Grottaferrata: Variante Bagnara, Delibera 43, perimetrazioni, Prg, rigenerazioni. Urgono soluzioni rapide per evitare il grande caos
Pubblicato: Martedì, 31 Luglio 2018 - Fabrizio GiustiGROTTAFERRATA (attualità) – Non si ha alcuna certezza, a parte le buone intenzioni sciorinate nelle commissioni, su quale futuro avrà Grottaferrata nei prossimi mesi
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Prg, perimetrazioni, Delibera 43, Variante di Bagnara, rigenerazioni. A Grottaferrata sull'Urbanistica si è letteralmente aperto il vaso di Pandora. Una concomitanza di decisioni che rischiano di esplodere, tutte insieme, se non saranno risolte celermente. Il rischio è quello di assistere, nel migliore dei casi, ad una sorta di incapacità a risolvere i problemi dando luogo a rinvii, o perdite di tempo. Dall’altra c’è la possibilità rischiosa che la città assista alla sua definitiva compromissione futura (più di quella già esistente) proprio per non essere riusciti a trovare una strada definita.
L’ultimo caso in ordine di tempo, fatto emergere dall’Associazione Lengheru Neru, è la Variante di Bagnara, un’opera che a Grottaferrata riemerge dagli abissi di volta in volta e rappresenta un vero e proprio pericolo per uno degli ultimi equilibri ambientali rimasti in città: il Vallone. Secondo 'Lengheru', in città sono tornate le voci secondo le quali l’ampliamento del cimitero potrebbe dare il via alla vecchia variante di Piano Regolatore Generale in una zona che partendo da Via del Grottino aggirerebbe Agricoltura Capodarco e Suore Francescane fino ad arrivare presso Borghetto.
Il problema è che l’area del Vallone e di Valle Marciana, incluse in questa idea, già un anno fa sono state parzialmente rovinate da pesanti sbancamenti, ad oggi fermi, per creare una condotta fognante per altri paesi (secondo alcuni i lavori sarebbero persino alla base dei problemi di deflusso delle acque piovane giunti pericolosamente a Fosso Via di Campo Vecchio) senza alcun vantaggio per il comune criptense e fino a compromettere – secondo i critici - un’importante zona di archeologia industriale utilizzata dal medioevo, sino ai primi del ‘900. La strada, forse prologo a nuove edificazioni lungo il suo percorso, è una visione urbanistica che oggettivamente andrebbe a svilire un patrimonio storico, ambientale e paesistico che rappresenta uno dei patrimoni più alti e nobili della storia di Grottaferrata. A cinque giorni dalle parole del 'Lengheru' non è arrivata neanche una smentita.
Rimane in piedi poi tutto l’impianto delle preoccupazioni delle scorse settimane riguardanti l'avanzata di nuove lottizzazioni. Le commissioni ne hanno discusso, ma una decisione definitiva e celere non è stata presa. Un passo avanti verso il Prg è stato compiuto, ma se ci si ferma agli intendimenti e l’iter procede a rilento il cemento sbloccato dalla delibera 43 continuerà e crescere senza servizi o infrastrutture. Si parla di oltre 100mila metri cubi insistenti su aree già terribilmente complicate sul piano viario, delle risorse idriche, della qualità della vita. E qui davvero la fine di tutto, irrimediabile, è dietro l’angolo.
Recentemente si è parlato anche della 'legge 7'. E’ una norma finalizzata ad incentivare la razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, promuovere la riqualificazione di aree urbane degradate e di tessuti edilizi disorganici o incompiuti e riqualificare edifici a destinazione residenziale e non residenziale mediante interventi di demolizione e ricostruzione, adeguamento sismico e efficientamento energetico. Le norme proposte riconsegnano ai Comuni un ruolo centrale nel governo e nella progettazione della rigenerazione urbana e della riqualificazione del tessuto edilizio esistente.
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Il provvedimento, in attuazione della legge 106/2011, è finalizzato a limitare il consumo di suolo, razionalizzare il patrimonio edilizio esistente, riqualificare aree degradate e caratterizzate da funzioni eterogenee e tessuti edilizi incompiuti, migliorare la sicurezza statica, la sismicità e l’efficienza energetica degli edifici esistenti, nonché favorire la realizzazione di nuove opere pubbliche ed il completamento di quelle previste. Le proposte trovano applicazione esclusivamente nelle porzioni di territorio urbanizzato su edifici esistenti e legittimamente realizzati, ovvero su quelli che abbiano ottenuto il titolo edilizio in sanatoria. Va compreso però che pure questo capitolo dovrà trovare applicazione rapida e, comunque, confrontarsi con quello che a Grottaferrata sta già accadendo, ovvero la nascita sparsa di nuovi cantieri che nei prossimi mesi potrebbero aumentare.
Infine ci sono le perimetrazioni. Iter complicato, uffici al lavoro. Tutto dovrà essere portato a conclusione nel 2018, altrimenti si perde di un importante finanziamento regionale. Non è poca cosa.
A parte le buone intenzioni e le volontà affermate e dichiarate, insomma, per ora c’è poco. Quello che è stato lasciato incompiuto, che non è stato determinato o che è stato ereditato tornerà a limitare qualsiasi presto azioni amministrativa e politica futura. La volontà in questo momento è tutto. Se c’è, intervenire sul territorio e limitare i danni sarà possibile. Altrimenti Grottaferrata, già oggi somigliante ad un quartiere residenziale della ‘capitale metropolitana’ (senza assorbirne economia o turismo), diventerà una realtà marginale e di passaggio (come già purtroppo sta accadendo) ove si è compiuto un ‘urbicdio’ in piena regola.
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