ACCADDE OGGI - 11 morti senza mandanti e troppi lati oscuri

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Erano appena scoccate le 10, quel 1° Maggio del 1947 a Portella della Ginestra, località montana del comune di Piana degli Albanesi vicino Palermo. Erano presenti circa duemila lavoratori, molti dei quali agricoltori.

Si erano riuniti per manifestare contro il latifondismo e festeggiare la recente vittoria del Blocco del Popolo, che pochi giorni prima aveva battuto la Democrazia Cristiana alle elezioni dell’Assemblea Regionale Siciliana. La località fu scelta perché da uno dei sassi del pianoro teneva i suoi discorsi il medico Nicola Barbato, amato socialista.

Quando si udirono i primi spari, inizialmente furono scambiati per dei mortaretti. Alla vista dei primi caduti, delle prime tracce dei sangue, scoppiò il panico. Furono soprattutto i giovani a morire sotto le raffiche. L'unica alternativa era gettarsi a terra o scappare senza una meta precisa. La mancanza di ripari espose decine di persone alle pallottole. L'aggressione armata durò un quarto d’ora. Sul campo rimasero 11 morti e una trentina di feriti. Solo quattro mesi dopo si appurò che a compiere la strage era stata la Banda di Salvatore Giuliano.

In quella vallata, la gente era tornata a celebrare la Festa del Lavoro, pensando al grande tema della Riforma agraria, ancora da concretizzare, che aveva avuto un precedente importante con l’occupazione delle terre incolte e legalizzate dai decreti del Ministero dell’Agricoltura. Una svolta che certamente non poteva trovare il consenso di chi temeva un rivolgimento sociale che avrebbe avuto riflessi negli equilibri politici della regione, gestiti anche dalla presenza dalla Mafia. Le motivazioni che causarono la strage di Portella, proprio per queste dinamiche, non sono state mai comprese fino in fondo a causa del silenzio che dopo un po' avvolse il periodo storico, antecedente alle elezioni del 1948.

Fu un complotto? Una sorta di spedizione punitiva? O fu una strage finalizzata a scatenare una sollevazione popolare che desse allo Stato la possibilità di mettere fuori legge il Partito Comunista Italiano? . Nonostante non siano mai stati individuati i mandanti, sono certe le responsabilità degli ambienti politici siciliani, interessati a intimidire la popolazione contadina che reclamava la terra e aveva votato per il Blocco del Popolo nelle elezioni del 1947.

Queste sono le undici vittime:

Margherita Clesceri (minoranza albanese, 37 anni)

Giorgio Cusenza (min. albanese, 42 anni)

Giovanni Megna (min. albanese, 18 anni)

Francesco Vicari (min. albanese, 22 anni)

Vito Allotta (min. albanese, 19 anni)

Serafino Lascari (min. albanese, 14 anni)

Filippo Di Salvo (min. albanese, 48 anni)

Giuseppe Di Maggio (12 anni)

Castrense Intravaia (29 anni)

Giovanni Grifò (12 anni)

Vincenzina La Fata (8 anni)

Rimasero ferite oltre 30 persone, di cui 27 gravi. Scomparvero successivamente Vita Dorangricchia (23 anni), Serafino Lascari (14 anni), Giuseppa Parrino. Gli altri morti registrati furono: Provvidenza Greco (13 anni), Vincenza Spina (61 anni) e Vincenzo La Rocca, padre di Cristina, una bambina di 9 anni ferita, che con la figlia sulle spalle si recò a piedi a San Cipirello e morì qualche settimana dopo, stremato dallo sforzo. Tra i morti del primo maggio c’è anche il campiere Emanuele Busellini, ucciso dai banditi che l’avevano incontrato lungo la strada mentre si recavano sul luogo della strage.