VIDEO - 17 Giugno 1970, Italia – Germania 4 a 3: la ‘partita del secolo’. L’emozione infinita che esaltò un popolo

Pubblicato: Mercoledì, 17 Giugno 2020 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI – Quei tempi supplementari diventati una leggenda

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Il 17 giugno del 1970 milioni di italiani si ritrovarono davanti alla tivvù dopo la mezzanotte. Un orario insolito. Ma l’evento era speciale: la semifinale del Campionato del Mondo di Calcio in Messico. Di fronte Italia e Germania. Lo stadio: l’Azteca di Città del Messico. Da questa parte Rivera, di là Beckembauer. Di qua Boninsegna, di là Muller. 102.444 spettatori dentro l'arena, più di 30 milioni a seguire la telecronaca di Nando Martellini. Novanta minuti di noia o quasi. Un pareggio strappato dai tedeschi durante l'ultima azione. Poi però accadde qualcosa di inspiegabile ed incalcolabile. Fu così che quella sfida diventò “el partido del siglo”, la partita del secolo, come inciso ancora oggi su una targa posta fuori l'impianto sportivo della capitale messicana.

Italia- Germania non fu solo una partita. Fu qualcosa di epico. Per qualcuno l’icona degli anni settanta, il simbolo del calcio antico e romantico, di una generazione che puntava l’avversario e andava all’attacco subendo e segnando. Libri, film, documentari: un momento di sport, successivamente, che si trasformò in letteratura ed arte visiva.

L'Italia una semifinale mondiale non se la giocava dal 1938, anno in cui aveva vinto i mondiali in Francia. Anche per quello gli italiani si erano assiepati sfidando anche gli orari. Un evento così non si poteva perdere, a prescindere da ogni cosa.

Il primo gol dell'incontro fu di Roberto Boninsegna, otto minuti dopo l'inizio della partita. Poi la gara si trasformò in un traccheggio interminabile, con qualche sortita qua e là. La potenza di Riva ridimensionata, la creatività di Mazzola incastrata nel sacrificio delle chiusure e delle ''ripartenze''. Una partita avviata alla conclusione con successo con un metodo all’italiana. Ma poi, quando tutti già assaporavano il passaggio al match conclusivo della competizione, ecco piombare come nei racconti gialli l’imprevisto, il colpo di scena, lo scherzo del destino: il giocatore del Milan Karl-Heinz Schnellinger, uno che non la buttava mai dentro, si lanciò in spaccata in mezzo all’area un po' sguarnita e segnò l'unico gol in 47 partite con la sua nazionale. 1 a 1. Due minuti oltre il 90°. Sembrava finita e invece si ricominciò daccapo. In Italia era già l'una passata. Nessuno, però, prese sonno.

A Città del Messico faceva un caldo mostruoso, un’afa da togliere il fiato. I giocatori di Italia e Germania si rinfrescarono ai bordi del campo e ricominciarono a giocare. Al ritorno nel rettangolo di gioco saltarono tutti gli schemi, i concetti e le idee.

In un quadro che dal rigido ordine della tattica si era ormai indirizzato verso l’anarchia e il disordine, arrivò il gol di Gerd Müller al 94', poi il pareggio immediato del nostro Tarcisio Burgnich e un minuto prima della fine del primo tempo supplementare il vantaggio azzurro con un grandissimo gol di ''rombo di tuono'', Gigi Riva, il più grande attaccante italiano dello scorso secolo.

Il capitano della Germania Beckenbauer si infortunò, lussandosi una spalla. Non uscì dal campo. Stoico, continuò a correre ed impartire gioco ugualmente con un braccio fasciato lungo il corpo. Un comportamento esemplare, che spronò i suoi compagni di squadra. Al quinto minuto del secondo tempo supplementare giunse il 3 a 3. Ancora Müller di testa, facendo ruzzolare la palla tra Rivera e il palo. Le testimonianze dei protagonisti dicono che Albertosi, l’estremo difensore azzurro, insultò così tanto il fantasista del Milan per la leggerezza compiuta che quest'ultimo, per farsi perdonare, rispose: ''Ora scendo giù e segno''. ''Ti conviene'', rispose il portiere.

Gli azzurri si raccolsero e ripartirono da centrocampo. Undici passaggi consecutivi, Boninsegna volò sulla fascia e mise in mezzo all'area di rigore. Rivera di piatto superò l'estremo difensore Maier spiazzandolo. 4-3. Nando Martellini, leggendario radiocronista di mille avvenute azzurre, si fece prendere dall'emozione con un commento che ancora oggi mette i brividi per la tensione e l’emozione: ''Che meravigliosa partita signori ascoltatori italiani, non ringrazieremo mai abbastanza i nostri giocatori per le emozioni che ci stanno dando''. Sullo sfondo, percepito in lontananza, la voce di un fonico della Rai che continuava ad urlare a squarciagola ''Vinciamo, vinciamo, vinciamo!''. E' la stesso tripudio che avvolse milioni di italiani entusiasti di quella incredibile avventura calcistica. Poi il fischio finale e l'Italia, dopo trentadue anni di attesa, riuscì ad ottenere una finale nella Coppa Rimet (come si chiamava un tempo la Coppa del Mondo).

Per tutta la notte, in un rito collettivo che farà tendenza per sempre, le piazze italiane vennero invase da un’ondata di folla incontenibile, festosa.

Gigi Riva ha ricordato: ''Dopo che l'arbitro fischio' la fine, avemmo la percezione di quello che era successo, dell'importanza della nostra impresa. Eravamo stravolti dalla stanchezza, ma dall'Italia arrivavano notizie di incredibili festeggiamenti in ogni dove. Questo l'insegnamento che 'Italia-Germania 4-3' puo' dare ai giovani affascinati davanti alla tv ancora oggi: se non si molla, tutto e' possibile''.