Roberto Giachetti a Ciampino: "La libertà è un privilegio. I giovani? Formiamoli, ripartiamo da loro"

Pubblicato: Giovedì, 28 Giugno 2018 - Silvia Martone

giachetti ciampinoCIAMPINO (politica) - L'onorevole Pd, ex vice presidente della Camera, ha parlato del suo libro

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Si è svolta a Ciampino la presentazione del libro “Sigaro, politica e libertà” organizzata dal Pd locale. Con l’occasione abbiamo intervistato Roberto Giachetti, politico italiano di lungo corso, deputato del Pd e protagonista della biografia scritta da Alberto Gaffuri.

  1. La cifra di tutto il libro è nel titolo e in particolare nelle parole “politica” e “liberta”. Ci puoi parlare del tuo modo intendere il fare politica?

Voglio vivere la politica come ho sempre fatto, in libertà. Libertà per me significa libertà di esprimermi, di dire quello che penso senza condizionamenti. Non importa che mi trovi al Quirinale o per strada in mezzo alla gente, preferisco sempre parlare in modo autentico, schietto, senza cedere a fini opportunistici, ma sempre in nome delle mie idee.

Libertà per me significa rinunciare a quei privilegi e vincoli tipici della politica istituzionale, come l’auto blu o la scorta. Non posso fare a meno del mio scooter per muovermi a Roma, la mia città, e questo quando ho ricoperto il ruolo di vice presidente della Camera a volte mi ha creato paradossalmente qualche difficoltà. Un volta dovevo raggiungere un luogo istituzionale e come al solito ho deciso di non rinunciare alla mia moto. Prima di raggiungere il palco delle autorità sono stato fermato due volte per l’identificazione, la prima mi è andata bene, la seconda no. Ho dovuto lasciare lo scooter, che non aveva l’autorizzazione a passare come invece il corteo di auto blu che vedevo superarmi, e raggiungere a piedi l’evento, con il caldo e il sole di Roma. Insomma molto spesso rinunciare ai privilegi dicendo no ad auto blu e ad altri vantaggi per vivere la mia vita nel modo più normale possibile, come ho sempre fatto, ha comportato qualche imprevisto. Ma non importa perché ciò che ritengo un vero privilegio è la mia libertà e a quella non rinuncio.

  1. Viviamo in un periodo in cui l’informazione sta vivendo una crisi dovuta in particolare alla diffusione delle fake news. Tu stesso ne sei stato vittima, come si può combattere questo fenomeno?

Non auguro a nessuno di essere vittima di una notizia falsa come è accaduto a me durante la campagna elettorale per Roma. Ricevetti una telefonata da un giornalista del Fatto Quotidiano il quale mi annunciava che sarebbe uscita la notizia di una mia villa abusiva. Rimasi perplesso e pensai che per ottenere i permessi per la ristrutturazione di un casale a Subiaco ci vollero nove anni, a quale villa abusiva si faceva riferimento?

Risposi al giornalista che avevo tutti gli atti da mettere a disposizione per dimostrare che di abusivo non c’era proprio nulla. Non c’è stato niente da fare però, la (falsa) notizia è uscita, corredata della foto di un resort a Villasimius (come poi ho scoperto essere) che non aveva nulla a che fare con il casale. La notizia, creata a tavolino, ebbe un risalto mediatico enorme e mi colpì profondamente. Ho sempre rispettato le regole ed essere accusato ingiustamente di una cosa che non ho fatto mi ha davvero travolto. Rispetto a come reagire, io per principio non querelo nessuno, ma ritengo molto più efficace non rendermi più disponibile nei confronti di chi mi ha fatto un torto. Portare in tribunale il giornalista per quella falsa notizia, non mi avrebbe comunque ripagato del dolore che mi ha provocato.

Di giornalisti che mi hanno cercato per le mie idee e per le mie battaglie ce ne sono stati sempre e tanti. Il mio modo di contrastare questa nuova comunicazione è parlare alla gente e spiegare il mio pensiero nel dettaglio, con il rischio di scrivere post troppo lunghi, come i più esperti mi rimproverano, ma comunque autentici.

  1. Una delle battaglie che maggiormente hai portato avanti è quella per la riforma della giustizia. Ce ne vuoi parlare?

Intanto tengo a ribadire che io sono un garantista, ciascun cittadino è innocente fino a prova contraria, fino al terzo grado di giudizio. Le sentenze le fanno i tribunali, ma molto spesso si tende a sottoporre l’avversario ad una gogna mediatica, ancor prima dell’arrivo delle sentenze. Questo è scorretto. Il tema è quello delle intercettazioni, che sono necessarie, purché le procure siano molto attente ad evitare la loro diffusione. Si deve evitare che le intercettazioni finiscano sui giornali generando condanne mediatiche, ancor prima che i giudici si siano espressi. Inoltre è necessaria una vera e propria riforma strutturale della giustizia, a partire dalla separazione delle carriere dell’inquirente e del giudicante, così come imprescindibile è una riforma dell’obbligatorietà dell’azione penale. Non secondaria è poi la riforma dello strumento della custodia cautelare, si pensi al fatto che un terzo dei detenuti si trova oggi in carcere pur essendo in attesa di giudizio. È opportuno operare diversamente nella gestione della privazione della libertà. Se si fa uno strappo al principio di presunzione di innocenza fino a prova contraria, ciò deve avvenire solo se ci sono motivazioni molto serie.

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  1. C’è bisogno di nuove leve nella politica. Come pensi vadano coinvolti i giovani?

Ritengo sia importante la nascita di una nuova classe dirigente attraverso la formazione politica, oggi poco considerata. I giovani sono una risorsa ed ho puntato sulla loro forza e sulla loro pulizia quando nel 2007, momento di crisi politica, scelsi di portare con me sul pulmino che ha girato l’Italia per far conoscere il neonato PD, tanti giovani pronti a dialogare e spiegare le ragioni della nuova formazione politica. Fu uno dei ricordi più belli in quarant’anni di politica. Dopo questa meravigliosa esperienza che non poteva finire lì, attraverso l’associazione CarpeDem con i ragazzi abbiamo dato vita a “Formazione in corso”, ovvero una serie di incontri con politici di ogni schieramento, giornalisti, ma anche scrittori, produttori e registi cui i ragazzi potevano sottoporre domande e interviste. Fu un’esperienza positiva che ripetemmo l’anno successivo. La partecipazione fu vera, libera e dettata da un interesse puro. È questo che serve. I giovani devono da subito buttarsi nell’azione politica, devono “sgomitare”, senza passare per step intermedi, devono da subito lanciarsi in azioni coraggiose per portare avanti le loro idee.