La scomparsa di Emanuela Orlandi 36 anni dopo, il fratello Pietro: "Chi tace è complice"

Pubblicato: Giovedì, 27 Giugno 2019 - redazione attualità

 

Risultati immagini per emanuela orlandiROMA (attualità) - “Ogni anno che passa la mia rabbia aumenta sempre di più"

ilmamilio.it

Sono passati ormai 36 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, di cui non si hanno più notizie dal 22 giugno 1983. Il Vaticano mesi fa ha promesso alla famiglia Orlandi di aprire un’inchiesta, ma, ancora nessuna novità. Lo ha reso noto a Radio Cusano Campus Pietro Orlandi.

Intervistato da Fabio Camillacci per “La Storia Oscura”, il fratello di Emanuela ha affermato: “Ogni anno che passa la mia rabbia aumenta sempre di più a causa dell’atteggiamento che c’è stato in tutto questo tempo da parte di quelle istituzioni che avrebbero dovuto e potuto fare molto di più e che invece non hanno fatto e continuano a non fare, nonostante ci illudano con parole, promesse e altro. Ma io non mi arrendo e continuerò a lottare fino a quando non saprò che fine ha fatto Emanuela, nonostante in tanti mi abbiano detto e continuano a dirmi ‘ma chi te lo fa fare, ormai sono passati troppi anni, goditi la vita’.

consorzio ro.ma

"Il mio slogan è ‘chi tace è complice’ - ha aggiunto Pietro Orlandi - e siccome ci sono tantissime persone che sanno ma tacciono, vuol dire che ci sono tantissimi complici. Peraltro ‘chi tace è complice’ è una frase che ha detto Papa Francesco a proposito della pedofilia nella Chiesa". "Il Papa sicuramente sa come stanno le cose-  afferma ancora - però tace e quindi non posso che considerarlo indirettamente complice, visto che tempo fa mi disse ‘Emanuela sta in cielo’.

190620 sfaccendati

"Evidentemente –ha aggiunto Pietro Orlandi- Papa Francesco sa che mia sorella è morta. Tanti comportamenti assurdi che non riesco a comprendere. Il Vaticano che mi promette di aprire un’inchiesta, che promette di convocarmi, ma già sono passati altri 5 mesi e non si è fatto vivo nessuno. Insieme all’avvocato Laura Sgrò abbiamo garantito il silenzio perché mi dicevano che parlavamo troppo. Dopo tutto questo sono spariti di nuovo: si è trattato dell’ennesima illusione, dell’ennesima promessa mancata. Una cosa è certa: visto che dopo 36 anni la situazione è sempre la stessa, è chiaro che dietro la scomparsa di Emanuela ci sia un ‘grande burattinaio’. C’era e c’è ancora qualcuno che ricatta qualcuno. La fine di Emanuela è una prova che può mettere in ginocchio la Chiesa e chi tira i fili di tutta questa storia e ha una prova così forte in mano, tiene sotto scacco chiunque, Vaticano compreso. E in Vaticano c’è ancora tanta gente che sa. E questo mi ferisce ancor di più perché continuo a considerare il Vaticano parte della mia famiglia essendoci cresciuto: mi sono sentito tradito dallo Stato in cui sono nato e in cui ho trascorso l’infanzia e l’adolescenza".

danilo boxe