Al ciampinese Alessandro Porchetta il premio europeo per la chimica giovani

Pubblicato: Martedì, 11 Settembre 2018 - Silvia Martone

porchetta alessandroCIAMPINO (attualità) - La premiazione nei giorni scorsi a Liverpool

ilmamilio.it - contenuto esclusivo

primi si diventa

La cittadina aeroportuale, considerata città dormitorio ai margini di Roma, continua a sfornare talenti. Stavolta si tratta di scienza e ricerca ad alti livelli, lo European Young Chemists Awards 2018 arriva a Ciampino grazie ad Alessandro Porchetta, giovane ricercatore italiano di chimica, noto alle cronache locali per il suo impegno politico (nel 2014 fu anche candidato sindaco), che stavolta fa parlare di sé per il suo genio da chimico.

Gli European Young Chemist Awards (EYCA), sponsorizzati anche dalla Società Chimica Italiana e dal Consiglio Nazionale dei Chimici, vengono assegnati ogni due anni durante il Congresso di Chimica EuChemS e hanno lo scopo di mostrare e riconoscere l'eccellente ricerca condotta da giovani scienziati e sono stati consegnati quest’anno a Liverpool.

Condividendo stima ed entusiasmo abbiamo fatto due chiacchiere con Alessandro Porchetta.

ashtanga yoga ilmamilio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  1. Da studente del liceo scientifico Volterra di Ciampino a vincitore di un premio prestigioso come lo European Young Chemist Awards. Come ci si sente?

Felice sicuramente! Un premio importante ma pur sempre nella categoria giovani per cui c’è molta altra strada da fare. Sicuramente parte del merito è anche del Liceo e dei suoi insegnanti che mi hanno fornito ottime basi scientifiche e metodo di studio.

  1. Quali sono gli argomenti di ricerca per i quali hai vinto questo meritato premio?

Nel nostro gruppo ci occupiamo principalmente dello sviluppo di sensori e nanomacchine basate su DNA. Sostanzialmente ci piace definirci bioingegneri: utilizziamo il DNA come un vero e proprio materiale, lo ingegnerizziamo scegliendo delle sequenze ad hoc in modo che possano rispondere alla presenza di specifiche molecole di interesse clinico, diagnostico e ambientale. Recentemente abbiamo sviluppato delle piattaforme basate su DNA e RNA per la misura rapida di anticorpi per applicazioni nel campo dei vaccini e dell’immunoterapia oncologica.

  1. Sei il classico esempio di ragazzo normale, proveniente dalla provincia, che raggiunge obiettivi altissimi e dà un contributo alla società. Cosa vuoi dire ai tanti giovani che iniziano l’Università oggi, con la convinzione di avere poche prospettive?

Direi proprio il classico ragazzo di periferia. Personalmente credo che se si decide di andare all’Università non bisogna lasciarsi abbattere dalle prospettive lavorative ma seguire le proprie inclinazioni e i propri sogni. Fate quello che più vi piace, divertitevi nel farlo e fatelo con convinzione! C’è sempre tempo per trovarsi un lavoro che non piace ma necessario per vivere, ci sono invece pochi momenti nella vita in cui si ha la possibilità di scegliere il meglio per se stessi.

  1. Il tuo impegno nella politica e nel sociale è noto a tutti. Come dovrebbe cambiare il sistema scolastico e accademico italiano secondo te?

Non basterebbe un capitolo di un libro per entrare nel merito. Posso solo dire che la formazione è un pilastro della democrazia e lo stanno smontando. Abbiamo adottato la Buona Scuola, i test Invalsi e ci approcciamo ad andare a valutare le “competenze” dei bambini delle elementari! Dovremmo cancellare e ricominciare da capo, su ROARS c’è un bellissimo articolo dal titolo “Contro la scuola della competenze”, lo consiglio a tutti. C’è bisogno di una scuola pubblica finalizzata all’acquisizione di un sapere critico, l’unico che rende gli esseri umani liberi, e non dello sviluppo di semplici competenze di tipo problem solving, funzionali alle logiche del mercato, utili a costruire lavoratori ultra-specializzati e cittadini acritici. Credo in un’Università pubblica, liberata da logiche corporative, in grado di realizzare un reale diritto allo studio per tutti; e infine vorrei che la ricerca nel nostro paese possa svilupparsi in autonomia, mettendosi al servizio della collettività, libera da ogni vincolo legato a ricadute immediate, sia in termini di applicabilità della ricerca che di impatto economico. Le grandi scoperte sono guidate dalla passione, necessitano anni di lavoro e tanti investimenti ma producono dei salti in avanti i cui effetti sono misurabili solo dopo molti anni; per questo la ricerca di base deve essere sostenuta maggiormente.

  1. Ci racconti qualche aneddoto di questi ultimi giorni dopo la premiazione?

Il primo aneddoto è la premiazione stessa, quando mi hanno proclamato vincitore non ero affatto pronto e mi sono sentito tantissimo in imbarazzo sul palco, cosa per me abbastanza strana. Poi arriva la rivista scientifica che mi chiede una foto decente a mezzo busto per un articolo e mi rendo conto di non averne neanche una, le foto mi mettono in crisi!

La cosa più bella e sorprendente è l’affetto e la gioia degli amici per questo premio, sono più contenti loro che io. Sembra la vittoria di un gruppo, come se avessimo vinto tutti insieme. E’ forse questo il bello della periferia, no?