenda descrizione della realtà che ogni giorno ci circonda. Quantomai in questi terribili mesi.

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Per il suo "Don'k look up" Adam McKay sceglie un cast stellare. Un cast mostruoso come la storia che - cavalcata sul filo di una ironia tanto amara quanto ficcante - l'autore intende raccontare, riuscendo a rendere farsesca quella che è una tragedia planetaria.

Così terribilmente vicina alle storie che ogni giorno ci sentiamo raccontare attorno soprattutto in questi mesi, da esserne quasi soprafatti. I "sopraguardisti", la "cometa che non esiste" (con percentuale di scettici in aumento sino al momento dell'avvistamento ad occhio nudo), la supponenza di una umanità che si ritiene in grado (in maniera drammaticamente fallace) di sopravvivere alla natura. Sino a distruggersi.

PILLOLE - La dottoranda Kate Dibiasky (la bellissima Jennifer Lawrence) scopre casualmente una cometa che prende immediatamente il suo nome. Il suo professore, Randall Mindy (un gigantesco Leonardo DiCaprio) calcola la traiettoria del corpo celeste e, accertata la collisione con la Terra entro sei mesi e mezzo, allerta la comunità scientifica sino ad arrivare a presentare la terribile scoperta al Presidente degli Stati Uniti, Janie Orlean, interpretata da una magnifica Meryl Streep.

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Quella che si avvia è una tragica immensa farsa, intrisa di opportunismo politico, speculazione commerciale, scontri internazionali, relativismo e tutto quando di peggio l'uomo può mostrare a se stesso. Ed ai suoi simili.

La stupidità diventa povertà umana, anche individuale, nelle miserie che ognuno dei protagonisti (che poi siamo noi stessi) è in grado di mostrare. Un circo delle vanità e delle inutilità che inghiotte la tremenda novella che gli scienziati tentano con scarso impatto di annunciare al mondo per sperare di avere una possibilità di salvezza.

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SALVEZZA - La corsa alla salvezza non è mai percepita come tale ed anzi mentre la cometa precipita verso la Terra col suo carico di morte totale, quella che Adam McKay ed i suoi straordinari interpreti (impossibile non citare tra i tantissimi il bravo Rob Morgan, il così reale Jonah Hill - che ci ricorda più di qualcuno dei lacché portaborse così tristemente noti - , il già Salvatore ne "Il nome della rosa" Ron Perlman, l'affascinante ed azzeccatissima Cate Blanchett oltre ad Ariana Grande) mandano in scena è la sarcastica rappresentazione di una fine annunciata.

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E a proposito di rappresentazione, non può non far riflettere la storia che "Don't look up" ci racconta. Una storia che vuole restare leggera (come la trasmissione "The daily rip"...) ma che ci trasmette un messaggio tremendo: appesi alla futile quotidianità di questi nostri tempi e dei nostri interessi particolari, siamo più attratti dal superficiale che da ciò che dovrebbe veramente attrarci ed interessarci.

 Miglior metafora dell'orchestra che continua a suonare mentre il Titanic affonda, per la Terra che attende la cometa che la devasti, non potrebbe esserci.

DISPERAZIONE - Nella sorda disperazione del professor Mindy, della sua dottoranda, dello specialista Dr. Teddy Oglethorpe, si consuma l'immensa tragedia del pianeta. Mentre tutto scorre, come direbbero con illuminata intuizione i Negramaro, si realizza la fine della Terra. Ironia vuole che i padroni del mondo riescano a farla franca, fuggendo verso l'infinito ed oltre. Verso, però, una nuova fine.

L'ultima cena, quella della famiglia Mindy e degli inascoltati profeti dell'apocalisse, è il sublime tocco d'autore di una storia che al mondo avrebbe dovuto essere presentata ad inizio 2020.

Ma che la pandemia, tragica ironia della sorte, ha costretto al rinvio sino a questi giorni.

VOTO: 10

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