Caso Emanuela Orlandi, 37 anni dopo. Il fratello Pietro: "Ricorderemo mio sorella son un sit-in"

Pubblicato: Mercoledì, 17 Giugno 2020 - redazione attualità

Caso Emanuela Orlandi e l'indagine in Vaticano. Il Legale: "Avrei ...ROMA - Pietro Orlandi ha commentato la nuova archiviazione

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Sul mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi recentemente si è chiuso un altro capitolo con l’archiviazione dell’inchiesta vaticana sulle tombe al Cimitero Teutonico. La vicenda della 15enne sparita nel nulla il 22 giugno 1983 è stata approfondita a Radio Cusano TV Italia, la televisione dell’Università Niccolò Cusano. Il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, intervenuto alla trasmissione “Crimini e Criminologia” curata e condotta da Fabio Camillacci ha annunciato: “Dopo aver ricevuto l’autorizzazione della Questura di Roma, lunedi prossimo 22 giugno dalle 18 alle 20, così come abbiamo fatto ogni anno, ricorderemo Emanuela con un sit-in in piazza Sant’Apollinare. Un luogo particolarmente simbolico, sia perché mia sorella 37 anni fa scomparve dopo essere andata a scuola di musica proprio nel complesso di Sant’Apollinare, sia perché ho sempre detto e lo ripeto che in piazza Sant’Apollinare s’intrecciano Stato, Chiesa e criminalità. Visto che in quella basilica fu autorizzata la sepoltura della salma dell’ex boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis, e visto che lì, nello stesso palazzo, abitavano l’ex Presidente della Repubblica ed ex ministro dell’Interno Oscar Luigi Scalfaro e l’allora cardinale Vicario di Roma cardinale Ugo Poletti”.

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Dopo questo annuncio, Pietro Orlandi ha commentato la nuova archiviazione: “La recente nuova archiviazione non chiude certo l’inchiesta sulla scomparsa di mia sorella, noi continuiamo infatti a pretendere altre risposte dal Vaticano. E grazie anche all’avvocato Laura Sgrò stiamo chiedendo che io possa essere finalmente ascoltato dal Vaticano; anche in relazione alla vicenda delle tombe al cimitero teutonico, perché anche quella storia non può finire così con una semplice archiviazione.  In quelle tombe infatti sono state trovate delle ossa che finora sono state esaminate soltanto a vista e i nostri periti hanno detto che devono assolutamente essere esaminate in maniera più approfondita. Si tratta infatti di ben 26 sacchi di ossa: ossa che come ho detto finora sono state analizzate soltanto a vista in una giornata e mezza. E questo è un procedimento non corretto. Pertanto, ora ci stiamo organizzando con il nostro pool di esperti per vedere come procedere. Spero con tutto il cuore che in quei sacchi non ci siano le ossa di Emanuela perché spero sempre di ritrovarla ancora viva, ma comunque faremo di tutto per esaminarle anche ricorrendo a pratiche costose. Perché non vogliamo lasciare nulla di intentato, vogliamo chiudere anche questa questione e togliere ogni dubbio".

"Rimane comunque il comportamento scorretto del Vaticano –ha aggiunto Pietro Orlandi- perché continuano a non volermi ascoltare. Io avrei voluto verbalizzare, avrei voluto che loro all’interno avessero fatto un’indagine su quelle persone sepolte al Teutonico, un’ispezione su quelle due tombe prima di aprirle. Successivamente, insieme avremmo potuto decidere se aprirle o meno; invece il Vaticano ha voluto fare una cosa mediatica, con tanto di bollettino in sala stampa annunciando l’aperture delle tombe. La cosa anomala è che 2-3 giorni dopo l’apertura delle tombe il Vaticano ci ha chiamato dicendoci di aver trovato una botola con un ossario, una cosa abbastanza comune all’interno di un cimitero. In tal modo hanno spostato l’attenzione da quello che chiedevamo noi ad un’altra situazione. E questo rafforza la mia convinzione di sempre: il Vaticano sa cosa è realmente accaduto a Emanuela”.

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